Le Historiae de preliis Alexandri Magni fanno parte di una vasta letteratura latina consacrata, nel corso del medioevo occidentale, ad Alessandro Magno. Questo manoscritto, copiato su pergamena tra il XIV e il XV secolo (forse intorno al 1400) è, sulla base della sua scrittura - una gotica molto rotonda - probabilmente di origine inglese. I titoli sono rubricati e nei margini sono state aggiunte delle glosse e delle correzioni contemporanee.
Online dal: 15.04.2010
Manoscritto latino di astronomia, il CB 7 contiene degli scritti di Germanico, Plinio il Vecchio e Igino. È illustrato con numerosi disegni utilizzanti il lavis, tra i quali un planisfero con cinque cerchi d'oro concentrici contenenti le costellazioni rappresentate da personaggi o animali, i quali dovrebbero essere stati realizzati da Antonio di Mario, nel XV secolo nella regione napoletana.
Online dal: 31.07.2007
Del De civitate Dei di Agostino, imponente opera apologetica in ventidue libri, esiste un'unica traduzione medievale in italiano, composta tra la fine del XIV e i primi anni del XV secolo. Il volgarizzamento dell'opera viene convenzionalmente attribuito al domenicano fiorentino Jacopo Passavanti (ca. 1302-1357), ma questa attribuzione è priva di fondamento. Il frontespizio del codice è riccamente illustrato con racemi fogliacei sui quattro lati e iniziali vegetali all'inizio di ogni libro nel quale è suddivisa l'opera.
Online dal: 17.12.2015
Questo manoscritto cartaceo contiene la versione in prosa della canzone di gesta Fierabras di Jean Bagnyon (1412-1497). Notaio a Losanna, egli redasse questo adattamento intorno al 1465-70 per il canonico della stessa città, Henri Bolomier (c. 117v). Costituito di tre libri, l'opera si apre con un riassunto della storia dei re di Francia fino a Carlomagno (libro I: cc. 7v-19r), seguito dalla storia del «merveilleux et terrible» gigante Fierabras (libro II: cc. 19v-93v), e da una narrazione della guerra di Spagna secondo Turpin (libro III: 94r-117v). Questo esemplare così come quello della Biblioteca di Ginevra (Ms. fr. 188), sono i due unici testimoni manoscritti di questo testo che fu un importante successo dell'editoria dal XV sec. (1e edizione stampata a Ginevra presso Adam Steinschaber, 1478).
Online dal: 22.03.2018
Manoscritto trascritto nel 1480 nell'abbazia cistercense di Maulbronn (diocesi di Spira, Wurtemberg, cf. f° 44), il CB 19 contiene il trattato di Egberto di Schönau, fratello di S. Elisabetta di Schönau, e orazioni mariali trascritte da una seconda mano.
Online dal: 25.03.2009
La Chronique de Bertrand du Guesclin (versione B) è una delle due versioni in prosa del poema epico di Cuvelier, Chanson de Bertrand du Guesclin. L'opera racconta la storia della vita del connestabile di Carlo V, dall'infanzia alla morte.
Online dal: 14.12.2018
Il Pentateuco samaritano contenuto in questo manoscritto è incompleto - inizia con Gen 11,17 (f. 1r) e termina con Dt 24,15 (f. 266v) - e anche disordinato, visto che il f. 2r/v con Dt 18,15-19,8 dovrebbe trovarsi tra i f. 259v e 260r. Manoscritto diglotte, è copiato in caratteri samaritano-ebraici su due colonne (ff. 1r-237r), con il testo ebraico a destra e la traduzione araba a sinistra, poi su quattro colonne con la stessa alternanza di lingue (f. 237v-266v). La parte principale di questo volume è stata copiata dallo scriba Ab Nēṣāna ban Ṣidqa ban Yāqob (doc. 1468-1502), noto per essere l'autore di copie di altri otto Pentateuchi, alcuni dei quali sono datati tra l'873 e l'890 secondo l'egira, cioè tra il 1468/1469 e il 1485 circa (cfr. Evelyn Burkhardt, Katalog samaritanischer Pentateuchhandschriften). Pertanto, nonostante la mancanza di una data nel Pentateuco Bodmer, è possibile collocare la sua realizzazione nella seconda metà del XV secolo. Altri due scribi furono coinvolti in questa copia. Il primo ha completato parti mancanti del manoscritto: due fogli del libro dei Numeri (ff. 219r-220v), nonché il testo a partire da Dt 4,21 (f. 232r). L'ultimo scriba ha copiato, più tardi e su carta, parti dell'Esodo (ff. 66r/v; 78r/v). Per quanto riguarda la provenienza di questo Pentateuco, una nota di acquisizione posta alla fine del testo dei Numeri (f. 224r) indica che fu venduto una prima volta nel 1532. Fu ritrovato a Nablus nel 1861, quando fu acquistato da un commerciante di antichità londinese, Mr. Grove, che lo rivendette nello stesso anno a Philippe d'Orléans, conte di Parigi, come testimonia il suo timbro (ad es. ff. 38r, 52r, 67r). Fu acquistato da Martin Bodmer all'asta da Sotheby's a Londra nel 1960.
Online dal: 26.09.2024
Scritto su due colonne in bastarda, con iniziali filigranate del primo quarto del XV secolo (Wetzel), preceduto tavole astrologiche aggiunte ancora nel XV secolo (Wetzel) sulle due carte di guardia anteriori (f. 1r). Il testo del salterio, nel dialetto della regione Rheinfranken (Hessen?) è strettamente imparentato con il salterio Göttingen, Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek, Cod. Ms. theol. 214 dell'inizio del XV secolo. Wetzel presuppone che vi sia almeno un modello comune. Con ciò questa traduzione appartiene allo Schöndorfs 9. Gruppe, Untergruppe c) costituito intorno al München, Bayerische Staatsbibliothek, Cgm 182 rispettivamente al salterio Walters 18.
Online dal: 17.12.2015
Dedicato alle donne innamorate, l'Elegia di madonna Fiammetta evoca in prima persona i sentimenti della giovane napoletana Fiammetta, abbandonata dal suo amante Panfilo. Opera giovanile in prosa di Boccaccio, celebrata per la finezza del suo approccio psicologico, l'Elegia mescola elementi autobiografici e chiari riferimenti alla letteratura latina. Si conserva qui in un manoscritto copiato nel 1467 da Giovanni Cardello da Imola, la cui scrittura regolare è messa in luce dalla decorazione a bianchi girari.
Online dal: 21.12.2009
Contiene la raccolta di 100 fiabe Der Edelstein, pubblicate intorno al 1330 dal frate domenicano bernese Ulrich Boner, ed estratte da varie fonti latine da lui rielaborate e trasposte in dialetto. Il tipo di scrittura e le caratteristiche dell'impaginazione con lo spazio lasciato libero per le illustrazioni mai eseguite, parlano a favore di un prodotto della fase tarda - intorno al 1455-1460 - dell'atelier di Diebold Lauber ad Hagenau in Alsazia, preparato per essere completato al momento della eventuale richiesta di un acquirente.
Online dal: 13.12.2013
Questo manoscritto su pergamena della fine del XV secolo contiene la «Cronaca di Londra» e una versione unica di una parafrasi della «Cronaca in versi» di Roberto di Gloucester. È stato trascritto da un copista il cui dialetto rivela la sua origine del sud delle Midlands.
Online dal: 25.03.2009
Testimone della straordinaria vitalità dei Commentari di Cesare all'inizio del Rinascimento (se ne contano più di 240 esemplari nel XV secolo), il CB 44 è stato realizzato intorno al 1480 a Napoli, nell'atelier del miniatore Cola Rapicano. La considerevole decorazione a bianchi girari e le iniziali miniate in apertura dei diversi libri sono tratti consueti dei manoscritti tipicamente umanistici. Il cavaliere in armatura raffigurato nell'iniziale ornata del f° 1r è invece una rappresentazione inconsueta dell'imperatore.
Online dal: 25.03.2009
Collezione di poemi spagnoli indirizzata a Don Alvar Garcia de Santa Maria, consigliere del re Giovanni II di Castiglia. La raccolta contiene l'insieme dei Proverbios di Inigo Lopez de Mendoza, marchese di Santillana, così come dei poemi di Juan de Mena, Diego del Castilla, Fernando de Escobar, Gomes Manrique, Juan Angras, Jean de Duenas, Juan Rodrigues de la Camara, etc. Il manoscritto è stato commissionato da Pedro Fernandez de Velasco, primo conte di Haro, uno dei più potenti notabili del sec. XV, conosciuto quale uomo di stato, uomo di lettere, poeta e bibliofilo.
Online dal: 22.03.2012
Il codice tramanda i Carmina di Catullo ed è vergato in una scrittura umanistica corsiva attribuita al copista Ludovico Regio di Imola. Il frontespizio, a grisaglia con lumeggiature d'oro, è incorniciato da motivi del repertorio „all'antica“, trofei, sfingi, mascheroni, mentre il titolo campeggia a caratteri d'oro su fondo rosso-porpora. Lo stemma a fondo pagina, in un tondo retto da due putti, è stato coperto con il medesimo colore rosso-porpora.
Online dal: 13.12.2013
I racconti di Canterbury, scritti verso il 1388-1400 dal "padre della poesia inglese", Geoffrey Chaucer, sono conservati in 82 manoscritti medievali e quattro incunaboli. Il CB 48, trascritto da un solo copista del XV secolo, ha mantenuto la sua eccezionale legatura originaria in pelle di daino scamosciata tesa su delle tavole di legno.
Online dal: 09.12.2008
Commissionato verso l'anno 1460 dal grande bibliofilo Antonio di Borgogna, il CB 49 contiene il testo dell'Epître d'Othea, scritto dalla prima donna che visse unicamente grazie alla sua professione di scrittrice, Cristina di Pisan. È ornato da un centinaio di magnifici disegni (il ciclo completo), tra cui la miniatura di dedica dove si vedono quattro personaggi che sono stati identificati con Filippo il Buono, Carlo il Temerario ed i due bastardi Davide e Antonio di Borgogna.
Online dal: 25.07.2006
Codice contenente le opere De senectute, De amicitia e Paradoxa ad Brutum di Cicerone, i Synonyma dello Pseudo-Cicerone ed il trattato anonimo De punctorum ordine. Allestito in Italia in scrittura umanistica nella seconda metà del secolo XV, il frontespizio e le iniziali che introducono i vari testi sono decorati a bianchi girari; lo stemma con il leone d'oro rampante su fondo rosso, inscritto in una cornice di lauro nel riquadro a c. 1r, non è identificato.
Online dal: 13.12.2013
Contiene le orazioni di Cicerone ed è stato vergato in Italia in scrittura umanistica nel XV secolo. La decorazione consiste in iniziali a bianchi girari su lacunari colorati che introducono le varie orazioni e un frontespizio nel quale la decorazione si estende sui quattro lati a c. 1r. Al centro del margine inferiore, in una corona di lauro, campeggia lo stemma della famiglia fiorentina dei Medici che ne copre uno più antico. Appartenne poi al cardinal Giovanni Salviati (1490-1553) di Firenze ed in seguito all'abate veneziano, e in seguito commerciante di manoscritti, Luigi Celotti (1768-1846).
Online dal: 13.12.2013
La traduzione francese delle Storie di Alessandro Magno, destinata al futuro Carlo il Temerario, è stata commissionata a Vasco da Lucena, «Portugalois», addetto al servizio dell'Infanta Isabella, moglie di Filippo il Buono. Il ricorso a Quinto Curzio, completato dai testi di Plutarco, Valerio Massimo, Aulo Gellio o Giustino, permette all'autore di liberare il conquistatore macedone dalle leggende ereditate dalla tradizione medievale. Miroir des princes inteso a veicolare l'eroe antico come un modello, si incrive nel movimento umanistico che si sviluppa attorno ai duchi di Borgogna alla fine del medioevo. Il CB 53 è stato copiato per l'appunto in Borgogna, solo qualche anno dopo la composizione del testo; è ornato di miniature realizzate nella cerchia del maestro di Margherita di York (ca. 1470-1475).
Online dal: 21.12.2009
Il CB 59 riunisce con una rilegatura contemporanea tre manoscritti copiati indipendentemente. Caratterizzati tutti e tre dall'uso del dialetto alemannico, e realizzati alla fine del sec. XV, offorno una scelta di sermoni scritti da Maestro Eckhart o nell'ambiente del maestro di mistica renano. La prima parte potrebbe essere stata realizzata in un atelier di Costanza o di Ravensburg ed è appartenuta alla certosa di Buxheim. Si fanno notare i fili cuciti nei fogli di carta che fungono da segnalibro.
Online dal: 21.12.2009
Il Sachsenspiegel di Eike von Repgow è uno dei più antichi libri di diritto composti in tedesco. Il CB 61, manoscritto trascritto su pergamena nei primi anni del XV secolo, tratta dunque di diritto privato, diritto penale, diritto della procedura e diritto pubblico.
Online dal: 31.07.2007
Dopo Eschilo (I sette contro Tebe) e Sofocle (Edipo re), Euripide a sua volta tentò di riscrivere il mito tebaico. I fogli iniziali di questo manoscritto, copiato alla fine del sec. XV su carta, espongono l'argomento dell'opera teatrale, rievocano l'oracolo di Edipo e l'enigma della Sfinge, poi presentano la lista dei personaggi. Alla trascrizione dell'opera fa seguito un foglio sul quale è trascritto l'argomento dell'(Edipo re), di Sofocle, mettendo così in luce i legami tra i due capolavori del teatro antico.
Online dal: 02.06.2010
Il manoscritto, di origine inglese, contiene la Historia regum Britannie di Geoffrey of Monmouth (ca. 1100-1154). Alla fine del testo (114v) il copista ha trascritto alcune altre notizie riguardanti la Eptarchia anglosassone, una notizia su Edoardo I re d'Inghilterra e sulla sconfitta subita da Edoardo II a Bannockburn.
Online dal: 22.03.2017
Il Roman de Fauvel è un poema francese in versi scritto all'inizio del XIV secolo da vari autori tra cui il chierico Gervais du Bus. Si conserva in non più di 15 manoscritti. Usando la metafora di un asino divenuto signore del suo padrone di casa, viene esercitata una critica alla corruzione della Chiesa e del sistema politico. Il manoscritto, vergato in scrittura bastarda, è rimasto incompiuto nella decorazione.
Online dal: 22.03.2017
Contiene la versione in tedesco dei Gesta Romanorum, una collezione di aneddoti e racconti originariamente compilata in latino alla fine del XIII secolo o all'inizio del XIV. Godette di ampia fortuna in tutto il medioevo e fu più volte stampata. Il codice è stato scritto nel 1461 (c. 150vb) in Baviera.
Online dal: 22.03.2017
Questo manoscritto ebraico del sec. XV riunisce i testi liturgici e commenta i riti che scandiscono la cerimonia della Pasqua ebraica. La Haggadah di Pesach, riccamente miniata ed illustrata, contiene la versione liturgica integrale del racconto dell'Esodo. La prima parte del manoscritto presenta il testo del rito italiano, la seconda quello del rito aschenazita. E' stato copiato e miniato da Joël ben Siméon, che firma la sua opera in un colophon (f. 34r): Io sono Joël ben Simeon – che la sua memoria sia una benedizione – chiamato Veibusch Ashkénazi, originario della città di Cologna, sita sui bordi del Reno.
Online dal: 23.04.2013
L'Ilias Latinavenne abbondantemente copiata nel corso di tutto il medioevo occidentale, che ebbe accesso all'argomento troiano grazie agli adattamenti latini. Al giorno d'oggi se ne censiscono un centinaio di manoscritti. Il Bodmer 87 è datato e localizzato da una sottoscrizione: "Aretii die 15 Juli 1469" (Arezzo, il giorno 15 di luglio, f. 22). La scrittura umanistica, una corsiva leggermente angolosa, è della mano di un solo copista.
Online dal: 02.06.2010
Molti copisti hanno contribuito alla trascrizione delle opere di Orazio, di Virgilio, di Persio e di Stazio riunite nel CB 90. Queste scritture umanistiche del sec. XV testimoniano della ricezione degli autori latini nell'Italia del Rinascimento. Due fogli alla fine del codice sono palinsesti : una lettera della Heroides di Ovidio (da Saffo a Faone) e un estratto degli Epigrammi di Marziale sono stati trascritti sul testo della Bibbia con il libro di Tobia.
Online dal: 21.12.2009
Trascritto da due copisti nel 1468 nel sud del Tirolo, il CB 91 riunisce sotto una legatura contemporanea, l'opera didattica di Hugo von Trimberg, Der Renner, e la compilazione del Romanzo di Alessandro di Hans Hartlieb. Si distingue per i suoi 91 disegni a penna, eseguiti secondo le istruzioni per l'illustratore, riportate in basso alla pagina.
Online dal: 20.12.2007
Romanzo generazionale dei padri degli eroi della Tavola Rotonda, Guiron il cortese è un'opera di grande respiro composta sicuramente verso il 1235. Entro una tradizione manoscritta particolarmente ricca, il CB 96, magnificamente miniato e trascritto all'inizio del XV secolo, presenta un adattamento unico dei diversi racconti che contiene.
Online dal: 25.03.2009
Romanzo generazionale dei padri degli eroi della Tavola Rotonda, Guiron il cortese è un'opera di grande respiro composta sicuramente verso il 1235. Entro una tradizione manoscritta particolarmente ricca, il CB 96, magnificamente miniato e trascritto all'inizio del XV secolo, presenta un adattamento unico dei diversi racconti che contiene.
Online dal: 25.03.2009
Le due parti di questo manoscritto, in origine indipendenti, sono state rilegate assieme probabilmente nell'ultimo terzo del XV secolo (dopo il 1469, vedi indice a c. Iv). La prima, a piena pagina (cc. 1r-272), contiene il Buch der Natur (Prologfassung di Corrado di Megenberg. In questa parte del manoscritto sono presenti correzioni marginali e glosse (soprattutto nelle sezioni più importanti del testo per la medicina) che sono forse da ricondurre al primo proprietario del manoscritto (Hayer 1998, p. 162). Soprattutto nelle parti I, III, IV e V del Buch der Natur si trovano notizie marginali e glosse interlineari di una mano del XV secolo che trattano i contenuti di storia naturale in senso allegorico per la predicazione. Numerose piccole e grandi illustrazioni marginali. La seconda parte, scritta su due colonne (cc. 274ra-307rb), contiene un compendio medico in sei parti (malattie infantili - malattie dello squlibrio degli humores - malattie degli occhi - peste, malattie della pelle, febbre - chirurgia - malattie veneree, ferite delle ossa, ustioni), ricette in latino ed in tedesco, così come un indice del contenuto in tedesco. A c. 284ra si trova il disegno di uno strumento chirurgico. Prima proprietà privata della libreria di antiquariato Hans P. Kraus di New York, Nr. 1958/13, precedentemente Maihingen, Fürstl. Öttingen-Wallersteinsche Bibl., Cod. III.1.2° 3.
Online dal: 09.04.2014
Codice contenente le Opere di Lattanzio, copiato in scrittura umanistica italiana nella seconda metà del sec. XV. La decorazione è costituita da varie iniziali a bianchi girari con bordure laterali che si estendono nei margini e da un frontespizio decorato su tre lati, sempre a bianchi girari, con elementi naturalistici: uccelli, farfalle e un asino. Nel bordo inferiore due putti reggono la corona di alloro che circonda lo stemma del committente, un membro della famiglia dei re aragonesi di Napoli che si è ipotizzato possa essere Ferdinando I re di Napoli (1458-1494). Un'antica segnatura attesta che il manoscritto proviene sicuramente dalla biblioteca aragonese dei re di Napoli.
Online dal: 23.04.2013
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
John Lydgate redige il Troy Book intorno al 1412-1420 su richiesta di Enrico V, quando era ancora principe di Galles. È composto in distici, con un prologo, cinque libri, un epilogo e una dedica a Enrico V, così come un envoi intitolato «Verba auctoris». Lydgate tradusse in inglese la storia della guerra di Troia, non direttamente da Omero, ma attraverso le rielaborazioni di Benoit de Sainte Maure, Roman de Troie (1165) e Guido delle Colonne, Historia Destructionis Troiae (1287).
Online dal: 18.06.2020
Maria di Francia, la scrittrice del XII secolo autrice dei celebri Lais, ha composto una raccolta di favole ereditate dalla tradizione esopica. Nel manoscritto conservato dalla Fondazione Martin Bodmer, ricopiato direttamente da un manoscritto della Biblioteca nazionale di Francia, le 101 favole sono accompagnate da sei fabliaux, in cui certi passaggi audaci sono stati erasi.
Online dal: 31.07.2007
Il codice, vergato in scrittura umanistica, contiene gli Epigrammata di Marziale (ca. 40-ca. 102), in dodici libri, seguiti da due testi conclusivi abitualmente presenti Xenia e Apophoreta. Manca il primo foglio del manoscritto, e qualche epigramma è stato aggiunto, probabilmente alla stessa epoca, da una mano diversa rispetto a quella del copista principale (41v, 105v, 132r, 133v, 136v). In assenza della pagina col titolo, la decorazione si limita ad una serie di iniziali realizzata da due diversi artisti, le une a bianchi girari, le altre ornate di intrecci annodati su fondo oro, chiamati talvolta «a cappio annodato». Ogni epigramma è introdotto da una semplice iniziale dipinta in blu. Prodotto verso la metà del XV secolo in Italia del Nord, il codice à attestato in Francia dal XVIII sec., nelle mani della famiglia de Jarente de Sénas, poi presso Ambroise Firmin-Didot. Nel corso dell XIX sec. ha cambiato più volte proprietario prima di entrare nella collezione di Martin Bodmer.
Online dal: 22.03.2018
Tràdito all'incirca da una quarantina di manoscritti, il Nibelungenlied ha conosciuto durante il Medioevo un successo duraturo, come testimonia il CB 117 (“manoscritto di Maihingen”), trascritto nel XV secolo da tre scribi. Vi compaiono brevi compendi delle prime cinque avventure; sono invece assenti un centinaio di strofe supplementari. Completa il volume il Lamento (Die Klage), che fa seguito alla brusca fine del Canto e narra la sepoltura dei morti, l'incoronazione di Gunther e del figlio di Brunilde.
Online dal: 25.03.2009
Il manoscritto su carta, copiato nell'Italia del nord, si compone di due testi di storia antica copiati indipendentemente: l'Epitome di Tito Livio di Floro e le Storie contro i pagani di Paolo Orosio. Questi testi conobbero un enorme successo nel corso di tutto il Medioevo e si ritrovano in tutte le biblioteche medievali di una certa importanza. Come si deduce dall'ex-libris del sec. XV (c. 147r), questo esemplare appartenne all'abbazia degli eremiti di S. Agostino di San Pier d'Arena presso Genova.
Online dal: 04.10.2018
Il doppio foglio di apertura di questo manoscritto delle Metamorfosi e dei Fasti di Ovidio annuncia già i suoi riferimenti all'antichità : l'utilizzo di lettere capitaliall'antica, il color porpora dell'insieme del foglio e la raffigurazione del lauro che corona i versi del poeta collocano la produzione del volume nel Rinascimento italiano. La dedica scritta in caratteri d'oro sul f. 1v conferma quest'origine : il manoscritto è stato copiato dal napoletano Ippolito Lunense per il segretario di Ferdinando I d'Aragona, Antonello Petrucci, del quale si scopre lo stemma inquadrato da putti e da cornucopie dell'abbondanza al f. 2r. Le scritture cambiano, nello stile e nel colore dell'inchiostro, a seconda della natura del testo. La decorazione a ‘bianchi girari', di grande qualità, rivela una fattura tipicamente napoletana, realizzata nello stile del miniatore reale Cola Rapicano.
Online dal: 21.12.2009
Realizzato nei primi anni del XVI secolo, quando la stampa si era ormai già consolidata, il CB 130 testimonia una notevole maestria calligrafica e pittorica. Opera di Bartolomeno Sanvito, che ha curato la trascrizione di altri quattro manoscritti del Canzoniere e dei Trionfi di Petrarca, presenta una scrittura sobria ed equilibrata, arricchita con raffinate miniature. L'inserzione di un foglio di pergamena con disegni segna l'inizio di ciascuna parte del volume.
Online dal: 25.03.2009
Testimone eccezionale di quel Rinascimento che riscopre Platone distanziandosi dal tomismo medievale fondato su Aristotele, il CB 136 è stato copiato dalla mano del grande umanista fiorentino Leonardo Bruni, detto Aretino. Questo manoscritto pergamenaceo, scritto con calligrafia regolare, contiene molti dialoghi di filosofica ; sarebbe servito a stabilire la traduzione latina del Fedone effettuata dall'Aretino.
Online dal: 21.12.2009
In quest'opera della maturità di Platone, Fedone riferisce della morte di Socrate, di cui è testimone, e riporta gli ultimi propositi del grande filosofo sotto forma di un ultimo dialogo con Cebete e Simmia. Questo manoscritto, che contiene molte belle iniziali dipinte, è stato copiato nel sec. XV su pergamena. La scrittura umanistica rotonda è della mano di un solo copista, che si firma col rosso «Marcus Speegnimbergensis scripsit» (f. 76).
Online dal: 02.06.2010
Le venti commedie di Plauto contenute in questo manoscritto sono state copiate nel corso della seconda metà del XV sec. in una scrittura umanistica molto accurata. Ogni commedia è introdotta da una iniziale d'oro con bianchi girari. La prima carta è inoltre dotata di un riquadro composto da intrecci vegetali interrotti nella parte inferiore da una corona di alloro attorniata da due putti, il cui interno, lasciato bianco, avrebbe dovuto contenere lo stemma del possessore. Secondo un'antica segnatura che si trova sul piatto anteriore, il manoscritto apparteneva nel XVII sec. alla biblioteca dei maurini a Roma.
Online dal: 14.12.2018
Questo manoscritto, copiato su pergamena nel sec. XV a Firenze, è conservato nella sua rilegatura originale. La scrittura umanistica è di un solo copista, con grandi iniziali d'oro a bianchi girari all'inizio di ciascun libro. Si notano delle glosse marginali a inchiostro viola, così come altre più recenti, forse del XVI secolo. Dopo Erodoto e Tucidide, Polibio è il terzo grande storico greco. Quest'ultimo si concentra sul racconto della conquista romana che si caratterizza per i conflitti combattuti su molteplici teatri di operazioni.
Online dal: 02.06.2010
Contiene le Elegie di Properzio ed è stato scritto nel 1466 a Firenze da Gian Pietro da Spoleto in una elegante scrittura umanistica. Il manoscritto appartenne ad Antonello Petrucci d'Aversa († 1487) attivo presso la cancelleria aragonese, e confluì poi nella biblioteca dei re aragonesi di Napoli. Le iniziali che introducono i vari libri ed il frontespizio sono decorati a bianchi girari; lo stemma che doveva figurare nella corona di lauro a c. 1r non è stato eseguito.
Online dal: 18.12.2014
Il Romuleon, compilazione latina anonima di testi di storia romana, è attribuito a Benvenuto da Imola. Realizzato in Francia verso il 1440, il CB 143 fu trascritto probabilmente durante la vita del re Carlo VII, rappresentato al f° 6v. L'inizio di ciascun libro di tale raccolta è messo in risalto da miniature raffinate.
Online dal: 25.03.2009
Otto magnifici disegni a piena pagina eseguiti vero il 1470 da Jean Colombe illustrano l'opera Le Mortifiement de Vaine Plaisance del re Renato d'Angiò. Questo poema allegorico sul conflitto tra l'anima e il cuore, scritto nel 1455, invita l'uomo a rinunciare ai desideri, sempre insoddisfatti, del cuore per rivolgersi a quelli che possano appagare la presenza divina.
Online dal: 25.07.2006
La gran parte del codice contiene opere di Marquart von Stadtkyll – la Chirurgie (5r-50r) e Von den Zeichen des Todes (50v-58v) – o a lui attribuite (59r-109r ricette varie per cerotti, pomate, polveri, bagni ecc.). Nel resto del codice (1v-4v, 109r-139r) sono state trascritte, tra il XV e il XVI secolo da vari copisti, 150 ricette mediche varie. Il tipo di scrittura ed il dialetto utilizzato rimandano ad una origine nella Germania sudoccidentale. Nel XIX sec. il manoscritto era in possesso di una famiglia Hegwein di Herrnsheim (nella Bassa Franconia) i cui membri vi hanno apposto i loro nomi e varie date. Nel 1969 è stato acquistato da Martin Bodmer presso la William H. Schab Gallery di New York.
Online dal: 13.06.2019
Terminato nel novembre 1402 dal copista Johannes Man de Creussen (cf. f° 187), il CB 151 è uno dei più antichi manoscritti dell'Alexander di Seifrit. Una mano del XV secolo ha aggiunto sull'ultimo foglio, in latino, un rimedio contro la peste.
Online dal: 25.03.2009
Precursore della riscoperta di Stazio da parte del Rinascimento del XII secolo, questo manoscritto della Tebaide del sec. XI è stato copiato senza dubbio in Germania. Contiene alcune glosse marginali tratte in parte dal commento di Lattanzio, e si distinguono soprattutto per i neumi apposti ai versi sui ff. 46v, 80r e 81r. Questa notazione marca il ritmo del testo mettendo in evidenza dei passaggi particolarmente patetici : il pianto di Ipsipile al cospetto del cadavere del bambino Archemoro, la preghiera di Tideo sulla soglia della morte, il dolore di Polinice sul corpo di Tideo.
Online dal: 21.12.2009
Questo manoscritto cartaceo datato contiene l'opera molto diffusa nel tardo medioevo del mistico tedesco domenicano Enrico Susone (1295-1366) Büchlein der ewigen Weisheit e il trattato allegorico Die zwölf Lichter im Tempel der Seele, forse originariamente parte di una predica. Le caratteristiche linguistiche del testo (dialetto bavarese) rimandano ad una provenienza dal Sudtirolo, mentre una tarda annotazione sulla carta di guardia (XVIII-XIX sec.) potrebbe costituire una segnatura di appartenenza alla biblioteca del monastero delle clarisse di S. Elisabetta a Bressanone.
Online dal: 14.06.2018
La leggenda tebana e quella troiana hanno avuto un'influenza straordinaria durante il Medioevo. Scritto dalla mano di Jacotin de Lespluc nel 1469, il cartaceo CB 160 contiene adattamenti in prosa della Historia trojana di Guido delle Colonne e una versione delle gesta del figlio di Edipo che si rifà alla Storia antica fino a Cesare. I suoi disegni a inchiostro sfumato (lavis) richiamano quelli del manoscritto 9650-52 della Biblioteca reale del Belgio.
Online dal: 25.03.2009
Nel suo De bello Peloponensium Tucidide fa un vero lavoro da storico ritracciando l'origine del conflitto della guerra del Peloponneso, e riferendo degli avvenimento anno per anno con una grande esattezza. Questo manoscritto su pergamena è illustrato magnificamente, segnatamente da due putti e, all'interno di un'iniziale, da un personaggio vestito di un'armatura blu che regge una spada.
Online dal: 02.06.2010
Elegante codice vergato in scrittura umanistica corsiva contenente le Elegiae del poeta elegiaco latino Tibullo, un testo poco diffuso nel medioevo e riscoperto dagli umanisti italiani alla fine del XIV secolo. Il manoscritto è stato copiato e miniato a Firenze forse per Braccio, membro della famiglia Martelli, di cui si vedono le armi dipinte nel frontespizio. Passò poi nelle mani della famiglia fiorentina dei Medici, che vi fece apporre lo stemma sulla carta di guardia anteriore. Nel 1968 Martin Bodmer lo acquistò dalla collezione di Thomas Phillipps.
Online dal: 25.06.2015
Il racconto in versi Willehalm di Wolfram von Eschenbach – uno dei più importanti scrittori del medioevo tedesco – è un romanzo storico-leggendario su modello delle canzoni di gesta francesi. Narra le vicende dell'amore tra Willehalm, conte di Tolosa, e Arabel, figlia di un re musulmano, e rispecchia la storia del conflitto tra le due culture medievali. Dagli anni '60 del XIII secolo lo si trova unito in un unico ciclo con l'Arabel di Ulrich von dem Türlin, che ne racconta l'antefatto, e il Rennewart, che ne rappresenta la continuazione. Si conserva in poco più di una decina di codici completi e in numerosi frammenti.
Online dal: 18.06.2020
Manoscritto umanistico italiano tardorinascimentale, contenente estratti da opere di vari autori latini e greci tra i quali Plinio, Cicerone, Silio Italico, Plauto, Livio, Orazio, Cicerone, Sallustio, Plutarco, Seneca e altri. La Pellegrin riprende da Tammaro de Marinis l'attribuzione della scrittura al lavoro di copia di Gian Marco Cinico, attivo per i re di Napoli tra il 1458 ed il 1494. Le varie parti sono introdotte da iniziali in oro con bianchi girari, in parte solo disegnati (cc. 1v, 4v, 20r, 22r, 50r, 186v). Alcuni girari sono risparmiati, su fondo blu, rosso, verde o nero, altri colorati in rosa, verde o blu su fondo nero o dorato. I girari sono abitati da putti e animali quali conigli, cervi, farfalle, uccelli. In vari riquadri i putti sono raffigurati mentre sono impegnati nella caccia o in varie attività ludiche (per es. cc. 55r, 79r, 139r, 169r).
Online dal: 17.12.2015
Scritto da Boccaccio tra il 1353 ed il 1356, poi completato nel 1373, quest'opera morale che tratta della volubilità della Fortuna, abbondantemente copiato, stampato e poi tradotto in numerose lingue, ha conosciuto un enorme interesse in Europa. La traduzione francese di Laurent de Premierfait per Jean de Berry ha incontrato il medesimo successo dell'originale, come testimoniano i 68 manoscritti conservati contenenti questo testo. Contrariamente alla versione latina, i manoscritti in francese presentano un ricco programma iconografico, senza dubbio stabilito da Laurent de Premierfait stesso. E' il caso anche del CB 174, eseguito in Francia nel sec. XV, nel quale ogni libro si apre con una serie di piccole raffigurazioni (in totale 150) che illustrano i "casi" esposti nel testo che segue.
Online dal: 22.03.2012
La Rhetorica, opera in latino usata per l'insegnamento da Guillaume Fichet per più di dieci anni, è la testimonianza di quell'arte del « parlar bene » i cui trattati sarebbero ben presto scomparsi. Questo manoscritto riccamente miniato è stato scritto alla Sorbona a Parigi nel 1471 (nello stesso anno in cui apparse l'edizione a stampa del testo); all'inizio vi è una grande miniatura che rappresenta l'autore che offre il suo libro alla principessa Jolanda di Savoia.
Online dal: 22.03.2012
Le 13 grandi miniature di questo manoscritto di origine francese, copiato nel sec. XV, riproducono le miniature eseguite da uno dei più importanti miniatori della fine del medioevo: Jean Fouquet (BnF, ms. Fr. 247). Abbondantemente ritoccate con oro, esse occupano i due terzi della pagina; numerose iniziali arricchite di fiori su fondo oro completano il programma iconografico. L'opera manca del primo foglio, che era certamente ornato con una miniatura (Adamo ed Eva?). All'inizio del prologo una piccola miniatura rappresenta l'autore interno a scrivere il libro. Le Antiquitates iudaicae ripercorrono la storia della nazione ebraica dalla genesi fino all'anno 66 della nostra era.
Online dal: 22.03.2012
Esemplare di lusso della Vita di Esopo, a metà storica, a metà leggendaria, composta da Massimo Planudo intorno al 1300. Questi fogli costituivano un tempo la prima parte di un manoscritto contenente le Favole di Esopo oggi conservato per la maggior parte a New York. Scritto a Firenze tra il 1482 ed il 1485 per Piero, giovane figlio di Lorenzo il Magnifico che all'epoca aveva dieci-dodici anni, da Démétrios Damilas, il copista più importante della corte dei Medici. Nello splendido frontespizio si sono riconosciuti i ritratti di Planudo e di Piero.
Online dal: 17.12.2015
Il De verborum significatu, del grammatico latino Pompeo Festo, è un dizionario di lingua latina e di mitologia molto prezioso per comprendere il mondo romano. Conservato nella rilegatura contemporanea in assi di legno, questo manoscritto di origine italiana è stato copiato su pergamena nel sec. XV e contiene delle belle iniziali in oro su fondo blu e rosso. Nei margini sono state aggiunte delle citazioni per illustrare alcune parole del testo. Gli ultimi fogli sono occupati da estratti di autori greci e latini.
Online dal: 02.06.2010
Questo manoscritto non rilegato contiene uno dei testi più copiati della tradizione del ramo svetambara del giainismo, il Kalpasūtra, che era molto popolare in tutta l'India a partire dal XIV sec. Si tratta di una raccolta di storie della vita dei grandi Tirthamkara. Questo codice, copiato in alfabeto devanagari, inizia con la vita di Mahavira Jina e prosegue con le biografie di Parshvanatha e di Neminatha. Il testo è incompleto, i fogli mancanti (32, 85, 97, 103 et 125) che erano dipinti, devono essere stati venduti separatamente. Tuttavia i soggetti che contenevano possono essere ricostruiti grazie al confronto con dei manoscritti simili. Le pitture che si conservano ancora in questo esemplare (1v, 7r, 9v, 16v, 17v, 21r, 45v, 47v, 51r, 58r, 62v, 70r, 71v, 72v, 77v, 78r, 81v, 92r) rappresentano gli avvenimenti più importanti delle vite delle figure del Kalpasūtra. A partire dallo stile di queste miniature il manoscritto deve essere datato alla fine del XV secolo.
Online dal: 22.03.2018
Si tratta di un esemplare particolarmente bello, scritto in Francia (Parigi?) o nelle Fiandre, del cosiddetto Heilsspiegel, lo Speculum humane salvationis. L'opera stessa è conservata in più di 200 manoscritti ed in numerose stampe. L'opera si suddivide nella storia precedente la salvezza (Vecchio Testamento), nella storia della salvezza del Nuovo Testameno (dall'Annunciazione al Giudizio Universale), nelle 7 stazioni della Passione, nei 7 dolori e nelle 7 gioie di Maria. Oggi è mutilo di 4 fogli e della parte iniziale.
Online dal: 04.11.2010
Raccolta di testi omiletici e di teologia pastorale datati agli anni [14]52, [14]54 e [14]55, giunta ad Einsiedeln dalla regione del lago di Costanza. Le opere principali sono: Nicolao di Dinkelsbühl Sermones de sanctis, De tribus partibus poenitentiae, De indulgentiis, De oratione Dominica, una raccolta degli scritti in latino di Marco di Lindau OFM e di Giordano di Quedlinburg OESA i Sermones super commune sanctorum ed Sermones ad personas religiosas.
Online dal: 21.12.2010
Il devozionale dell'abate Ulrich Rösch di San Gallo contiene varie preghiere, orari e calendari, è decorato con elaborate iniziali e fu scritto nell'anno 1472.
Online dal: 31.07.2009
Nel codice cartaceo sono stati trascritti alla metà del sec. XV a Bellinzona una serie di decreti emanati dalle autorità viscontee tra il 1352 ed il 1443 ed indirizzati alle autorità cittadine. Nelle pagine rimaste bianche alla fine del testo sono state copiate delle lettere di esenzione rilasciate per gli uomini e la valle Mesolcina nel 1498-1499. Il codice appartenne alla famiglia Varone e nel 1537 venne acquistato e fatto restaurare dal notaio bellinzonese Giovanni Giacomo Rusca. Pervenne alla biblioteca di Einsiedeln intorno al 1787 dopo che nel XVII secolo era stato donato da Carlo Bernardino Zacconi alla biblioteca dei gesuiti bellinzonesi, poi rilevata dai benedettini.
Online dal: 20.12.2012
Manoscritto composito databile dalla seconda metà del sec. X contenente una raccolta di testi tra i quali gli Annales Einsidlenses, il De grammatica di Prisciano, il frammento di un testo riguardante il gioco degli scacchi ed un calendario utilizzato per annotazioni obituarie fino al XVI secolo.
Online dal: 19.12.2011
Salterio in tedesco. I salmi sono preceduti da rubriche che definiscono quando questi vadano recitati. Contiene inoltre dei cantici, il Te deum e le litanie dei santi. I nomi contenuti nelle litanie rimanderebbero ad un'origine del manoscritto in ambito benedettino. Il codice è stato vergato da Othmar Ortwin nel 1421. Venne acquisito nel 1839 da p. Gallus Morell, monaco e bibliotecario ad Einsiedeln, dal monastero cistercense di Wurmsbach, sul lago di Zurigo.
Online dal: 17.03.2016
Oltre alla Vita di Benedetto secondo i Dialogi di Gregorio, in una traduzione che sembra essere presente unicamente in questo codice (così secondo Werner Williams-Krapp), il manoscritto allestito nel convento delle domenicane di S. Verena di Zurigo nel 1449 contiene la traduzione di tre altre leggende che riguardano santi domenicani del XIII secolo. Anche queste sono attestate unicamente in questo codice, poco studiate, e inedite. Si tratta di una delle tre versioni della traduzione della Vita S. Dominici di Dietrich von Apolda; della traduzione della Legenda maior dell'inquisitore Pietro da Milano ucciso nel 1252 (anche conosciuto come Pietro Martire o Pietro da Verona) redatta da Thomas Agno de Lentino, al quale è aggiunta la bolla di canonizzazione Magnis et Crebris rilasciata nel 1253 da Innocenzo IV. Degno di nota il fatto che anche la traduzione della bolla contiene una leggenda di Pietro, che secondo Regina D. Schiewer è indipendente da quella di Tommaso Agno. Se le traduzioni delle leggende in lingua alemannica contenute nel Cod. 671 dovesse essere state redatte intorno al 1300 (come ritiene Schiewer), allora la versione (abbreviata?) della traduzione della vita di Domenico contenuta nel Cod. 671 costituirebbe la più antica testimonianza della presenza delle Rivelazioni di Mechthild di Magdeburgo nella Germania sudoccidentale, il capitolo finale del quinto libro della vita di Domenico (cfr. ff. 80v-82r) si basa infatti su estratti della traduzione latina del Das Fließende Licht der Gottheit.
Online dal: 22.03.2017
Il codice, di formato molto piccolo, contiene dei trattati di musica di vari autori sia italiani che francesi; tra questi Marchetto di Padova (cc. 1-44), Johannes de Muris (cc. 83-104v) e Prosdocimo de Beldomandi (cc. 51-55, 75-82). E' stato scritto nell'Italia del nord all'inizio del XV secolo.
Online dal: 13.12.2013
Christus und die Minnende Seele (“Cristo e l'anima cortese"); Enrico Suso, Vita e opere. Proprietà dei coniugi Ehlinger-von Kappel (Costanza), il codice giunse poi al convento dominicano di San Pietro a Costanza, quindi probabilmente all'abbazia di Rheinau; dopo la soppressione di quest'ultima giunse in deposito ad Einsiedeln.
Online dal: 26.04.2007
Il Cod. 337 contiene uns raccolta di nove sermoni per la Pasqua in tedesco dal corpus delle «Engelberger Predigten» (prima conosciuto sotto il nome di «Engelberger Prediger»), redatta probabilmente tra il 1415 ed il 1420. Offe un complemento alla raccolta di sermoni contenuta nei manoscritti di Engelberg Cod. 335 e Cod. 336. Nel 1615 le benedettine di S. Andrea si sono trasferite a Sarnen portando con loro questo volume, il Cod. 335 e il Cod. 336 (un terzo è probabilmente andato perso) e almeno 24 altri manoscritti; dal 1887 i volumi sono conservati nella biblioteca di Engelberg.
Online dal: 21.12.2010
L'origine di questo Büchlein der ewigen Weisheit attribuito ad Enrico Susone (1295-1366) è sconosciuta; potrebbe provenire da un ambiente francescano dalla regione alemannica occidentale. Il testo dovrebbe risalire al secolo successivo ai più antichi testimoni contenuti nei codd. 141 e 153.
Online dal: 18.12.2014
Fa parte di antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene l'intera parte invernale del Temporale e Santorale e del comune dei santi secondo la liturgia della diocesi di Losanna. La decorazione, costituita da varie iniziali miniate, è attribuita al Miniatore del breviario di Jost von Silenen, un miniatore itinerante che operò a Friburgo, Berna, Sion e in seguito Ivrea e Aosta, e che deve il suo nome al breviario in due tomi realizzato intorno al 1493 per il vescovo di Sion Jost von Silenen (1482-1496). In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due - tra cui il pendant di questo - giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey e si conservano tuttora nel Museo storico.
Online dal: 18.12.2014
Fa parte di un antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene il Proprium de sanctis ed il Commune de sanctis per la parte estiva (25 marzo-25 novembre) secondo la liturgia della diocesi di Losanna. La decorazione, analoga a quella del volume I, è attribuibile ad un altro miniatore anonimo e di minor qualità. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due - tra cui il pendant di questo - giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey e si conservano tuttora nel Museo storico.
Online dal: 18.12.2014
Fa parte di un antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene la parte estiva del De Tempore (il pendant è costituito dal vol. IV) secondo la liturgia della diocesi di Losanna. La decorazione è costituita da cinque iniziali miniate, filigranate e cadelle, dello stesso artista che ha decorato il vol. I. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari fu disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey e si conservano tuttora nel Museo storico.
Online dal: 18.12.2014
Fa parte di un antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene la parte estiva del De Tempore (il pendant è costituito dal vol. III) secondo la liturgia della diocesi di Losanna. La decorazione è costituita da cadelle, iniziali filigranate e da una unica iniziale miniata con bordura a c. 1r di un miniatore anonimo. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey e si conservano tuttora nel Museo storico.
Online dal: 18.12.2014
Il codice, composto unicamente di 28 fogli e contenente un messale parziale di rito ambrosiano, proviene dall'oratorio di S. Bernardino di Faido (Canton Ticino). Questo venne nuovamente consacrato nel XV secolo (probabilmente nel 1459) sotto il patronato della famiglia Varesi, che forse in quell'occasione lo dotò del codice per permettere la celebrazione della messa. Ai primi fascicoli (1-12, 16-19) fece probabilmente aggiungere quello con la messa per il patrono S. Bernardino (20-25), e il foglio sciolto con le due miniature con la Maiestas domini e la Crocifissione. La scrittura, una rotunda gotica di tipo italiano, contrasta con le miniature che mostrano una certa affinità con delle incisioni colorate dell'epoca di area tedesca.
Online dal: 13.06.2019
La Offnung di Burgau del 1469 è una fonte giuridica medievale. Regola i rapporti tra i membri di un comune, di una corte, o di una marca di un circolo di giustizia (qui la bassa giustizia di Burgau presso Flawil) e il suo giudice, il balivo: a quell'epoca Rodolfo IX Giel di Glattburg, un ministeriale dell'abate del monastero di S. Gallo. Originariamente gli ordini di Flawil, Gebhartschwil, Uffhoven e Rudlen, e quelli di Burgau, erano riuniti in un solo volume. Gli ordini di Flawil (fino a p. 17) sono poi stati tolti e rilegati separatamente. Alle pp. 18-28 precede la trascrizione degli ordini di Burgau quella degli ordini di gebhartschwil, uffhoven und rudeln. Il volume era affidato al rispettivo ammann di Burgau (presidente del tribunale). Dopo il 1798, in seguito all'abolizione della bassa giustizia, diventò di proprietà della corporazione del villaggio di Burgau. Dopo la sua fusione con Flawil passò in custodia all'amministrazione comunale di Flawil.
Online dal: 23.06.2014
La Offnung di Flawil del 1471, suggellata il 21 gennaio 1472, è una fonte giuridica medievale. Regola i rapporti tra i rapporti tra i membri di un comune, di una corte, o di una marca di un circolo di giustizia (qui la bassa giustizia di Flawil) e il suo giudice, il balivo: a quell'epoca Rodolfo IX Giel di Glattburg, un ministeriale dell'abate del monastero di S. Gallo. Il documento offre uno sguardo nei rapporti economici e giuridici alla fine del XV sec. Originariamente gli ordini di Flawil erano riuniti in un solo volume con quelli di Burgau, di Gebhartschwil, Uffhoven e Rudlen (Aufhofen und Rudeln). Più tardi sono stati separati. Dopo il 1798, in seguito all'abolizione della bassa giustizia, la Offnung di Flawil è entrata in possesso della corporazione del villaggio, rispettivamente ora del comune politico, di Flawil.
Online dal: 23.06.2014
Il processionale (dal lat. processio = andare avanti, sfilare dentro e fuori la chiesa) con l'ordine della processione e i canti e i testi che vi venivano recitati, è costituito di due unità codicologiche. La prima parte, risalente all'ultimo quarto del XV secolo, con canti e preghiere per tutto l'anno ecclesiastico, è adorna di sette iniziali miniate policrome con scene tratte dal Vangelo. Le sezioni cantate presentano una notazione quadrata in nero. Mentre la prima parte probabilmente non è stata realizzata in o per il convento di Katharinental (TG), la seconda parte contiene i nomi delle stazioni e delle reliquie che venivano trasportate ed è quindi destinata alle processioni del monastero delle domenicane.
Online dal: 19.03.2020
La „Historienbibel“ di Frauenfeld è stata allestita intorno al 1450 nell'atelier di Diebold Lauber ad Hagenau (Alsazia) e poco dopo rilavorata. Contiene 80 illustrazioni alle quali hanno lavorato tre diversi artisti. A partire dal XVI secolo probabilmente in possesso del convento dei canonici agostiniani di Kreuzlingen.
Online dal: 22.03.2012
Il manoscritto a piena pagina, realizzato nella seconda metà del XV secolo, è stato scritto con molta cura da uno scriba in minuscola umanistica. L'opera comprende i due testi Cribratio Alcorani (ff. 1r-70r) e Contra Bohemos (ff. 70v-90r) del cardinale Nicolò Cusano (1401-1464). Con la Cribratio Alcorani egli cercò di intraprendere un preciso studio filologico e storico del Corano e nel Contra Bohemos si è occupato di ussitismo. Il frontespizio del manoscritto (f. 1r) presenta una decorazione a «bianchi girari». Nella bordura sono integrate le iniziali che introducono il testo principale e due medaglioni con stemmi. Questi mostrano un leone bianco su fondo blu e sono sovrastati dalle insegne papali. Lo stemma può essere messo in relazione con papa Paolo II (Pietro Barbo, 1464-1471), ciò che mostra che il manoscritto è stato commissionato dal papa stesso o almeno sotto il suo pontificato. I titoli dei capitoli sono in oro con uno sfondo blu e verde. Singole iniziali sono state sottolineate con maggiore forza e una decorata a bianchi girari come il frontespizio. La ricca legatura decorata con ornamenti vegetali, medaglioni e raffigurazioni di santi risale al XVI secolo. Nel medaglione centrale sul piatto anteriore è raffigurata Maria con Gesù.
Online dal: 10.12.2020
Il libro di preghiere è stato scritto nel 1475 (c. 217v). Il luogo di origine è sconosciuto. Il testo è introdotto dall'incipit Diss büchlin ist von anis und zwantzig festen und von sextechen hochziten die durch das gantz jahr begangen werdent [...] (c. 1r). Le iniziali e l'incipit sono stati evidenziati in rosso. Altrimenti il testo è disadorno ed è stato scritto a piena pagina con inchiostro marrone da una mano principale. Al centro di molti fascicoli sono state rilegate delle brachette provenienti da un messale del XIV secolo (scritto in textualis). La rilegatura in pelle del manoscritto, contemporanea, è decorata da filetti disposti in diagonale e ferri ornamentali.
Online dal: 10.12.2020
Lo «Schwesternbuch» da St. Katharinental è stato scritto nel primo terzo del XV secolo a Katharinental presso Diessenhofen. Appartiene al genere letterario delle Vitae e contiene le storie di vita e le esperienze di misericordia di 58 monache. La scritta sulla legatura – Lebensbeschreibung viler in allhiessigem gottshauss heylig-mäßig gelebter closter-jungfrawen – è di Antonia Bögin o Botzin (archivista, † 1763) di Kaufbeuren. Di mano più tarda sono sia l'indice sul foglio di guardia anteriore che le intestazioni dei capitoli con i nomi delle monache del monastero di S. Caterina che ricorrono nel testo e la numerazione delle vite delle monache nei margini del foglio. Il manoscritto, a due colonne, è stato scritto da due mani diverse. La mano principale (pp. 1a-144a) ha scritto le vite e una preghiera. Un'altra preghiera (pp. 144b-154a) è di una seconda mano. La rilegatura in pergamena con lacci di chiusura risale al XVIII secolo. Sulla carta di guardia anteriore si legge la nota di possesso: diss buoch ist schwester Margreten von Ulm († 1583) closterfrow in Sankt Kattrinen thal by Diessenhofen. Nel 1720 suor Antonia si è registrata a p. 104 come nuova proprietaria del libro.
Online dal: 10.12.2020
Il manoscritto composito è stato prodotto tra il 1460 ed il 1470 nella regione del lago di Costanza. Si trovò forse per un certo periodo in possesso della certosa di Ittingen presso Frauenfeld. Contiene testi a carattere spirituale e profano tardomedievali che in parte sono stati pubblicati per la prima volta a partire da questo manoscritto, come per es. Die fünf Herzeleid Mariä, il Frauenfelder Passionsgedicht oppure il romanzo in prosa Willehalm, così come un estratto dal Büchlein der ewigen Weisheit di Enrico Susone.
Online dal: 23.04.2013
L'obsequiale (processionale) del vescovo di Costanza Otto IV von Sonnenberg (1481-1491) è stata scritto durante la sua vita nella zona di Costanza e contiene istruzioni per l'organizzazione di cerimonie liturgiche (per es. la elargizione di sacramenti, benedizioni ecclesiastiche ed esorcismi).
Online dal: 29.03.2019
La miscellanea a contenuto omiletico fu scritta a Überlingen nel 1495. Dall'explicit (c. 38vb) si può dedurre non solo il luogo di origine del manoscritto opido ùberlingen, ma anche il nome del copista - scribebat Stephanus hamgarter nomen - Stephanus Hamgarter von Stein (ex assistente parrocchiale di Seefelden presso Überlingen). La miscellanea contiene i Sermones dominicales de tempore (cc. 1ra-38vb) di Peregrinus di Oppeln (ca. 1260-1335), un Sermo de passione domini (cc. 59ra-66va) e altre prediche (cc. 66va-82v). Il volume è stato restaurato nel 1965 da «Hans Heiland und Sohn», che hanno anche realizzato la rilegatura in pelle verde.
Online dal: 10.12.2020
Dal colophon (Finitus est liber Iste feria secunda Post festum Concepcionis virginis Marie. Anno domini 1498. Per fratrem iohannem Coci Conuentualem huius monastero. Iiij ydus decembris Laus deo, c. 186r) si deduce che il salterio fu scritto da Johannes Koch (appare nell'obituario di Fischingen ed è documentato tra il 1498 e il 1514, parroco a Bichelsee (TG) dal 1483) e terminato nel 1498. Da notare il fatto che il testo alle cc. 98r-110r sia stato copiato da una mano successiva con inchiostro nero. Le pagine cartacee con l'inno (cc. 187r-188v) sono state probabilmente rilegate nel volume in un secondo momento. Le pagine con la musica mostrano 5 linee rosse con notazione gregoriana di tipo tedesco. Il manoscritto presenta inoltre un semplice titolo in rosso (c. 1r): Incipit psalterium in nomine domini cui fanno subito seguito le indicazioni per i giorni feriali. Anche i titoli sono stati mantenuti in rosso. All'interno del piatto anteriore e posteriore si vede ancora l'impronta dei preesistenti fogli di guardia. La contemporanea rilegatura in pelle gialla con motivo inciso a secco rinascimentale del XV o XVI secolo ha due fermagli e cantonali in metallo. Inoltre sul piatto anteriore vi è un'etichetta di carta del XVIII secolo con la segnatura C:XV. S:13. Notat: 10 che rimanda inequivocabilmente al monastero benedettino di Fischingen.
Online dal: 10.12.2020
L'opera, scritta in tedesco, contiene la vita di Tommaso d'Aquino, scritta da Guilelmus de Tocco (1240-1323). A c. 106v si legge una annotazione relativa al copista e al possibile committente dell'opera: Dis buoch hat ze tùtsche bracht gemachet vnd geschriben pfaff Eberhard von Rapreswil kilcherr zu Jonen (aggiunta anno 1418 di altra mano del XVI o XVII sec.). Dem sol Got vnsri frow sant Thoman der heilig lerer vnd die erwirdig frow die Stoeklerin ze Toess wol lonen. Secondo questa annotazione la mano del XV secolo sarebbe di Eberhard von Rapperswil, che era parroco a Jona, nel canton S. Gallo. Committente sarebbe la monaca Stöklerin di Töss (probabilmente Elsbeth Stükler). In questo modo l'opera risulta essere una delle poche traduzioni tedesche della vita di Tommaso d'Aquino. Singole iniziali sono non solo evidenziate in rosso, ma anche decorate. Il manoscritto ha una rilegatura in pelle color lampone con fermagli, restaurata nel XX secolo. Le controguardie staccate all'inizio e alla fine provengono da un manoscritto con neumi (probabilmente un kiriale) del XIII secolo. Il manoscritto contiene due note di possesso: Dijs buoch ist erhart blarer von Wartensee zuo Kemten, guothsher zuo kemtem vnd zuo Werdeg (c. 106v) e Monasterij apud D.[ivam]Yddam in Visch.[ingen] (c. 1r). Il manoscritto apparteneva quindi al principe abate Johann Erhard Blarer von Wartensee di Kempten, la cui attività è documentata per il periodo 1587-1594, e successivamente entrò in possesso del monastero di Fischingen.
Online dal: 10.12.2020
Il manoscritto cartaceo a piena pagina è datato al 20 dicembre 1453 (c. 163r). Il Liber officiorum è stato scritto da una mano principale, che ha aggiunto anche annotazioni marginali in rosso lungo tutto il manoscritto. Una seconda mano è responsabile delle glosse interlineari, di altre annotazioni marginali e delle manine di attenzione. I titoli dei capitoli e le lombarde sono in rosso lungo tutto il volume. Ognuna delle tre parti del manoscritto è introdotta da una iniziale con una figura (c. 1r, 69r, 112v). La c. 1r è stata inoltre decorata con una cornice di ornamenti vegetali. L'ex-libris all'interno della coperta anteriore indica Georg Alfred Kappeler (1839-1916, teologo e pastore) di Frauenfeld quale proprietario del manoscritto. La famiglia Kappeler è documentata a Frauenfeld dal 1443. Attraverso le cariche di insegnante o pastore rivestite, la famiglia Kappeler apparteneva alla classe media colta del XIX secolo, alla quale apparteneva anche Georg Alfred Kappeler. L'eredità di Georg Alfred Kappeler vive ancora oggi nella Biblioteca cantonale turgoviese attraverso alcuni preziosi manoscritti e stampati.
Online dal: 10.12.2020
Il manoscritto, realizzato alla fine del XV secolo, è una delle più antiche opere appartenenti alla biblioteca della certosa di Ittingen. Jacobus Saurer von Blaubeuren (morto nel 1514) è considerato il copista del manoscritto (ad eccezione delle cc. 179r-180v): […] Jacobum Sënger alias Säurer propria ipsius manu conscriptus. Il manoscritto cartaceo a due colonne contiene il Tractatus super epistolas dominicales dello scolastico francese Johannes Algrinus di Abbatisvilla e le sue annotazioni sui Vangeli per la Pentecoste. Il testo è molto regolare e scritto in una accurata scrittura «kurrent». La legatura su assi di legno rivestiti di pelle marrone con fermagli è contemporanea, ed è decorata da filetti e ferri con motivi ornamentali (stelle e ornamenti a foglia).
Online dal: 10.12.2020
Il breviario, realizzato nella seconda metà del XV secolo, contiene testi per la celebrazione della liturgia delle ore. Proprietario del manoscritto è Niklaus Hass (primissario a Allenbach): Iste liber pertinent Nicolao Hass primissario in Allenspach (c. 1r). Probabilmente il manoscritto cartaceo è arrivato al capitolo di Costanza a Kreuzlingen grazie ai buoni rapporti con il capitolo di Kreuzlingen. Il breviario a due colonne è stato scritto da sei mani diverse, delle quali la principale (cc. 33ra-287vb, 290ra-303ra, 310ra-340rb e 342r) è quella di Nikolaus Marschalk (morto nel 1448, custode e canonico del capitolo di S. Giovanni a Costanza, vedi c. 1r). Un'altra seconda mano è responsabile del calendario e dell'inizio del breviario (cc. 1r-8r, 12r-28vb e 309r-309v). Di altri interventi sono responsabili quattro altre mani (terza mano cc. 28vb-32ra; quarta mano cc. 288r-289v; quinta mano cc. 303ra-304rb; sesta mano cc. 305ra-308rb). Il manoscritto è stato scritto in una scrittura «Kurrent». Degna di nota la contemporanea legatura in assi di legno rivestite di pelle con un fermaglio e borchie in ottone. Lo stemma di Kreuzlingen è stato applicato solo successivamente sul piatto anteriore come Super librum.
Online dal: 10.12.2020
Il manoscritto dello Schwabenspiegel venne fatto realizzare nel 1410. Contiene una raccolta di leggi nazionali e feudali in uso nel tardo medioevo nella Germania meridionale e nella odierna Svizzera di lingua tedesca. Vi sono trascritti inoltre i libri biblici collegati dei Re e dei Maccabei, così come una prima traduzione tedesca della Handfeste (carta di franchigia), il diritto civico di Friburgo del 1249. Da segnalare che nel manoscritto figura una miniatura con il gonfalone della città di Friburgo, per la prima volta rappresentato con i colori bianco e nero ancora oggi in uso.
Online dal: 21.12.2009
Il manoscritto contiene un martirologio che registra le celebrazioni per l'anniversario del clero della cattedrale di Losanna; si veda la pagina del titolo non numerata: Iste liber est capellanorum celebrancium in ecclesia katedrali Lausannensi de anniversariis que fiunt per dictos celebrantes. La parte originale potrebbe risalire agli anni intorno al 1420, dopo di che molte mani più tarde hanno operato delle aggiunte per completare le messe di anniversario da celebrare. L'organizzazione interna segue il calendario, mese dopo mese. Il necrologio inizia così il primo di gennaio (p. 1) e termina il 24 dicembre (p. 167). Ogni pagina è composta da due colonne, ognuna delle quali rappresenta un giorno diverso, il cui titolo (lettera – a volte seguita dal nome della festa liturgica) è rubricato. I giorni sono indicati anche in numeri romani nella parte superiore di ogni colonna, in una scrittura gotica corsiva, un elemento che sembra essere stato aggiunto in seguito. I martirologi più antichi del capitolo cattedrale di Losanna sono conosciuti solo attraverso estratti (introdotti nel cartolario di Losanna nel 1224 e 1238 per ordine di Conon d'Estavayer) o attraverso una semplice menzione della loro esistenza (nel 1354 i delegati del capitolo furono incaricati di scrivere un «libro degli anniversari» – ma che è scomparso). Il martirologio conservato a Friburgo, probabilmente arrivato dopo la conquista bernese del Paese di Vaud, a seguito dalla Riforma, è quindi il più antico che è sopravvissuto per il periodo medievale. Permette così di colmare alcune lacune documentarie.
Online dal: 14.12.2018
L'Archivio di Stato di Friburgo possiede tutta una serie di registri dei cittadini (Bürgerbücher) dei quali quelli qui digitalizzati, il primo ed il secondo registro dei cittadini che insieme coprono il periodo dal 1341 al 1769, sono i più importanti. I registri dei cittadini permettono di osservare la cittadinanza della città di Friburgo: da una cittadinanza molto aperta per motivi economici al momento di passaggio dal XIV al XV secolo, verso una graduale chiusura, fino a un patriziato alla fine chiuso su sé stesso nel XVIII secolo. Con i registri, cioè con la controllata iscrizione dei nuovi cittadini nelle liste, che possono avere sin dall'inizio la forma di libri, furono soprattutto le città di grande e media grandezza - che presentavano una certa evoluzione politica e economica - a reagire nel tardo medioevo allo sviluppo demografico e alla immigrazione, che cercarono in questo modo di regolare, e anche alla grande peste (metà del sec. XIV). Il primo registro non venne pianificato ma è frutto dell'assemblaggio di singoli fascicoli forse rilegati nel 1416.
Online dal: 23.06.2014