Il volume, redatto principalmente in latino, contiene nella prima parte (pp. 1-480) informazioni sulla consacrazione di chiese, cappelle, altari e campane nel monastero di S. Gallo e dalla zona dell'Alte Landschaft («antico territorio») (pp. 1-187), in Turgovia (pp. 188-263), nella valle del Reno (pp. 264-309) e nel Toggenburgo (pp. 310-457), inoltre sulle chiese nel territorio urbano di S. Gallo, S. Lorenzo, S. Magno e S. Leonardo (pp. 475-480). Questa parte venne scritta dal monaco e custode di S. Gallo p. Gregor Schnyder (1642-1709) intorno al 1706 e contiene numerose aggiunte dall'epoca fino al 1788. Su una pagina non numerata posta prima di p. 57 è visibile un disegno diluito a penna della torre dell'orologio del monastero, finita nel 1661. La seconda parte (pp. 487-556) è di mano del monaco di S. Gallo Chrysostomus Stipplin (1609–1672). Contiene un calendario delle feste dei santi per il monastero di S. Gallo, che indica ogni volta dove si celebra la rispettiva festa (pp. 487-501), un elenco delle cappelle e degli altari con le date di consacrazione (pp. 501-502), due elenchi dei patrocini degli altari disposti secondo il calendario (pp. 503-506 e 507-509), una panoramica degli altari con le reliquie in essi contenute (pp. 509-515) e un elenco di tutte le reliquie del monastero e delle sue cappelle (pp. 519-556). Conclude la prima parte un indice dei luoghi (della stessa epoca delle ultime aggiunte).
Online dal: 14.12.2018
Copia letterale dei libri I-III del compendio dell'alchimia, Aureum Vellus oder Guldin Schatz und Kunstkammer stampato nel 1598/99 da Georg Straub a Rorschach. Le xilografie della terza parte (Splendor Solis, pp. 219-270) sono costituite da acquerelli colorati e sono stati copiati, tranne qualche eccezione, esattamente dalla edizione a stampa. Un disegno diluito a penna a p. 116 rappresenta Paracelso.
Online dal: 14.12.2018
Il manoscritto di grande formato, che forma un solo volume con il Cod. Sang. 1758, è costituito da due parti. La prima parte (p. 1-214) del 1473 (datazione nell'iniziale a p. 1) venne integrata nel secolo XVI/XVII dalla seconda. Entrambe le parti però non sono complete, spesso inoltre sono state cancellate delle sezioni e sostituite con altre. Il volume raccoglie i canti per la messa - Proprium de sanctis, Commune sanctorum, Ordinarium missae (in parte con tropi), sequenze e Tractus- con notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") in un sistema con 5 linee. Insieme al Cod. Sang. 1758 offre la più antica e sistematica notazione sangallese di sequenze su linee di note. In alcune pagine si trova una decorazione costituita da bordure e iniziali, in parte con rappresentazioni figurate. Il manoscritto venne custodito fino al 1930 nella biblioteca del coro (prima del monastero, più tardi della cattedrale di S. Gallo).
Online dal: 07.10.2013
Parte invernale di un antifonario di grande formato, scritto e decorato da p. David Schaller (1581-1636). La parte estiva si trova nel Cod. Sang. 1769. All'inizio si trova un calendario da gennaio fino ad aprile, e dicembre (pp. 4-8), infine il Proprium de tempore (pp. 9–285), il Proprium de sanctis (pp. 291–377) e il Commune sanctorum (pp. 387–451). Frontespizio con miniatura a piena pagina raffigurante la Lactatio sancti Bernardi nel terzo superiore, Gallo e Otmaro nel terzo inferiore, che affiancano lo stemma della abbazia di San Gallo sotto l'abate Bernhard Müller (1594-1630). Alcune grandi iniziali in foglia d'oro su fondo colorato e decorato con racemi, e bordure nel margine (pp. 9, 63, 109, 244, 291, 345 e 387). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Parte estiva di un antifonario di grande formato, scritto e decorato da p. David Schaller (1581-1636). La parte invernale si trova nel Cod. Sang. 1768. All'inizio si trova un calendario da aprile fino a novembre (pp. A-6), infine il Proprium de tempore (pp. 7–191), il Proprium de sanctis (pp. 195–425), il Commune sanctorum (p. 429–495) e antifone per compieta (pp. 497–499). Su due fogli di carta allegati due responsori (p. 501, 503). La decorazione si limita a delle lombarde con arabeschi. Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Questo catalogo della biblioteca di una certosa è probabilmente di Ittingen. Questa attribuzione è supportata da indizi quali la struttura quasi identica al più recente catalogo di Ittingen del 1717 (Friburgo, Biblioteca cantonale e universitaria, Ms. L 558), le ampie analogie di contenuto tra i due cataloghi, così come le registrazioni quali collectore Patre nostro Guigone Ittingae Professo (f. 154v). La raccolta è suddivisa in 19 sezioni (aree tematiche). La sezione XIX (Manuscripta) contiene unicamente manoscritti, mentre nelle altre sezioni vi sono sia edizioni a stampa che manoscritti. Le singole voci includono l'autore e il titolo, talvolta anche ulteriori dettagli come il luogo e l'anno di pubblicazione, il numero di volumi, il numero di copie presenti ecc. Il catalogo è stato acquisito sul mercato antiquario nel 1976 da Peter Ochsenbein, in seguito bibliotecario dell'abbazia di S. Gallo, per poi diventare proprietà della biblioteca abbaziale.
Online dal: 18.06.2020
Questo martirologio-inventario della chiesa di S. Stefano di Torre in Valle di Blenio (Ticino) venne allestito nel 1639, su incarico dei vicini di Torre e Grumo, per sostituire l' esemplare del 1569 non più aggiornato. Contiene una descrizione dell'antica chiesa di S. Stefano prima del rifacimento barocco, l'inventario dei mobili, paramenti e oreficerie della stessa, l'elenco degli annuali, cioè delle celebrazioni annuali dell'anniversario di morte dei defunti della chiesa, e dei redditi della chiesa. Il volume è introdotto da un disegno, in parte dorato, raffigurante il patrono della chiesa, s. Stefano.
Online dal: 13.12.2013
Cronaca di Appenzello scritta da Bartholomäus Anhorn (1566-1640, 1623-1626 pastore a Speicher AR, 1626-1640 pastore a Gais AR). Il manoscritto descrive gli avvenimenti riguardanti la storia del cantone indiviso di Appenzello e del cantone di Appenzello Esterno costituitosi nel 1597, attribuendo un grande peso alla Riforma ed alla Controriforma.
Online dal: 20.12.2012
Manoscritto liturgico (Sharaknots o Sharakan) contenente la raccolta degli inni - più di mille divisi in otto gruppi - in uso nella chiesa armena. Molti di questi sono stati composti dalle più importanti personalità di questa chiesa, mentre altri sono precoci traduzioni di inni sacri risalenti ai primi secoli del cristianesimo. I testi presentano la notazione musicale Khaz, in uso presso gli armeni. Il codice è stato trascritto dal copista Simeon nel 1662 nella città di Brnakot, nella provincia di Siounik, un importante centro per la produzione di manoscritti liturgici nel sud dell'Armenia. L'apparato decorativo consiste in 8 pannelli decorativi nel margine superiore, 120 iniziali decorate e zoomorfe e numerose semplici iniziali in rosso. Conserva la legatura originale in cuoio marrone con impressioni a secco.
Online dal: 04.07.2012
Manoscritto liturgico (Sharaknots) scritto dal copista Awetis nel 1647 (1096 dell'era armena) ad Awendants, Khizan nella provincia di Van. Contiene 11 grandi miniature e 28 illustrazioni marginali realizzate e firmate dal pittore Yovanes Gharietsi, uno dei più affascinanti artisti della tarda scuola di Vaspurakan. Fa parte di una particolare produzione di innari destinati ad una committenza privata realizzata nell'area intorno al lago di Van e che si caratterizza per dei colori brillanti e dei motivi a intreccio. Presenta la notazione musicale Khaz in uso presso gli armeni; contiene la raccolta degli inni in uso nella chiesa armena nello stesso ordine poi utilizzato nel primo innario stampato ad Amsterdam nel 1664. Sono noti altri tre innari di questo tipo opera della collaborazione di questi due artisti: due a Gerusalemme ed uno a Yerevan. Due fogli di pergamena, che contengono una parte del Proprium sanctorum, tolti da un breviario latino dei secc. XIII/XIV, sono rilegati rispettivamente all'inizio e alla fine del manoscritto.
Online dal: 23.04.2013
Volumetto composto di due parti, contenente preghiere e meditazioni su vari temi da leggere sull'arco di 30 giorni. Una parte (cc. 1r-45r) – ora all'inizio ma probabilmente originariamente collocata alla fine – è stata scritta da Maria Ferrin, come si legge a c. 45r. Quella che oggi è la seconda parte è stata vergata da due mani della seconda metà del XV-inizio del XVI secolo. Per la legatura floscia è stato utilizzato un frammento di lezionario pergamenaceo.
Online dal: 04.10.2018
Shelomo bar Joshua ha-Adani (1567-1625) era un erudito ebreo che si è occupato principalmente dello studio della Mishnah (la prima grande trasposizione scritta della Torah orale). Secondo la tradizione questo studio occupò ben tre decenni della sua vita. Egli trascrisse i suoi pensieri e le sue annotazioni accanto e intorno ad un esemplare stampato completo della Mishnah. Poichè le sue annotazioni erano diventate così fitte che egli stesso non riusciva più a decifrarle, un mecenate gli permise di raccogliere i suoi commenti in un'opera maggiormente chiara. Il risultato di questo lavoro sono i suoi commenti alla Mishnah. Dei sei ordini nei quali è divisa la Mishnah abbiamo qui i commenti al primo ordine, il Zeraim ("Semi"), dove sono tematizzate le benedizioni, le preghiere e le leggi agricole. Nella Library of The Jewish Theological Seminary di New York si conserva nel manoscritto MS Rab 33 un simile commento al sesto ordine - quello del Tohorot ("Purificazioni") - datato al 1611, ciò che fa supporre che il nostro manoscritto vada datato anteriormente.
Online dal: 19.03.2015
Oltre alle preghiere quotidiane, il manoscritto contiene anche commenti kabbalistici e kavanot (intenzioni mistiche). Nella scuola kabbalistica di Safed (Galilea superiore), l'aspetto mistico della preghiera quale "veicolo dell'ascesa mistica dell'anima verso Dio" è di grande importanza. Il testo di questo libro di preghiere è generalmente attribuito ad Isaac ben Solomon Luria (1534-1572). Il manoscritto inizia con una pagina del titolo incompleta che presenta una bordura decorativa floreale in rosso, giallo e verde, ma senza testo. Nella bordura ornamentale colorata trova posto l'iscrizione “Samuel ha-Kohen, cantore a Broda”, da identificare o col copista o forse con la persona per la quale fu scritto il libro. Il manoscritto faceva parte della collezione di Naphtali Herz van Biema (1836-1901), un collezionista di Amsterdam i cui libri furono messi all'asta nel 1904. Molti di questi libri erano appartenuti alla famiglia della moglie, i Lehren, celebri filantropi ortodossi e bibliofili di Amsterdam.
Online dal: 13.10.2016
Il manoscritto contiene il commento omiletico al Pentateuco scritto dal grande poeta ebreo yemenita Shalom Shabazi. Poche sono le informazioni attendibili riguardanti la vita di Shabazi. Quel poco che è conosciuto proviene dalla sua stessa opera: 550 racconti e pochi altri testi. Shlomo Zuker, sulla base di un attento confronto con un certo numero di altri manoscritti firmati, soprattutto due manoscritti nella National Library of Israel, un frammento del Mishneh Torah (Heb. Ms. 8° 6570) e un Tikhal del 1677 (Yah. Heb. 152), ha identificato il manoscritto della collezione Braginsky quale autografo di Shabazi. Il testo di questo manoscritto, che contiene un commento alla Genesi 37 fino al Deuteronomio 31, si differenzia da altre versioni conosciute di questo commento.
Online dal: 13.10.2016
L'autore del testo di questo manoscritto, Moses Ben Jacob Cordovero (1522-1570), era considerate una delle figure più importanti del movimento cabalistico nella città di Safed (Galilea Superiore), che divenne il nuovo centro del movimento cabalistico dopo l'espulsione degli ebrei dalla Penisola Iberica. Uno dei più importanti concetti tra i cabalisti di Safed era quello della preghiera mistica, mentre il concetto centrale in questa dottrina era quello del kavanah (intentzione mistica; plurali, kavanot). La Tefillah le-Moshe (Preghiere di Mosé) contiene delle kavvanot per I giorni della settimana e per lo Shabbat. La scrittura corsiva ebraica tonda, semicorsiva, e scritture quadrate usate nel manoscritto sono sottolineate/migliorate da una varietà di disegni di fogliame. Nella pagina del titolo il copista si riferisce a sé stesso come "giovane e insignificante, un verme e non un uomo, AR"I nella città di Modena". Ari è il nome ebraico per 'leone', ma qui deve essere inteso quale una abbreviazione del nome del copista, il forse conosciuto Judah Aryeh (Leone) Modena (1571-1648).
Online dal: 13.10.2016
Josef (Juspa), schammes ("sacrestano") di Worms (1604-1678), ha registrato la vita quotidiana, i riti e gli usi della comunità ebraica di Worms, una delle più antiche ed importanti d'Europa. Questo autografo di Josef contiene i commenti al libro di preghiere, al Birkat Hamason ("Preghiera dopo i pasti"), alla Haggadah e ai Pirqe Avot ("Capitoli dei Padri"), e altre annotazioni sui riti di preghiera e notizie autobiografiche. Le annotazioni alle Minhagim ("Riti") vennero ripresi nella edizione a stampa del Minhagbuch di Worms, ma poichè una gran parte di questo manoscritto rimase inedita, costituisce una importante fonte per la storia religiosa di uno dei più grandi centri ebraici d'Europa. Il manoscritto appartenne tra gli altri al rabbino Michael Scheyer, e più tardi alla raccolta privata di Salman Schocken a Gerusalemme.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto contiene un Ewronot ("Regole per il calcolo del calendario"). Nel XVII e XVIII secolo nacquero molti cosiddetti Sifre ewronot ("Libri per il calcolo"), che possono essere visti quale reazione all'introduzione del calendario gregoriano nel 1582. In questi manoscritti è spesso raffigurato, sopra o accanto ad una scala, il biblico Issachar, un figlio di Giacobbe. Quale attributo tiene una clessidra nella mano. Qui si trova due volte un simile motivo; al di sopra del primo è illustrata inoltre una luna crescente con una faccia umana e delle stelle. La pagina del titolo mostra un arco ornamentale architettonico. Al termine del libro si trova il noto motivo di Mosé con le tavole della legge seduto ad un tavolo.
Online dal: 19.03.2015
Il "conteggio dell'Omer" nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot, e Omer designa il primo covone della raccolta che nel secondo giorno della Pesach viene portato al tempio di Gerusalemme quale offerta. I calendari dell'Omer erano particolarmente apprezzati nel XVIII sec. sotto varie forme e questo esemplare fa parte di un gruppo di sei, realizzati in formato ridotto, che possono essere datati tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. La rilegatura è in argento: nella coperta anteriore è incisa una decorazione floreale e un monogramma e in quella posteriore un uccello simile ad una cicogna con una spiga di frumento nel becco. Il manoscritto contiene 50 illustrazioni dipinte che illustrano praticamente ogni pagina del calendario.
Online dal: 19.03.2015
Questo manoscritto di formato ridotto, risalente al XVII secolo, contiene delle preghiere inniche, racconti e benedizioni per la cerimonia della circoncisione. Due sezioni del libretto contengono delle pagine illustrate. Oltre alla pagina del titolo, decorata con un portale di tipo rinascimentale, sono presenti undici illustrazioni con temi biblici e quattro scene di ambientazione contemporanea riguardanti la nascita e la circoncisione. Alcune di queste illustrazioni sono influenzate dall'arte di Federico Zuccaro (intorno al 1540-1609) e di Raffaello.
Online dal: 20.12.2016
La tradizione di far allestire dei contratti di matrimonio illustrati venne ripresa all'inizio del XVII secolo ad Amsterdam sotto influsso dei pittori di ketubah italiani. Verso la fine degli anni '60 del XVII secolo il famoso incisore Salom Italia creò una cornice di rame incisa per le ketubbot della comunità spagnola-portoghese, ciò che d'altra parte ispirò un artista locale anonimo ad eseguire questa versione del 1668 modificata. Questa cornice decorò le ketubbot sefardite prodotte ad Amburgo, Bayonne, Londra, New York e Curaçao per più di duecento anni. Il testo calligrafico commemora il matrimonio di un conosciuto medico sefardita, Daniel Zemach Aboab.
Online dal: 22.03.2017
La comunità ebraica di Casale Monferrato contava nel XVII secolo tra i 500 e i 600 membri. La vedova Giuditta Leonora, figlia di Abramo Segre, e Mosè, figlio del defunto Isacco Katzighin, gli sposi menzionati in questo contratto di nozze, appartenevano entrambi alle famiglie più ricche di questa comunità. Il contratto è circondato da una cornice ornamentale. Quella ovale interna, che contiene sei rosette dorate, è decorata con fiori. I segmenti del bordo contengono i quattro elementi aristotelici (aria, acqua, fuoco e terra) nei medaglioni più grandi, e i dodici segni zodiacali sono mostrati in senso antiorario nei medaglioni più piccoli. Nella cornice esterna si alternano ornamenti ad anello dorato quali simboli dell'eterno «nodo d'amore», i cartigli nei quattro angoli mostrano allegorie delle quattro stagioni. Si aggiungono raffigurazioni dei cinque sensi. Il decimo cartiglio in alto non è dipinto e probabilmente avrebbe dovuto contenere l'emblema di famiglia.
Online dal: 04.10.2018
David, figlio di Daniel Coelho Enriques (o Henriques) e Dona Rachel, figlia di Abraham Enriques Da Costa, appartenevano a famiglie di rifugiati religiosi provenienti dalla Spagna e dal Portogallo, rifugiatesi per motivi religiosi nella città atlantica di Bayonne, nel sud della Francia. Come altre ketubbot sefardite, il contratto di matrimonio non contiene rappresentazioni figurative, ciò che le distingue da quelle italiane o di Amsterdam. Il netto contrasto tra l'inchiostro scuro e la pergamena bianca, i puntini e i fini tratteggi danno l'impressione che si tratti di un'incisione su rame. I versi, scritti in elegante scrittura sefardita quadrata, contengono lodi alla sposa e allo sposo.
Online dal: 14.12.2018
La fastosa decorazione di questa ketubah, in parte a stampa ed in parte manoscritta, testimonia la grande considerazione nella quale veniva tenuta questa forma d'arte da parte dei ricchi ebrei sefarditi che vivevano nel ghetto di Venezia. Il testo del documento è suddiviso in due sezioni, la ketubah vera e propria a destra e le condizioni materiali a sinistra, entrambe collocate sotto un doppio arco. Alla base delle colonne vengono raffigurate delle scene di matrimonio dalla tradizione biblica. L'associazione tra un ideale matrimonio del passato con la vita di tutti i giorni degli ebrei contemporanei in Italia viene inoltre illustrata tramite sei piccole scenette che sono raggruppate intorno all'emblema della famiglia De Almeda, collocato al centro. Nella cornice esterna si alternano rappresentazioni dei segni zodiacali con delle piccole targhe nelle quali è trascritto un racconto sul matrimonio del poeta e cabalista italiano Rabbi Mordechai Dato (1525?-1539?). Negli ornamenti geometrici nei quattro angoli, e nelle bande con iscrizioni che si attorcigliano intorno ai segni zodiacali e alle targhe, si legge in microscrittura il testo dei Cantico dei Cantici. Questa bordura venne a tal punto ammirata che più tardi venne imitata in tutto il Veneto.
Online dal: 20.12.2016
Oggetti per le cerimonie realizzati in oro, come la custodia per questo Rotolo di Ester, sono eccezionali, poiché gli oggetti per la sinagoga o di uso personale ebrei erano solitamente in argento o in altri materiali preziosi. La custodia cilindrica di questo rotolo è decorata con delle delicate filigrane applicate. Da un vaso collocato al centro fuoriesce un tralcio naturalistico con rami e fiori che si estendono sulla superficie decorata del rotolo. Dei grandi fiori si appoggiano o inquadrano degli oggetti che sono associati al Tempio di Gerusalemme. Nonostante questi motivi si trovino frequentemente in una grande varietà di oggetti di metallo per i riti ebraici italiani, non sono collegati in modo particolare con la storia di Ester. Inoltre le Dieci tavole della legge sono collocate nel largo motivo centrale, una corona composta di forme di piccoli fiori che ricordano dei girasoli. Si conoscono due custodie per rotoli di Ester simili, indubbiamente create dallo stesso artista, che si pensa siano state prodotte a Roma o Venezia nel XVII secolo. Il rotolo di Ester, senza decorazione, risale probabilmente al XVIII secolo.
Online dal: 22.03.2017
Questo rotolo olandese, riccamente illustrato, si distingue per le sue 38 delicate illustrazioni disegnate con inchiostro di seppia. La decorazione del rotolo inizia con un arco trionfale che ricorda gli archi di trionfo romani costruiti per i festeggiamenti imperiali in tutta Europa nel corso del XV fino al XIX secolo. Il rotolo contiene inoltre alcune rappresentazioni inusuali. Una è quella di Mordecai che si trova in un locale davanti ad una parete riempita di libri. Egli è raffigurato come uno studioso, e riflette forse la tradizione rabbinica che ci informa della sua notevole conoscenza di settanta lingue, ciò che lo aiutò a smascherare il complotto contro Assuero. Un'altra inusuale illustrazione è la raffigurazione di due nani che danzano e suonano per manifestare la loro gioia per la salvezza degli ebrei dalla distruzione.
Online dal: 22.03.2017
Il rotolo di Ester, creato ad Amsterdam intorno al 1641 (su 7 membrane e 49 colonne di testo) contiene una cornice decorativa stampata, incisa da Salom Italia (si veda la sua firma all'inizio del rotolo «Salom Italia sculp[sit]», cioè «Salom Italia lo ha inciso»). I suoi disegni di cornici hanno influenzato le megillot illustrate in tutta Europa. La matrice, che viene ripetuta più volte su tutta la lunghezza del rotolo, è composta da quattro arcate architettoniche. Sopra ogni arco semicircolare interrotto sono raffigurate due donne con rami di palma. Nelle sopraporte appaiono dei paesaggi in miniatura e nelle basi le figure intere di Assuero, Ester, Mardocheo e Aman. Le scene si orientano a motivi paesaggistici contemporanei, collegando in questo modo il testo ebraico alla cultura visiva generale del suo tempo.
Online dal: 08.10.2020
Questa megillah manoscritta e con una cornice stampata e dipinta a mano (tipo: «Gaster I» su tre membrane con 19 colonne di testo), realizzata a Venezia, può essere datata intorno al 1675 grazie ad altri rotoli di Ester quasi simili e datati. Questa tecnica apparve a Roma alla fine del XVI secolo e fu poi, soprattutto nel XVIII secolo, ampiamente utilizzata a Venezia e ad Amsterdam. Nei cartigli polilobati, posti al di sopra e al di sotto del testo, sono rappresentate delle scene tratte dal Libro di Ester.
Online dal: 08.10.2020
La parte introduttiva di questa megillah (su 4 membrane con 34 colonne di testo) mostra un leone rampante con un ramo di palma, circondato da quattro uccelli e da insetti. Al di sopra un'iscrizione riporta il nome del possibile primo proprietario «Salomon Marinozzi». Alla sua destra è stato probabilmente aggiunto più tardi un cartiglio con una nota di possesso del figlio: «Questo rotolo appartiene a Mardocheo, figlio di Salomone Marinozzi, sia benedetta la sua memoria, e fu acquistato da Salomone [...] nel 1652».
Online dal: 10.12.2020
Salom Italia (c. 1619 Mantova – 1655 Amsterdam) ha distribuito il testo su 30 colonne (su quattro membrane) collocandolo nelle aperture di enormi portali massici. Tra questi, nelle nicchie, si alternano le raffigurazioni del re Assuero e della regina Ester. Sui piedistalli 29 immagini raccontano la storia del Libro di Ester. Le creazioni nei rotoli di Ester di Salom Italia, di cui sono sopravvissute in totale undici opere, hanno avuto una grande influenza sulla produzione successiva. Questa megillah è uno dei tre rotoli di Ester decorati con disegni a penna che potrebbero essere serviti da modello per le cornici incise progettate dallo stesso artista.
Online dal: 10.12.2020
Lista delle spese del monastero di San Gallo ai tempi dell'abate Otmaro Kunz (1564-1577) e notizie annalistiche sul monastero dal XV secolo fino al 1630.
Online dal: 20.12.2007
Collezione di insegnamenti teologico-dottrinali tratti dalla biografia di S. Gallo, che potevano essere utilizzati per confutare argomenti protestanti. È opera di un monaco sangallese del XVI-XVII secolo. L'ultima sezione del codice contiene uno scritto polemico contro il catechismo zurighese, databile all'incirca al 1598.
Online dal: 20.12.2007
Lista organizzata per villaggio dei convertiti al cattolicesimo tra il 1640 e il 1697 nel territorio dell'abbazia principesca di San Gallo, con particolare attenzione ai villaggi del Toggenburg e del Rheintal.
Online dal: 20.12.2007
Introduzione al diritto ecclesiastico, molto probabilmente composto e poi trascritto nell'anno 1655 dal monaco di San Gallo Crisostomo Stipplin (1609-1672).
Online dal: 20.12.2007
Esemplare forato del calendario clericale di Costanza, contenente il registro delle spese di un funzionario dell'Abbazia di San Gallo (probabilmente Gall Anton von Thurn), con l'indicazione delle spese specifiche per l'organo della Chiesa di Otmar, per il monastero di San Gallo, per un altare a Goldach, ecc. (anno 1706).
Online dal: 20.12.2007
Elenco dei miracoli verificatisi tra il 1470 circa e il 1520 sull'altare della chiesa abbaziale di San Gallo dedicato a santa «Maria in Gatter». La trascrizione, del 1608, è opera del monaco sangallese Jodocus Metzler (1574-1639).
Online dal: 20.12.2007
Sermoni ed esortazioni del maestro dei novizi del monastero di San Gallo (P. Anton Widenmann?) ai suoi Fratres juniores (i monaci che erano nel periodo compreso tra la professione e l'ordinazione). Risalgono all'anno 1633 e furono probabilmente annotati da frate Crisostomo Stipplin (1609-1672).
Online dal: 26.04.2007
Primo di una serie originariamente composta di otto volumi del monaco sangallese P. Ulrich Aichhaimn (1626-1675): collezione di Carmina heroica seu epica dell'anno 1673 contenente, tra numerosi altri testi, descrizioni in versi di diversi paesi europei, poemi su numerosi santi e due composizioni poetiche a stampa del rettore riformato sangallese David Wetter: un poema per il medico della città di San Gallo Sebastian Schobinger (1579-1652) in occasione del nuovo anno; Sangallas, una descrizione in versi latini della città di San Gallo.
Online dal: 20.12.2007
Secondo di una serie originariamente consistente di otto volumi del monaco sangallese P. Udalrico Aichhaim (1626-1675). Include: 1) versi di un sangallese sulla nascita di Cristo e di figure storiche preminenti in ambito politico, ecclesiastico, scientifico e letterario, 2) le cosiddette Aggratulationes (felicitazioni) indirizzate alle più alte gerarchie dell'Abbazia sangallese (abati, diaconi, sotto-priori, ufficiali, professori e maestri), con anagrammi e cronogrammi; riconducibili al tempo degli abati Pio Reher (1630-1654) e Gallo Alt (1654-1687), esse furono compilate per lo più in latino, ma anche in greco ed ebraico, a partire da singoli fogli radunati nell'anno 1673.
Online dal: 20.12.2007
Terzo di una serie originariamente consistente di otto volumi del monaco sangallese P. Udalrico Aichhaim (1626-1675): contiene le Affixiones, esposizioni di emblemi ordinati per temi e combinati con una composizione poetica e con immagini; tali esposizioni, ora non più conservate, furono radunate da allievi della scuola del monastero di San Gallo a partire da scritti dedicati per lo più ai santi fondatori di San Gallo – Gallo e Otmaro – dai sangallesi Constantius Pfiffer, Johannes Geiger, Athanasius Gugger, Chrysostomus Stipplin, Basilius Renner, Jacob von Tschernemell e Simon von Freiburg.
Online dal: 20.12.2007
Quarto di una serie originariamente consistente di otto volumi del monaco sangallese P. Udalrico Aichhaim (1626-1675). Vi sono tramandati poemi ed epigrammi sulle diverse festività sacre dell'anno, di Maria e dei Santi, composti dai monaci dell'abbazia di San Gallo nell'ultimo terzo del XVI secolo e, soprattutto, nel XVII secolo; tra essi i Neujahrsermahnungen (esortazioni per il nuovo anno) degli abati di San Gallo ed alcuni poemi a stampa del monaco di San Gallo Johannes Ruostaller, che questi compose durante i suoi studi a Dillingen nel 1565 e che vennero poi raccolti nel 1673.
Online dal: 20.12.2007
Sesto di una serie originariamente consistente di otto volumi del monaco sangallese P. Udalrico Aichhaim (1626-1675). Vi sono tramandati declamazioni e discorsi composti per lo più da monaci di San Gallo tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVII. Si tratta di componimenti frutto dell'insegnamento della retorica impartito all'abbazia di San Gallo o occasionati da festività, poi assembrati nel 1655. Il volume contiene anche, tra le altre unità, discorsi, epitaffi, un'epistola fittizia sulla strage degli Innocenti perpetrata da Erode, versi sull'esorcismo di Gallo a Fridiburga (figlia del duca degli Alemanni Gunzo), e dodici lunghe meditazioni sulla vita di Cristo composte per il borgomastro Ferdinand von Freiburg di Villingen, padre del monaco di San Gallo Simon von Freiburg.
Online dal: 20.12.2007
Ottavo di una serie originariamente consistente di otto volumi del monaco sangallese P. Ulrico Aichhaim (1626-1675). Contiene soprattutto poemi di monaci di San Gallo. Tra questi i versi composti per la festa della traslazione dalle catacombe a San Gallo delle reliquie dei Santi Antonino e Teodoro (1654), poemi per le festività dei santi, per i più importanti regnanti e stati europei coinvolti nella Guerra dei Trent'anni, epitaffi fittizi per gli abati e i monaci di San Gallo. Tutti furono assemblati nel 1673.
Online dal: 20.12.2007
Esercitazioni di eloquenza in latino dei novizi dell'abbazia di San Gallo (fratres studiosi), dedicate al principe-abate di San Gallo Gallo il Vecchio nel 1660/61, in occasione del suo onomastico.
Online dal: 20.12.2007
Sermoni latini di un monaco di San Gallo, pronunciati tra il 1674 e il 1691 in diverse chiese del territorio dell'abbazia principesca di San Gallo.
Online dal: 20.12.2007
Testo celebrativo dell'abbazia di San Gallo: traduzione in greco del salterio di Maria, eseguita dai monaci dell'abbazia sangallese nel 1661.
Online dal: 20.12.2007
Manoscritto composito dell'abbazia di San Gallo, con testi a stampa del XVI secolo assemblati in quaderni: 1) Bernhard Legner, Septem psalmi poenitentiales, Magonza 1576, dedicati all'abate di San Gallo Otmaro Kunz (1564-1577); 2) Johannes Hartmann, De dulcissima sententia Davidis, senza data, dedicato all'abate di San Gallo Joachim Opser (1577-1594); 3) Wolfgang Betulanus, Rudimenta doctrinae christianae, Costanza 1592. 4) Sezione manoscritta, contenente poemi latini che il monaco sangallese P. Chrisostomo Stipplin (1609-1672) compose per le festività dei santi dell'anno, disposti nel codice secondo la successione del calendario liturgico. Il codice tramanda anche diversi poemi dedicati ai santi patroni di San Gallo, e ad abati e monaci che godettero di alta considerazione all'abbazia di San Gallo.
Online dal: 20.12.2007
Poemi latini del monaco sangallese P. Atanasio Gugger (1608-1669); furono composti in occasione delle festività connesse alla translazione, avvenuta nel 1628, delle spoglie dei santi Otmaro e Notkero Balbulo nella nuova chiesa di Sant'Otmaro, restaurata nel 1628. Il codice contiene anche inni latini e poemi sangallesi di diverso argomento.
Online dal: 20.12.2007
Traduzione della Regola benedettina (Regula Benedicti) e di alcuni scritti di devozione in lingua greca; è stata eseguita all'abbazia di San Gallo, tra il 1660 e il 1667, da frate Gallo Schindler (1643-1710), monaco di San Gallo nato a Lucerna.
Online dal: 26.04.2007
Questo manoscritto è diviso in due unità testuali distinte che sono state copiate da due diversi scribi in Italia nel corso del XVI e XVII secolo. Il Ms. Heid. 192A è un libricino copiato da una sola mano nel 1642 e nel 1687, che comprende una raccolta di costumi e aneddoti del rabbino Isacco b. Solomon Ashkenazi Luria (Arizal, 1534-1572) e della sua cerchia, oltre a una preghiera mistica protettrice da recitare al mattino e alla sera, seguita da brani di letture bibliche per i giorni della settimana, e che termina con una selezione di preghiere penitenziali (Seliḥot). Il Ms. Heid. 192B è una raccolta di vari testi: midrashim biblici, letteratura prognostica, racconti, Alfabeto di Ben Sira e aggadot talmudiche.
Online dal: 10.12.2020