Il manoscritto del XII secolo, con commenti ai quattro Vangeli, probabilmente proviene dall'Alsazia. Lo dimostra la storia della fondazione del monastero benedettino di Santa Fede a Sélestat, aggiunta sulle ultime pagine. Nel 1530 era posseduto da Johannes Schornegg, parroco a Muri.
Online dal: 04.10.2018
Questo manoscritto contenente testi a carattere teologico e composto di due parti (terzo quarto del sec. XV) proviene dalla certosa di Basilea, dove probabilmente è stato anche allestito. Ciò vale sicuramente per quanto riguarda la seconda parte del codice la quale, oltre al Vita et revelationes di Agnes Blannbekin (cap. 1-23) contiene numerosi estratti dal Lux divinitatis, la traduzione latina del Das fließende Licht der Gottheit di Mechthild di Magdeburgo, che da quel momento vennero copiati altre volte nella certosa stessa. Quale modello per la maggior parte dei testi contenuti nella seconda parte del Cod. A. VIII 6 servì il manoscritto Basilea, Biblioteca universitaria, Cod. B IX 11.
Online dal: 13.12.2013
Il manoscritto, di formato ridotto, è conosciuto con il nome di «Basler Liederhandschrift» e trasmette testi in latino e tedesco in versi e in prosa, dal taglio primariamente spirituale, in parte completato con una notazione musicale. Vi figurano tra gli altri testi di Corrado di Würzburg e Walther von der Vogelweide. Il manoscritto è stato scritto intorno al 1300, nel XV secolo si trovava nella certosa di Basilea e nel XVII secolo in possesso del collezionista basileese Remigio Fäsch.
Online dal: 14.12.2017
Questo graduale, trascritto nel 1071 dall'arciprete Giovanni della chiesa Santa Cecilia in Trastevere, contiene la notazione musicale di diversi canti per la messa. La versione melodica di questi testi fa sì che questo manoscritto sia la più antica testimonianza del “vecchio canto romano”.
Online dal: 31.07.2007
Questo manoscritto dell'Italia centrale del XII secolo contiene delle opere musicologiche di tre autori latini tra cui certi estratti sono da raffrontare con diversi passaggi della Institutio musica di Boezio. Uno d'essi non è altro che Guido d'Arezzo (Guido Aretinus), monaco toscano della fine del X secolo, al quale si attribuisce, senza dubbio con qualche esagerazione, l'invenzione dell'armonia, la «solmisazione».
Online dal: 31.07.2007
Questo manoscritto in due parti contiene trattati di Ippocrate come pure la sua opera De urinis. Realizzato nella prima metà del X secolo a San Gallo.
Online dal: 31.07.2009
I frammenti raccolti in questa raccolta vennero staccati prima del 1858 da copertine di libri ad opera di p. Gall Morel e riuniti in un volume intorno al 1860. Si tratta di frammenti di sequenze (due raccolte), melodie di inni (come ancora oggi vengono cantate ad Einsiedeln), tre melodie per il Gloria (la terza viene attribuita a papa Leone IX), tre spettacoli liturgici ed il Novem modi di Hermannus. Il codice è importante per la storia della musica perchè per la prima volta ad Einsiedeln i neumi vengono suddivisi su quattro righe musicali (incise); la lingua è il dialetto corale alemannico.
Online dal: 04.11.2010
Molto probabilmente realizzato ad Hauterive intorno al 1200, questo messale cistercense ha recentemente attirato l'attenzione degli storici di S. Elisabetta d'Ungheria (1207-1231). E' così considerato, con un altro manoscritto di Hauterive l'antifonario L 301, un testimone della rapida diffusione del culto della santa in un monastero cistercense. In effetti, è nel 1236 che il capitolo generale dei cistercensi decise di far iscrivere nel martirologio e nel calendario dell'ordine il nome della santa che era stata canonizzata l'anno precedente. L'iscrizione corrispondente nel calendario del nostro manoscritto, che figura come redatta di seconda mano, è probabilmente la conseguenza di questa decisione.
Online dal: 09.04.2014
Il manoscritto contiene la vita di Ulrico di Berno di Reichenau e le vite di Gallo e di Otmaro di Valafrido Strabone, così come la copia di un atto riguardante la storia più antica del convento di S. Urbano. Appartiene ai più antichi manoscritti conservatisi dalla biblioteca di S. Urbano.
Online dal: 18.12.2014
Manoscritto acefalo. Titolo aggiunto in un secondo momento (XVIII sec.?). La pergamena utilizzata è di qualità molto variata. Alla fine del medioevo, probabilmente verso la fine del XV secolo, è stato realizzato un restauro molto approfondito, che ha comportato la riscrittura di varie parti di testo. Si tratta di un libro di coro in vari volumi, destinato all'ufficio quotidiano di una comunità di chierici. Diverse aggiunte dei secc. XIV e XV attestano che venne usato presso la collegiata Nostra Signora di Neuchâtel. Sono conservati due volumi (su quattro?). Per deduzione si nota che seguono il calendario in uso a Besançon, presso il capitolo cattedrale di S. Giovanni. Il volume I comprende il santorale dal 6 maggio al 30 novembre. E' stato donato dal Consiglio di Stato alla biblioteca di Neuchâtel nel 1813.
Online dal: 17.12.2015
Manoscritto acefalo. Titolo aggiunto in un secono momento (XVIII sec.?). La pergamena utilizzata è di qualità molto variata. Alla fine del medioevo, probabilmente verso la fine del XV secolo, è stato realizzato un restauro molto approfondito, che ha comportato la riscrittura di varie parti di testo. Si tratta di un libro di coro in vari volumi, destinato all'ufficio quotidiano di una comunità di chierici. Diverse aggiunte dei secc. XIV e XV attestano che venne usato presso la collegiata Nostra Signora di Neuchâtel. Sono conservati due volumi (su quattro?). Per deduzione si nota che seguono il calendario in uso a Besançon, presso il capitolo cattedrale di S. Giovanni. Il volume II comprende il temporale dal sabato santo fino all'ultima domenica dopo la Pentecoste e il santorale dal 14 aprile al 3 maggio. E' stato donato dal Consiglio di Stato alla biblioteca di Neuchâtel nel 1813.
Online dal: 17.12.2015
Graduale annotato della metà del XII secolo, in uso presso l'abbazia dei canonici regolari dell'Ordine Premonstratense di Bellelay.
Online dal: 26.04.2007
La prima biblioteca liturgica delle monache della Fille-Dieu, ora in parte dispersa in Europa, riveste una importanza capitale per la storia dell'ordine cistercense. L'opuscolo FiD 1 (notazione musicale francese) contiene i più antichi uffici di s. Bernardo e della Trinità introdotti nell'ordine intorno al 1175 o poco dopo. Le carte di guardia rivestono anche una certa importanza. Esse costituiscono, con FiD 2, i residui di antifonari copiati intorno al 1136/1140 comprendenti la liturgia cistercense primitiva ricopiata a Metz poco dopo il 1108 dai monaci emissari dell'abate Étienne Harding. Questa liturgia fu corretta in seguito alla riforma di Bernardo di Clairvaux terminata agli inizi degli anni 1140. L'esistenza di bozze bernardiniane era finora nota dall'antifonario 12A-B conservato presso l'abbazia di Westmalle (Belgio) e da quello dell'abbazia di Tamié 6 (Savoia). Le analisi codicologiche delle carte di guardia di FiD1 e dei frammenti FiD 2 rivelano che l'insieme dei documenti proviene dal monastero svizzero della Fille-Dieu; condividono uno statuto identico e delle caratteristiche comuni, indipendentemente dall'attuale luogo di conservazione. Rivelano le medesime prime mani e mani correttrici, le stesse ornamentazioni e gli stessi ritocchi tardivi realizzati al più presto nel XVI secolo, probabilmente dalle monache o dai monaci dell'abbazia di Hautcrêt (Oron, VD) che fu, fino al 1536, abbazia madre della Fille-Dieu.
Online dal: 22.03.2018
Questi frammenti di antifonari, copiati intorno al 1136/1140, grattati e corretti intorno al 1140/1143, costituiscono una copertina vuota. Questi pezzi di pergamena di diversi formati sono senza dubbio stati incollati gli uni agli altri dalle monache della Fille-Dieu per ricoprire un formulario liturgico oggi scomparso. FiD 2 costituisce, con FiD 1, i residui di antifonari contenenti la liturgia cistercense primitiva. Questa è stata definita da Fr. Kovacs («Fragments du chant cistercien primitif», ASOC 6 [1950], p. 140–150) e Chr. Waddell (The Primitive Cistercian Breviary, Fribourg, 2007 [Spicilegium Friburgense 44]) come la liturgia riformata da Étienne Harding poco dopo il 1108. In occasione di questa riforma, l'abate di Cîteaux impose all'ordine di adottare l'antifonario di Metz. Questo fu in vigore nell'ordine fino all'epoca della seconda riforma, affidata a Bernardo di Clairvaux. Fu conclusa agli inizi degli anni 1140. L'esistenza di bozze bernardiniane era finora nota dall'antifonario 12A-B conservato presso l'abbazia di Westmalle (Belgio) e da quello dell'abbazia di Tamié 6 (Savoia). Le analisi codicologiche delle carte di guardia di FiD1 e dei frammenti FiD 2 rivelano che l'insieme dei documenti proviene dal monastero svizzero della Fille-Dieu; condividono uno statuto identico e delle caratteristiche comuni, indipendentemente dall'attuale luogo di conservazione. Rivelano le medesime prime mani e mani correttrici, le stesse ornamentazioni e gli stessi ritocchi tardivi realizzati al più presto nel XVI secolo, probabilmente dalle monache o dai monaci dell'abbazia di Hautcrêt (Oron, VD) che fu, fino al 1536, abbazia madre della Fille-Dieu.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto trasmette prima le antifone, gli invitatori e i responsori di alcuni uffici per i santi, e poi i versetti di alleluia e le sequenze per alcune feste per i santi. La maggior parte dei canti è corredata di una notazione neumatica senza linee. Il supplemento a p. 112, aggiunto ancora prima del tornante al XV secolo, presenta una notazione neumatica su linee. Poiché il rivestimento in pelle del dorso e della copertina posteriore è completamente mancante, l'attaccatura dei piatti, risalente all'epoca gotica, è ben visibile dall'esterno. Secondo la nota di possesso a p. 3, nel XVIII secolo il manoscritto si trovava nel monastero di St. Johann nel Toggenburgo.
Online dal: 25.04.2023
Il codice contiene l'opera più conosciuta del poeta romano Publio Papinio Stazio, il suo poema epico sulla guerra dei Sette contro Tebe (Thebais, unitamente agli argumenta metrici ai libri II-IV. Mancano due fascicoli con i lib. IV, V. 578 – lib. VII, V. 30 (tra p. 75 e 76) così come un bifoglio con il lib. IX, 671–751 e il lib. X, 5–84 (tra p. 128 e 129, e tra 132 e 133). Gli inizi dei libri e degli argumenta metrici (p. 3, 21, 40, 58/59, 92, 112, 132, 173) sono introdotti da iniziali, in parte bicolori (rosso/verde). Sono presenti glosse marginali e interlineari, per la maggior parte dei secc. XII e XIII. Alle pp. 196–197, probabilmente della stessa mano, il Planctus Oedipodis, inc. Diri patris infasuta pignora (Lamento di Edipo sulla morte dei suoi figli). Il racconto comprende 21 strofe in rima di quattro righe, delle quali la prima è corredata di neumi su quattro linee. Questa forma di annotazione musicale parla contro un'origine del manoscritto a S. Gallo.
Online dal: 22.06.2017
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 9° fascicolo contiene frammenti per la maggior parte con notazione musicale provenienti da sette manoscritti liturgici e da un breviario a stampa. Risalgono al periodo compreso tra il X fino al XII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Codice miscellaneo del monaco itinerante sangallese Gallo Kemli († 1481). Contiene un gran numero di testi trascritti o composti da Gallo, in lingua latina e germanica (Diversarius multarum materiarum): ricette mediche, istruzioni per canti liturgici, esorcismi, regole per gli scribi, indulgenze, ecc. Furono incollati all'interno del codice dodici fogli a stampa del XV secolo, testimonianza di prim'ordine per la storia della stampa europea.
Online dal: 26.04.2007