Il Cod. Sang. 1398a è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Prima del 1875, 121 fogli sono stati rimossi dal Cod. Sang. 1398, e rilegati in un volume separato, il Cod. Sang. 1398b. Al precedente volume con i fogli rimanenti fu dato la segnatura Cod. Sang. 1398a. Per motivi di conservazione, dal 2003 al 2004 l'ampio volume Cod. Sang. 1398a è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 14 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1398a.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1398a, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 8° fascicolo contiene frammenti provenienti da sette manoscritti di diritto canonico e di uno testo di logica (p. 23-24). Risalgono al periodo compreso tra il X fino al XV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1398 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Prima del 1875, 121 fogli sono stati rimossi dal Cod. Sang. 1398, e rilegati in un volume separato, il Cod. Sang. 1398b. (Al precedente volume con i fogli rimanenti fu dato la segnatura Cod. Sang. 1398a). Per motivi di conservazione, dal 2003 al 2004 l'ampio volume Cod. Sang. 1398b è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 18 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1398b.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1398b, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 18° fascicolo del Cod. Sang. 1398b contiene frammenti di testi biblici (II Mcc, Vetus Latina: Dn).
Online dal: 31.05.2024
Il manoscritto di grande formato, che forma un solo volume con il Cod. Sang. 1758, è costituito da due parti. La prima parte (p. 1-214) del 1473 (datazione nell'iniziale a p. 1) venne integrata nel secolo XVI/XVII dalla seconda. Entrambe le parti però non sono complete, spesso inoltre sono state cancellate delle sezioni e sostituite con altre. Il volume raccoglie i canti per la messa - Proprium de sanctis, Commune sanctorum, Ordinarium missae (in parte con tropi), sequenze e Tractus- con notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") in un sistema con 5 linee. Insieme al Cod. Sang. 1758 offre la più antica e sistematica notazione sangallese di sequenze su linee di note. In alcune pagine si trova una decorazione costituita da bordure e iniziali, in parte con rappresentazioni figurate. Il manoscritto venne custodito fino al 1930 nella biblioteca del coro (prima del monastero, più tardi della cattedrale di S. Gallo).
Online dal: 07.10.2013
Il manoscritto di grande formato, che forma un solo volume con il Cod. Sang. 1757, contiene dei canti per la messa – Proprium de tempore, Ordinarium missae (in parte con tropi), sequenze e messe votive - in notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") in un sistema con quattro linee. Spesso delle parti sono state cancellate e sostituite con altre. Insieme al Cod. Sang. 1757 offre la più antica e sistematica notazione sangallese di sequenze su linee di note. In alcune pagine si trova una decorazione costituita da iniziali (alcune squisite con immagini in parte con oro in foglia) e bordure marginali. Nella legatura pesanti cantonali con teste di animale ed esseri favolosi. Il manoscritto venne custodito fino al 1930 nella biblioteca del coro (prima del monastero, più tardi nella cattedrale di S. Gallo).
Online dal: 07.10.2013
Introdotto da un calendario di Strasburgo, il volume contiene tra l'altro vari testi del teologo e filosofo italiano Bonaventura (1221-1274), le Regula monachorum ad Eustochium del padre della Chiesa Gerolamo, estratti dal trattato ascetico-mistico Stimulus amoris, le istruzioni per una vita monastica del francescano Heinrich Vigilis di Weissenburg e l'opera di Davide di Asburgo De compositione exterioris et interioris hominis, tutti in lingua tedesca. Il volume, definito da Kurt Ruh «Encheiridion asceticum» francescano, dovette giungere con altri manoscritti di Strasburgo (Codd. Sang. 1904, 1915 ed eventualmente 1866) nel 1590 nel monastero delle domenicane di Wil.
Online dal: 07.10.2013
Manoscritto composito contenente prediche ed istruzioni spirituali, scritto nel convento delle domenicane di S. Caterina di S. Gallo intorno al 1487 dalla priora Angela Varnbüeler. Il volume contiene tra l'altro una dettagliata predica su santa Chiara di Assisi nella quale è introdotta la sua vita, una lettera aperta di un padre al figlio spirituale attribuito ad una frate francescano, una predica sulla sofferenza, la morte ed i sacramenti (quale interpretazione di Giovanni 16,21) ed una meditazione Von der Maß des gaistlichen Crutz falsamente attribuita ad Anselmo di Canterbury.
Online dal: 07.10.2013
Copia delle cosiddette Engelberger Predigten. Si tratta di una raccolta di prediche in tedesco per le diverse occasioni dell'anno liturgico, scritte intorno al 1400 in un convento di domenicane, forse a St. Katharinental presso Diessenhofen, dove il manoscritto è rimasto per vari secoli.
Online dal: 22.06.2010
Breviario domenicano per suore, scritto probabilmente nella Germania meridionale. La scrittura e la decorazione del libro seguono modelli del XIV secolo, ma la presenza di san Vincenzo Ferrer (canonizzato nel 1453/54) e santa Caterina da Siena (canonizzata nel 1461) rimandano ad una origine soltanto nella seconda metà del XV secolo. Numerose iniziali con foglia d'oro e tralci marginali alle pp. 21 e 168 (due cani, misericordia e Justicia, cacciano un cervo, Verbum patris). Il volume proviene dal convento domenicano di Santa Caterina a Nollenberg presso Wuppenau (Turgovia), dove si trovava, secondo delle note di possesso, al più tardi nel XVII secolo. Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Importante copia per la storia del testo dell'opera Reformatio Prediger Ordens del domenicano Johannes Meyer (1442-1482) attivo a Basilea. Si tratta della copia trascritta nel 1483 da suor Elisabeth Muntprat (1459-1531) e appartenente al convento delle domenicane di S. Caterina di S. Gallo. L'opera, copiata da un modello del convento di S. Caterina di Norinberga, è una fonte preziosa per la storia dell'ordine domenicano nell'area di lingua tedesca.
Online dal: 19.12.2011
Raccolta di trattati mistici chiamato, dal nome del primo editore Carl Greith (1808-1882, vescovo di San Gallo dal 1862), Greith'scher Traktat. Le fonti principali del testo in tedesco sono Meister Eckhart, Johannes Tauler e Enrico Susone. Il manoscritto, difettoso nella parte finale, proviene dal convento delle domenicane di Santa Caterina a San Gallo (poi Wil), dove probabilmente è stato copiato. Il testo stesso potrebbe anche essere stato compilato da una copista del convento sulla base di una raccolta di testi. Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Raccolta manoscritta a carattere spirituale proveniente dal convento delle domenicane di S. Caterina di S. Gallo, scritta nella seconda metà del sec. XV per mano di una esperta copista. Il volume trasmette molte prediche in varie versioni importanti per la storia del testo. Contiene tra gli altri sette cosiddette Engelberger Predigten, la più antica trascrizione della versione B dell'opera De Nabuchodonosor di Marquardo di Lindau († 1392), dieci prediche di Johannes Tauler († 1361), una raffigurazione della vita, delle azioni e dei miracoli di S. Domenico tratta dall'opera Der Heiligen Leben, un trattato Vom klösterlichen Leben attribuito a Maestro Eckhart e degli epigrammi spirituali.
Online dal: 19.12.2011
Salterio in tedesco, completo tranne la caduta di un foglio alla fine: salmi (pp. 1-164), cantici (pp. 164-178). Con poche iniziali figurate (cane a p. 1, pesci alle pp. 141, 153 e 157). Il volume proviene dal convento delle domenicane di S. Caterina di S. Gallo; non è possibile dire con sicurezza se vi sia stato anche scritto. Dal 1930 presente in qualità di deposito della biblioteca vescovile di S. Gallo presso la biblioteca abbaziale.
Online dal: 08.10.2015
Libro di preghiere tardomedievale. Contiene nella prima parte un ufficio per Maria incompleto (ff. 1r-45v) con varianti per l'avvento e il tempo tra Natale e la Candelora (ff. 46r-51v), le Assoluzioni, le Benedizioni, le Orazioni e altre brevi orazioni (ff. 51v-68r). All'ufficio dei morti (ff. 69r-98v) con il vespro, la vigilia e le orazioni per tutto l'anno di preti, abati e di altri morti, fanno seguito orazioni di indulgenza (ff. 99r-111v). Sono andati perduti l'inizio dell'ufficio per la Madonna così come il calendario che forse precedeva il testo. Fa pensare ad una provenienza dal monastero di S. Gallo soprattutto il fatto che oltre a Maria e Benedetto vengano ricordati i santi di S. Gallo, Gallo e Otmaro (ff. 56r-56v; ff. 58r-58v). Il manoscritto, vergato in scrittura gotica, è decorato da numerose iniziali con oro in foglia e da alcune pagine con fregi vegetali nei margini. L'inizio dell'ufficio dei morti (f. 69r) è adornato da una piccola miniatura con un catafalco attorniato da due monaci benedettini, dei quali uno regge un libro di preghiera nelle mani. Da notare la legatura in pelle, che venne creata da un maestro del cuoio sconosciuto, con il monogramma S. Sulla coperta sono raffigurati i due principi degli apostoli Pietro (coperta anteriore, con libro e chiavi) e Paolo (coperta posteriore, con libro e spada), circondati da un ricco ornamento vegetale. La biblioteca abbaziale di S. Gallo poté acquisire questo manoscritto nel giugno 2006 in una vendita di Christie a New York dalla collezione del fabbricante di birra americano Cornelius J. Hauck (1839-1967) di Cincinnati (ex-libris nella copertina interna anteriore).
Online dal: 23.09.2014
La concezione di questo manoscritto, sia per quanto riguarda il testo che l'esecuzione, corrisponde alla tradizione parigina delle Horae dell'inizio del XV secolo ('Boucicaut-Meister'). Il livello più alto nell'articolazione degli elementi della decorazione del libro è raggiunto nelle sette pagine decorate con miniature; iniziali colorate su più linee marcano le divisioni testuali secondarie. Lo spazio delle illustrazioni, estremamente squadrato, di queste pagine decorate con scene figurative è circondato su tre lati da bastoni intrecciati con tralci decorativi di foglie spinose in oro, rosso e blu che riempiono completamente il largo margine della pergamena. Quattro linee di testo, accompagnate da una larga iniziale colorata, sono inserite tra l'illustrazione e il bastone decorativo in basso. La linea di apertura di ognuno dei rispettivi uffici è decorata in questo modo. Il Libro delle ore non è solamente l'oggetto più antico della collezione Carl Meyer della biblioteca cantonale dell'Appenzello Esterno, ma è pure uno dei suoi migliori e più importanti. Il committente originale di quest'opera non è conosciuto.
Online dal: 20.05.2009
Il nome del committente laico di questo Libro delle ore è sconosciuto, ma egli ha lasciato distinte tracce personali nel manoscritto: al f. 11v vi è una miniatura a piena pagina con il suo ritratto, in ginocchio e accompagnato dalle armi. La presenza di un ritratto così prominente del benefattore, indica un'ambizione considerevole da parte del committente, il quale probabilmente era un membro della classe mercantile. Inoltre, l'esecuzione del ritratto rivela l'opera di un'artista più talentuoso rispetto a quella delle altre miniature del manoscritto. Il Libro delle ore può essere stato concepito per un uso nella Francia orientale. Stilisticamente, l'opera fa mostra di un carattere provinciale.
Online dal: 20.05.2009
Questo Libro d'ore è stato realizzato secondo l'uso delle Horae parigine. Ne differisce nella sua serie, più ricca e qualitativamente più condensata, di illustrazioni: ognuna delle selezioni dei passi dei Vangeli è accompagnata da un ritratto del suo autore e l'Ufficio mariano da un ciclo completo sull'infanzia di Gesù. La ricezione, passata attraverso diverse fasi intermediarie, degli originali realizzati dal noto miniatore parigino rivela numerose incomprensioni o revisioni intenzionali. Nella loro piattezza, l'audace combinazione dei colori e le estreme diminuzioni prospettive si presentano, all'occhio contemporaneo, abituato alle moderne norme di estetica, come immagini espressive e originali. Il committente dell'opera è sconosciuto.
Online dal: 08.06.2009
L'origine di questo manoscritto, nella regione della frontiera settentrionale francese e fiamminga, può essere determinata dalle sue caratteristiche liturgiche, dalla sua legatura in cuoio a disegni stampati e dall'iscrizione Robiers Plovrins, come pure da un paragone con manoscritti stilisticamente simili. Un altro Libro d'ore, decorato dallo stesso artista, è conservato a Claremont vicino a Berkeley, California (USA). Questo esemplare è un'imitazione abbastanza rozza dello stile dello scriba e miniatore Jean Markant, il quale era piuttosto popolare verso il 1500 a Lilla. Il committente di questo volume non è conosciuto.
Online dal: 08.06.2009
Collezione di preghiere in tedesco, verosimilmente trascritta per un patrono laico (1500-1520 circa).
Online dal: 26.04.2007
Il frammento in pergamena del Champion des Dames di Martin le Franc (Libro I, v. 3901-v. 4062 + Libro II, v. 4313 – v. 4470) risale al XV sec. Il testo corrisponde a quello dell'edizione Deschaux (1999). Copiato con cura su due colonne, le diverse strofe del poema sono introdotte da iniziali colorate, alternativamente rosse e blu, e da lettere campite. Il Libro II è introdotto da una iniziale ornata su fondo oro, molto rovinata dal fatto che questo frammento è stato utilizzato nel corso del XVII sec. quale legatura di un registro fondiario appartenuto a Jacques Etienne Clavel, cosignore di Marsens, Ropraz e Brenles (f. 2r).
Online dal: 14.12.2018
Libro d'ore all'uso di Roma in latino, con calendario in francese contenente una scelta di santi venerati a Parigi. Contiene 17 miniature realizzate a Parigi intorno al 1408-1410 nella cerchia artistica del Maestro di Boucicaut, uno dei più influenti miniatori dell'inizio del sec. XV. Alla decorazione hanno collaborato anche il Maestro di Mazarino e lo Pseudo-Jacquemart, un artista della generazione precedente il cui lavoro è riconoscibile nei famosi Libri d'ore eseguiti per il duca di Berry. La miniatura raffigurante Re Davide è stata eseguita su di un foglio aggiunto e rivela la mano di un seguace del maestro che ha miniato il breviario di Giovanni di Borgogna.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino e francese scritto a Parigi nel secondo quarto del sec. XV ma miniato intorno al 1490 a Parigi o forse a Tours da vari artisti che si sono divisi il lavoro. Due miniature, l'ornamentazione del calendario e dell'Ufficio dei Morti sono opera di un artista della cerchia del Maître François, uno stretto collaboratore del Maestro di Jacques de Besançon che vi celebra Notre-Dame di Parigi in una veduta di questa città (f. 93r). I colori luminosi e le forme monumentali delle altre miniature rivelano l'influsso di Jean Bourdichon di Tours che va forse visto quale supervisore del Maestro della Chronique Scandaleuse, qui attivo in età giovanile.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario in francese. Le miniature sono incorniciate da cornici popolate di piante eseguite con grande precisione botanica. Costituisce un esempio completo dell'epoca tarda della illustrazione dei libri d'ore francesi. E' stato miniato da un importante maestro di questa fase finale della miniatura francese, influenzato dal Maestro di Claude de France e da identificare nell'appena riconosciuto Maestro del Boezio Lallemant. Nelle piccole immagini dei margini gareggia con Jean Bourdichon, che ha introdotto l'ornamentazione vegetale realistica nella decorazione marginale nelle Grandes Heures di Anna di Bretagna e in altri capolavori, ma si orienta anche alla miniatura fiamminga dell'epoca. Sul f. 1r si legge il nome di Agnès le Dieu, proprietaria del codice nel 1605.
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione del Libro d'ore hanno partecipato due miniatori attivi intorno al 1440/50: il più vecchio, autore unicamente delle miniature ai f. 13v, 105v e 140v, appartiene al «Goldrankenstil» (stile dei racemi dorati), mentre il maestro più giovane, che si caratterizza per una maggiore corporeità ed un colorito più marcato, ha assorbito l'influsso dei rinnovamenti apportati alla pittura contemporanea dai fratelli van Eyck. Questo secondo artista è responsabile del completamento nel 1440 delle Ore di Torino e ha lavorato anche al Libro d'ore Llangattock. Nel 1813 il codice venne regalato alla priora del monastero delle Bernardine di Oudenaarde dal principe de Broglie.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario all'uso di Poitiers. Tutte le miniature principali sono opera del Maestro di Poitiers 30, il cui nome deriva da due sue miniature eseguite in un messale ad uso di Poitiers conservato nella locale biblioteca, e che prima era conosciuto col nome di Maestro di Adelaide di Savoia, per la quale aveva miniato il Libro d'ore Ms. 76 del Musée Condé di Chantilly. Appartenente alla cerchia del Maestro di Jouvenel des Ursins, fu per lo più attivo a Poitiers, dove influenzò la tarda miniatura locale.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino con calendario contenente una scelta di santi di Parigi ed alcune preghiere in francese. Le tavole sulle feste mobili alla fine del codice iniziano con l'anno 1460, data da ritenere quella nella quale il manoscritto è stato terminato. La maggior parte delle miniature sono state realizzate dal Maestro di Coëtivy, cui si devono probabilmente tutte le composizioni ed i disegni preparatori. La mano di un secondo miniatore, che si propone di identificare con il Maestro di Dreux Budé, si distingue nei volti di Maria nella miniatura con la Nascita di Gesù (f. 83v), nella Adorazione dei Magi (f. 92v) e nella Incoronazione della Vergine (f. 107r).
Online dal: 20.12.2012
Il codice contiene un salterio ad uso di Evreux, città vescovile e residenza privilegiata dei re di Navarra. Si tratta di un libro liturgico che, con il calendario, le litanie e l'Ufficio dei Morti unisce in un volume alcuni tra i più importanti testi contenuti nei Libri d'ore. La decorazione è opera di un miniatore operante a Parigi intorno al 1400 che, su fondi ancora d'oro, inserisce eleganti figure in paesaggi pittoreschi. La sua paletta di colori si situa già pienamente nel XV secolo. Si propone qui di attribuirlo alla mano e all'atelier del parigino Josephus-Meister. Almeno due miniature – la miniatura con il buffone (f. 44r) e quella per l'Ufficio dei Morti (f. 131r) sono da attribuire allo Pseudo-Jacquemart.
Online dal: 20.12.2012
Il Libro d'ore, indirizzato ad una donna, reca una annotazione leggibile unicamente con i raggi ultravioletti (f. 27v) che ricorda una Jaquette de la Barre, forse appartenente alla famiglia parigina di costruttori di organi che tra il 1401 ed il 1404 realizzò l'organo di Notre-Dame. Le miniature sono state eseguite intorno al 1410 da un prominente miniatore parigino identificato con il Maestro della Mazarine, mentre i bordi sono stati aggiunti in un secondo tempo da una mano forse provenzale. Dal solito programma iconografico si distinguono le scene della Gloria di Cristo (f. 101r) invece dell'immagine di David per i Salmi penitenziali, la Resurrezione di Lazzaro (f. 141r) invece della Messa per i Morti, e la miniatura con la preghiera di S. Gerolamo (f. 139v), qui rappresentato con paramenti cardinalizi.
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione di questo Libro d'ore hanno collaborato vari miniatori. Tra questi alcune semplici miniature sono opera di un artista cresciuto nella cerchia del Maestro di Giovanni di Borgogna, mentre molti volti di Maria sono stati integrati dal Maestro di Margherita di Orléans, un notevole artista attivo intorno al 1430. Il codice appartenne nel XV sec. a Guillaume Prevost, come attestano le annotazioni relative a dei battesimi nel «Livre de raison» trascritto al f. 186v.
Online dal: 20.12.2012
Oltre all'inusuale codice per il re Carlo VIII, qui descritto con la collocazione Utopia Cod. 111, esiste un secondo Libro d'ore, dipinto dallo stesso artista. È rimasto incompleto nella decorazione dei margini, e non tutte le grandi immagini seguono il canone usuale per i Libri d'ore ma mostrano al contrario dei motivi non convenzionali. In entrambi i manoscritti spicca il motivo dell'Albero di Adamo che unisce otticamente i due volumi e che non si trova in altri codici dello stesso miniatore. Anche le quasi identiche dimensioni dei fogli suggeriscono che possa trattarsi di due volumi collegati, prodotti per il re ad una certa distanza di tempo. La morte prematura ed inaspettata di Carlo VIII dopo un incidente nel castello di Amboise potrebbe costituire la spiegazione del perché questo secondo manoscritto non venne completato.
Online dal: 13.10.2016
Questo Libro d'ore costituisce un regalo dell'editore parigino Anthoine Vérard al re francese Carlo VIII (1470-1498). Il monarca fu uno delle figure più importanti per l'editoria parigina dal 1480. La sua attività di collezionista è strettamente collegata alla produzione a stampa di lusso del libraio ed editore Anthoine Vérard. Soprattutto degne di nota sono i bordi: il margine di ogni foglio è decorato da otto immagini nei quali si susseguono gli avvenimenti del Vecchio e del Nuovo Testamento. Notevole il valore didattico attribuito a questo Libro d'ore, poiché ogni paio di immagini viene commentato con dei versi di spiegazione in francese medio. Questo codice si colloca stilisticamente in stretto contatto con il Cod. 110, realizzato probabilmente anche per il re, dal medesimo artista.
Online dal: 13.10.2016
Fa parte di un antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene l'intera parte invernale del Temporale e Santorale e del comune dei santi secondo la liturgia della diocesi di Losanna e costituisce il duplicato del volume I oggi custodito presso la parrocchia cattolica di S. Lorenzo di Estavayer-le-Lac. La decorazione comprendeva in origine otto iniziali, di cui ne sono rimaste unicamente due decorate (p. 71 e p. 429), ed è attribuibile al decoratore e copista Conrad Blochinger, attivo quale correttore e integratore di parti di testo anche negli altri volumi. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due - tra cui questo - giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey, dove vengono conservati nel Museo storico.
Online dal: 25.06.2015
Fa parte di un gruppo di tre antifonari realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di S. Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene il Proprium de sanctis ed il Commune sanctorum per la parte estiva secondo la liturgia della diocesi di Losanna e costituisce il duplicato del volume II oggi custodito presso la parrocchia cattolica di S. Lorenzo di Estavayer-le-Lac. Le tre iniziali miniate figurate (p. 207, p. 271 e p. 397) rimaste sono attribuite al Maestro del Breviario di Jost von Silenen, un miniatore itinerante che operò a Friburgo, Berna, Sion e in seguito Ivrea e Aosta. È conosciuto con il nome di Maestro del Breviario di Jost von Silenen e di Miniatore di Giorgio di Challant. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1520 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due — tra cui questo — giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey, dove vengono conservati nel Museo storico.
Online dal: 20.12.2016
Contiene i salmi biblici ordinati secondo la suddivisione della liturgia delle ore in latino, con la rispettiva traduzione in tedesco. E' stato trascritto da due copiste, monache del convento domenicano di S. Caterina a S. Gallo, di cui una riconoscibile in Angela Varnbühler. La rilegatura, semplici assi di legno rivestiti di pelle senza alcuna decorazione, è tipica della prima fase dello scriptorium di S. Caterina ed un ulteriore elemento che ne certifica la provenienza.
Online dal: 23.04.2013
Volumetto contenente diverse preghiere in latino, talvolta precedute da rubriche in tedesco. Di una sola mano, non presenta note di possesso ed è rivestito con una legatura floscia probabilmente contemporanea.
Online dal: 04.10.2018
Volumetto composto di due parti, contenente preghiere e meditazioni su vari temi da leggere sull'arco di 30 giorni. Una parte (cc. 1r-45r) – ora all'inizio ma probabilmente originariamente collocata alla fine – è stata scritta da Maria Ferrin, come si legge a c. 45r. Quella che oggi è la seconda parte è stata vergata da due mani della seconda metà del XV-inizio del XVI secolo. Per la legatura floscia è stato utilizzato un frammento di lezionario pergamenaceo.
Online dal: 04.10.2018
Quest'opera presenta in 24 discorsi, ognuno dei quali assegnato a un diverso tema, una guida alla vita cristiana, combinata con passaggi scelti da più di 100 autori. Nel tardo Medioevo questo era uno dei testi favoriti da leggere ad alta voce durante i pasti, specialmente la lunga e dettagliata vita di Maria del «12. Alten», la quale lega la storia della Passione di Cristo al destino di Maria.
Online dal: 31.07.2009
Il manoscritto contiene una versione finora sconosciuta della traduzione tedesca del De reparatione hominis, opera principale del francescano Marquardo di Lindau. Tramanda inoltre alcune delle «Engelberger Predigten», completando in questo modo la raccolta contenuta nel Cod. Sang. 1919. Degno di nota il fatto che entrambi i manoscritti si rifacciano a un modello al quale circa 50 anni prima si erano orientati anche il Cod. Sang. 1004 e il Wil M 47 per la loro scelta (anche in questo caso complementare) di «Engelberger Predigten».
Online dal: 07.10.2013
Questo codice, scritto dal benedettino Friedrich Kölner e destinato all'eremitaggio di S. Giorgio, contiene tra l'altro una traduzione - tramandata unicamente in questo codice - della Lettera di Jan van Schoonhoven, una predica di Tauler (Vetter Nr. 70) ed estratti dal capitolo 49 della Vita di Enrico Susone. Tramanda inoltre alcune delle «Engelberger Predigten» completando in questo modo la raccolta contenuta nel Cod. Sang. 1004. Degno di nota il fatto che entrambi i manoscritti si rifacciano ad un modello al quale si orienteranno circa 50 anni dopo anche i mss. Cod. Sang. 1919 e Wil M 42 (anche in questo caso in modo complementare) per la loro scelta di «Engelberger Predigten». La brachetta del fascicolo 12 è costituita da resti di un manoscritto pergamenaceo tedesco su due colonne, rubricato, della prima metà/metà del XIII sec.
Online dal: 07.10.2013
Il manoscritto, che nelle ricerche storiche precedenti era definito col nome di «Chronik», è il «Konventsbuch» del convento di S. Caterina di S. Gallo (61r:...und sol dis also in des convents buoch gesetz werden...). Vi si trovano, in ordine cronologico, registrazioni relative agli interessi economici del convento. Il manoscritto venne iniziato in occasione della Riforma, quando il monastero passò da proprietà singola a proprietà comuitaria. Così il «Konventsbuch» permise alla comunità di suore di ottenere ragione sui propri diritti relativi ai beni amministrati ed informazioni su quanto rimasto di quelli prima in loro possesso. Nel manoscritto hanno trovato posto informazioni sull'attività edilizia, sulle dotazioni, sullo Scriptorium, sulle vertenze giuridiche, sulle donazioni, informazioni su singole sorelle, sulla cura delle anime o lavori in genere, così come sporadicamente notizie sulla storia del convento.
Online dal: 31.07.2009
Questo manoscritto su pergamena, decorato e con notazione musicale, contiene il Proprium de tempore (parte invernale, dalla prima domenica d'Avvento fino al Venrdì Santo), ed è stato scritto verso la fine del sec. XV. Il testo si interrompe in fondo alla pagina con la fine del terzo salmo delle Laudi per il Venerdì Santo. L'antifonario si trovava nel convento delle domenicane di S. Caterina a S. Gallo dove forse è anche stato scritto. La stessa mano ha redatto anche il manoscritto contenente la parte estiva dell'antifonario (Wil, convento delle domenicane di S. Caterina, M III).
Online dal: 21.12.2010
Questo antifonario con la segnatura M III contenente le feste dei santi (Proprium de sanctis da Andrea a Domenico), è stato scritto dalla stessa mano di quello contenente la parte invernale (Wil, convento delle domenicane di S. Caterina, M II). Su pergamena, decorato e con notazione musicale, come l'M II è stato scritto probabilmente nel convento delle domenicane di S. Caterina a S. Gallo.
Online dal: 21.12.2010
Processionale copiato dalle domenicane del convento di S. Caterina di S. Gallo nella seconda metà del sec. XV . Il codice è trascritto in gotica testuale dalla stessa monaca che ha copiato i Processionali M VIII, forse il processionale M VI e quello ora Cod. Sang. 1914. Potrebbe trattarsi del manoscritto ij nv́wi procesional ricordato nel 1484 nella Cronaca del convento (Konventsbuch) e che nel 1485, secondo la stessa cronaca, venne poi rilegato. La copertina - dei semplici assi di legno rivestiti di pelle senza alcuna decorazione - è tipica della prima fase dello scriptorium di S. Caterina ed un ulteriore elemento che ne certifica la provenienza.
Online dal: 23.04.2013
Breviario scritto dalle domenicane del convento di S. Caterina di S. Gallo Cordula von Schönau e Verena Gnepser nella seconda metà del sec. XV. Oltre al calendario contiene la parte estiva del Proprium de tempore (domenica di Pasqua fino alla 25. settimana dopo l'ottava di Pentecoste), l'ufficio In dedicatione ecclesiae, le Collectae de sanctis et de communi sanctorum (Tiburzio e Valeriano fino a Domenico), l'Officium commune sanctorum, due salteri e un innario. Nel calendario che apre il manoscritto cartaceo, si leggono alcune annotazioni di mano di Verena Gnesper con i nomi di alcuni parenti. Questo fa pensare che il breviario fosse di suo uso personale.
Online dal: 21.12.2010
Manoscritto contenente un breviario domenicano, introdotto dal calendario che presenta alcune note obituarie. Il codice è stato scritto da Cordula von Schönau, domenicana nel convento di S. Caterina di S. Gallo, che si firma all'interno della coperta anteriore e appone l'ex-libris con la data sulla prima carta di guardia. La mano di Cordula si ritrova anche in S. Gallo, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 406, in Überlingen, Leopold-Sophien-Bibliothek, Ms. 22 e, a Wil, nel codice M 3, in alcune parti dello «Schwesternbuch» (Libro delle sorelle) e del «Konventsbuch» (Cronaca).
Online dal: 04.10.2018
Manoscritto contenente vari testi di contenuto liturgico e ascetico. Il volume è stato copiato da varie mani più o meno esperte, delle quali una appone la data .I.5.I.3. con le iniziali J. ae. (c. 47v) e un'altra solo le iniziali J. h. L. (c. 101v). Funge da coperta una pergamena contenente un atto del vescovo di Costanza del 1441.
Online dal: 04.10.2018
La prima parte del codice contiene due prediche sulla carità tradotte dal latino e vergate nel 1589 da un copista che si firma F. C. A. (c. 7v). Il resto del manoscritto è opera di due diversi copisti operanti nella seconda metà del XV secolo e contiene una predica per ordini religiosi (cc. 8r-30r) e un trattato su peccati e pentimento (cc. 31r-49r). Quale copertina è stata usata la pagina di un calendario (novembre/dicembre, XIV sec.) che presenta alcune note obituarie.
Online dal: 04.10.2018
Il titolo attribuito a questo manoscritto è ingannevole: non indica infatti, come solito nella ricerca, una collezione di brevi biografie delle suore decedute di un particolare convento composta da persone loro vicine nelle successive generazioni di suore. Per quanto riguarda il contenuto, il Libro delle sorelle di San Gallo si compone di due parti, probabilmente composte all'inizio degli anni 1480: Parte 1, ff. jr-xxiiijv (pp. 5-14r nella nuova numerazione): regesti della storia del convento durante gli anni 1229-1488, con riferimento ai relativi documenti. Parte 2, ff. xxvir-xxxvjr: corrispondenza tra le suore domenicane di San Gallo e quelle del monastero di Santa Caterina a Norimberga; ff. xlviijr-CClvjr: non più in forma di lettera (con allocuzioni o formule di saluto, ecc.), ma piuttosto riassunti, redatti in forma di rapporto e raggruppati per tema, di pratiche in uso a Norimberga; ff. CCLIXr-CCLXIVv: indice.
Online dal: 31.07.2009
Descritto ai ff. Ir-Ixxxjv: un catalogo dei fondi, delle tenute e delle proprietà terrene insieme con delle informazioni sulla loro produttività e sui redditi generati; dopo il f. 84 è inserito un fascicolo contenente un registro, in una mano del 1600 circa, con un lista in ordine alfabetico, situata nella parte destra.
Online dal: 31.07.2009
Questo manoscritto del Gioco degli scacchi, un trattamento allegorico dell'ordine sociale basato sul gioco degli scacchi, è stato realizzato durante gli anni 1420, probabilmente a Lucerna. 24 disegni diluiti a penna mostrano i rappresentanti di ogni ceto.
Online dal: 31.07.2009
Questo manoscritto contiene l'intero testo del Pentateuco e le haftarot (letture settimanali dai Profeti). Il manoscritto contiene sei iniziali miniate in un riquadro all'inizio di ogni libro del Pentateuco e all'inizio delle haftarot. La scrittura ebraica sefardita semicorsiva ed altre caratteristiche codicologiche del manoscritto indicano un'origine sefardita e una datazione alla seconda metà del XV secolo. E' probabile che il Pentateuco della collezione Braginsky sia opera di un artista attivo nella scuola di Lisbona, conosciuta per la produzione di 30 manoscritti che si caratterizzano per la decorazione in gran parte senza figure: riquadri con iniziali filigranate, decorazione a penna floreale e astratta ad inchiostro rosso, puntini multicolori e fiori.
Online dal: 13.10.2016
Il rito romano, generalmente noto come Nussah Roma, costituisce la più antica sequenza di preghiere al di fuori dell'antico territorio di Israele e di Babylonia, e riprende molte tradizioni della Palestina. L'ornamentazione del manoscritto include molte iniziali in un riquadro decorato a penna con disegni geometrici e floreali, solitamente ad inchiostro rosso e blu. La pagina di apertura miniata contiene la parola iniziale Ribbon (Maestro [di tutti i mondi]), collocata in un riquadro rettangolare con decorazione a penna filigranata rossa e blu e lettere dorate. Nel margine inferiore si trova uno stemma di famiglia non identificato che rappresenta un leone rampante. Il manoscritto è vergato da Samson ben Eljah Halfan, un membro della famiglia di copisti e studiosi Halfan, i cui antenati appartengono ad un gruppo di ebrei espulsi dalla Francia nel 1394, e che trovarono rifugio in Piemonte, nell'Italia del nord.
Online dal: 13.10.2016
Isaac di Corbeil († 1280) è l'autore di questo Piccolo libro dei Comandamenti, anche conosciuto come Sefer Mitzvot Katan (abbreviato SeMaK). Questa versione abbreviata dei 613 comandamenti biblici positivi e negativi, e alcuni pochi rabbinici aggiunti, è stata divisa in sette sezioni giornaliere da leggere in sequenza e da completare in una settimana. Dopo essere diventato popolare in Francia, il SeMaK raggiunse la Germania, dove venne riconosciuto come un'opera normativa Halakhah. Questo manoscritto è il più recente dei tre presenti nella collezione Braginsky (oltre ai BC 240 e BC 182) e testimonia della complessa diffusione del SeMaK in Germania. Le glosse sono opera di Moses di Zurigo, che visse in questa città nella metà del XIV secolo. Di conseguenza, i manoscritti contenenti le glosse di Moses vengono chiamati gli Zurighesi. Commenti e glosse in forma di 'finestre' di forma rettangolare vennero spesso aggiunti nei margini o nel testo stesso, dando forma ad una impaginazione esteticamente piacevole e creativa. La mancata identificazione della fonte di queste glosse, ha fatto in modo che i copisti abbiano frequentemente contribuito a creare confusione nel determinare l'autorità di questi commenti.
Online dal: 13.10.2016
Questo manoscritto di Yaakov ben Asher (figlio del rabbino e copista Asher ben Jehiel) contiene una delle più antiche copie del Arba'a turim, uno scritto a carattere religioso-giuridico. L'intera opera si occupa di tutte le leggi ebraiche concernenti le preghere e la sinagoga. Questo esemplare contiene unicamente la prima di quattro parti. Intorno al testo principale si trovano molte glosse e commenti; da menzionare una annotazione autografa dell'influente rabbino tedesco Jakob Weil del XV secolo e delle note in lingua slava. Il manoscritto contiene inoltre delle versioni che differiscono dalla edizione standard, così come dei Responsa ("Responsa rabbinici"), altrimenti sconosciuti, dell'importante rabbino Israel Isserlin (1390-1460).
Online dal: 19.03.2015
Contiene la traduzione in ebraico dei sette capitoli degli aforismi di medicina di Ippocrate di Hillel ben Samuel di Verona (ca. 1220 – ca. 1295) che, al contrario di altre traduzioni esistenti, si basa sulla versione latina di Costantino Africano (+ prima di 1098/99) piuttosto che sulle traduzioni arabe dell'originale greco. Il testo è accompagnato dal commento di Moses ben Isaac di Rieti (1388-dopo il 1460), caporabbino di Roma e poeta. Il suo commento si basa in larga misura su quello di Mosé Maimonide (1138-1240) e su Galeno di Pergamo (II d.c.). Questo codice tramanda la prima versione - delle due che si conoscono - del commento di Mosé da Rieti. La datazione si basa sull'identificazione delle filigrane della carta.
Online dal: 18.12.2014
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il cabbalista spagnolo Abramo Abulafia (1240- dopo il 1291) sostiene un concetto della cabbala che poco o niente ha a che fare con quella che era prevalentemente nota. Egli non la interpretava né come una forma della gnosi né come una specie di filosofia teosofica, che si concentrasse sulle Sefirot, emanazioni del divino. Al contrario cercò di raggiungere uno stato di estasi profetico-mistico, partendo dalla sua convinzione che l'esperienza dei profeti deve essere stata di natura estatica e che tutti i veri mistici debbano essere stati dei profeti. Quest'opera era particolarmente popolare e diffusa sotto i titoli Chajje ha-olam («La vita nel mondo dell'Al di là») oppure Sefer ha-Schem («Libro del nome divino») oppure Sefer ha-iggulim («Libro dei cerchi»), ma in questo manoscritto viene nominato Sefer ha-Schem ha-meforasch («Libro del nome che non si può nominare»). Il codice contiene dieci iscrizioni raffigurate in cerchi concentrici in inchiostro nero e rosso, così come 128 solo in inchiostro nero. Queste contengono delle dettagliate istruzioni per la meditazione mistica. Contemplando questi cerchi si dovrebbe recitare il nome di Dio - racchiuso in 72 lettere - originato dalla combinazione dei valori numerici delle lettere nei nomi nelle dodici tribù di Israele, dei patriarchi e delle nove lettere delle parola Schiwte Jisra'el («Tribù di Israele»). Il lettore dovrebbe «entrare» in ognuno dei tre cerchi rosso-neri partendo dall' «ingresso» indicato al poso, che è indicato, per così dire, da un piccolo tratto di penna.
Online dal: 18.12.2014
L'opera Minhagim («Riti liturgici») viene attribuita a Samuel di Ulm, anche se la paternità non è definita in modo chiaro. Dal punto di vista del contenuto contiene numerosi insegnamenti che si basano sulle opinioni di Jakob Moellin (1360-1427). Viene considerato una grande autorità spirituale del mondo aschkenazita. Probabilmente il manoscritto fu redatto nell'ultimo terzo del sec. XV in Italia poiché i disegni a penna si collocano nella tradizione dell'Italia del nord di quest'epoca. Molti dei motivi decorativi, per es. una testa con un naso pronunciato e pesanti palpebre che si sviluppano da un ornamento, o un lungo muro di città con torri rotonde, sono considerati tipici per Joël ben Simeon, importante rappresentante della tradizione illustrativa norditaliana.
Online dal: 18.12.2014
Il volume, sicuramente molto utilizzato, si presenta in buone condizioni di conservazione ed è vergato in una elegante scrittura quadrata e semicorsiva. Contiene preghiere quotidiane e piyyutim per i giorni festivi, ma anche varie altre da recitare in occasioni speciali, e l'intero testo della Haggadah per la festa ebraica, un testo solitamente trascritto separatamente. Il manoscritto presenta un interessante caso di censura: lo spazio per la preghiera Alenu le-shabbeah, che si riteneva contenere un implicito insulto ai cristiani, è stato lasciato vuoto (19r-v). L'intero codice è stato sottoposto a censura a Mantova da parte di Dominico Irosolimitano, uno dei più attivi censori attivo in Italia a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Questi non ha espunto nessun passaggio ma si è limitato ad apporre la sua firma sull'ultima pagina (f. 112v), a riprova dell'avvenuto controllo.
Online dal: 18.12.2014
Questa miscellanea sul ciclo di vita ebraico, databile all'ultimo terzo del secolo XV, rappresenta probabilmente un regalo di nozze. Fu copiata da Leon ben Joschua de Rossi di Cesena. Contiene delle preghiere per la cerimonia della circoncisione, il formulario per una contratto di matrimonio da Correggio del 1452 (senza nomi), testi relativi al rito delle nozze, tra i quali un inno con l'acrostico El'asar; il contratto per un matrimonio stipulato a Parma nel 1420 tra Juda, figlio di Elchanan di Ascoli Piceno e Stella, figlia di Solomon di Mantova. Inoltre contiene preghiere per il cimitero con una apposita da recitare durante il banchetto del funerale; un rituale per evitare cattivi sogni; Ka'arat kesef, un poema etico del poeta provenzale Jehoseph ben Hanan ben Nathan Ezobi del sec. XIII e infine - aggiunto da altra mano - una preghiera personale di Moses Latif per Joab Immanuel Finzi. Immediatamente alla fine del contratto si trova la raffigurazione della coppia di sposi (f. 10v). L'acconciatura, i vestiti e il velo della sposa rimandano alla contemporanea moda ferrarese, ciò che confermerebbe che il manoscritto è di origine italiana, forse della stessa Ferrara.
Online dal: 18.12.2014
Piccolo Libro d'Ore in latino, molto rifilato, contenente i Sette salmi, il Cursus beate virginis Marie, l'Ufficio dei Morti, il Cursus de passione Domini e varie orazioni. La decorazione è costituita da varie iniziali con tralci vegetali e da una miniatura a piena pagina (5v) - purtroppo in parte rovinata - raffigurante l'Ecce homo davanti al quale è inginocchiato il donatore, accompagnato a destra dal suo stemma. L'accenno ad indulgenze emanate dai papi Gregorio e Calisto III (1455-1458) (f. 139) permette di restringere la datazione alla seconda metà del XV secolo, mentre lo stile della decorazione rimanda ad un'origine nella Germania meridionale, forse ad Augsburg, nella cerchia del miniatore Johannes Bämler.
Online dal: 23.06.2014
Il rituale proviene dal convento di Münsterlingen (Turgovia); contiene una serie di preghiere e canti che le monache dovevano recitare in processione nel chiostro del convento ed un lungo ufficio (54v-72v) da recitare in occasione della sepoltura di una conventuale, introdotto da una miniatura raffiugurante s. Michele che pesa l'anima della morta. Le rubriche sono in parte in tedesco e in parte in latino. Sulla base dello stile delle tre iniziali presenti, e di confronti con la pittura su tavola, la realizzazione del codice viene attribuita alla regione di Costanza. Nel corso di un restauro eseguito intorno al 1973, sono stati staccati i due fogli in pergamena originariamente incollati all'interno della legatura e provenienti da un lezionario in minuscola precarolina databile all'inizio del IX secolo (Mohlberg: XI sec.).
Online dal: 09.04.2014
Breviario in due volumi realizzato nel 1493 per Jost von Silenen († 1498), vescovo di Sion dal 1482 fino alla sua deposizione nel 1497. Riccamente decorato, le miniature sono opera di un artista itinerante attivo negli ultimi decenni del XV secolo a Friburgo, Berna e Sion, dove è conosciuto con il nome di Miniatore del breviario di Jost von Silenen, e all'inizio del XVI secolo ad Aosta e Ivrea, dove assume il nome di Miniatore di Giorgio di Challant.
Online dal: 20.12.2016
Breviario in due volumi realizzato nel 1493 per Jost von Silenen († 1498), vescovo di Sion dal 1482 fino alla sua deposizione nel 1497. Riccamente decorato, le miniature sono opera di un artista itinerante attivo negli ultimi decenni del XV secolo a Friburgo, Berna e Sion, dove è conosciuto con il nome di Miniatore del breviario di Jost von Silenen, e all'inizio del XVI secolo ad Aosta e Ivrea, dove assume il nome di Miniatore di Giorgio di Challant.
Online dal: 20.12.2016
Frammento di un documento ufficiale della Repubblica di Venezia, contenente una pagina miniata e parte dell'indice della Commissione di Cristoforo Duodo, procuratore di San Marco de ultra dal 1491 al 1496. I procuratori erano la più alta carica della Serenissima dopo il doge e alla loro elezione facevano redigere dei Capitolari, in genere miniati, contenenti il loro giuramento e le liste delle commissioni, e cioè degli specifici doveri cui avevano giurato di obbedire. Questo frammento si aggiunge alla 21 commissioni di procuratori veneziani risalenti al sec. XV rimaste, tra le quali si distingue per la miniatura, da attribuire a un maestro veneziano di buon livello formatosi nell'ambito di Leonardo Bellini, e per la rara presenza della raffigurazione del Santo onomastico non solo del procuratore ma anche della moglie.
Online dal: 20.12.2016
Uno di sei fogli in pergamena provenienti da un Libro d'Ore, scritto in bastarda e databile alla seconda metà del XV secolo. Presenta delle iniziali miniate in oro su campo blu o rosa alternato, da cui si diparte nel margine un racemo a penna con fogliette trilobate. Uno dei frammenti (nr. 5) contiene una parte delle litanie dei santi.
Online dal: 23.06.2016
Uno di sei fogli in pergamena provenienti da un Libro d'Ore, scritto in bastarda e databile alla seconda metà del XV secolo. Presenta delle iniziali miniate in oro su campo blu o rosa alternato, da cui si diparte nel margine un racemo a penna con fogliette trilobate. Uno dei frammenti (nr. 5) contiene una parte delle litanie dei santi.
Online dal: 23.06.2016
Uno di sei fogli in pergamena provenienti da un Libro d'Ore, scritto in bastarda e databile alla seconda metà del XV secolo. Presenta delle iniziali miniate in oro su campo blu o rosa alternato, da cui si diparte nel margine un racemo a penna con fogliette trilobate. Uno dei frammenti (nr. 5) contiene una parte delle litanie dei santi.
Online dal: 23.06.2016
Uno di sei fogli in pergamena provenienti da un Libro d'Ore, scritto in bastarda e databile alla seconda metà del XV secolo. Presenta delle iniziali miniate in oro su campo blu o rosa alternato, da cui si diparte nel margine un racemo a penna con fogliette trilobate. Uno dei frammenti (nr. 5) contiene una parte delle litanie dei santi.
Online dal: 23.06.2016
Uno di sei fogli in pergamena provenienti da un Libro d'Ore, scritto in bastarda e databile alla seconda metà del XV secolo. Presenta delle iniziali miniate in oro su campo blu o rosa alternato, da cui si diparte nel margine un racemo a penna con fogliette trilobate. Questo frammento contiene una parte delle litanie dei santi.
Online dal: 23.06.2016
Uno di sei fogli in pergamena provenienti da un Libro d'Ore, scritto in bastarda e databile alla seconda metà del XV secolo. Presenta delle iniziali miniate in oro su campo blu o rosa alternato, da cui si diparte nel margine un racemo a penna con fogliette trilobate. Uno dei frammenti (nr. 5) contiene una parte delle litanie dei santi.
Online dal: 23.06.2016
Frammento pergamenaceo proveniente da un Libro d'ore di origine francese e contenente una parte dell'Ufficio della Vergine.
Online dal: 23.06.2016
Foglio di un calendario (mese di gennaio diviso su due pagine) proveniente da un manoscritto liturgico di piccolo formato, probabilmente un breviario. La presenza nel calendario all'11 gennaio della festa obitus Tercii regis. Duplex, che ricorda i tre re magi, fa pensare ad un calendario all'uso della diocesi di Colonia. La decorazione si ispira alla miniatura italiana (padovana-ferrarese) in uso nella seconda metà del XV secolo.
Online dal: 23.06.2016
Collezione di testi autografa del monaco sangallese itinerante Gallo Kemli († c. 1481). Contiene numerosi testi, dei quali Kemli fu autore o solo copista; tra questi l'inventario della sua biblioteca personale. Con l'autorizzazione del suo abate, Kemli si allontanò per 30 anni dall'abbazia madre sangallese, soggiornando in città e villaggi della Svizzera e della Germania.
Online dal: 26.04.2007
Una delle due più antiche trascrizioni (XV secolo) dei “Nüwe casus monasterii Sancti Galli”, composta da Christian Kuchimaister intorno al 1335. Cittadino sangallese, Kuchimaister ripercorre la storia del monastero di San Gallo (aggiungendo anche dettagli sulla storia della città) dal 1228 al 1329. L'opera è una delle più importanti fonti della storia dell'area del Bodensee tra il XIII e gli inizi del XIV.
Online dal: 20.12.2007
Lista delle spese del monastero di San Gallo ai tempi dell'abate Otmaro Kunz (1564-1577) e notizie annalistiche sul monastero dal XV secolo fino al 1630.
Online dal: 20.12.2007
La "Historienbibel" riccamente illustrata, proveniente dall'atelier di Diebold Lauber, appartiene alla redazione IIa del testo (secondo Vollmer). Contiene per il Vecchio Testamento una versione in prosa della Weltchronik di Rudolf von Ems (con la continuazione veterotestamentaria) e per il Nuovo Testamento una versione della Marienlebens del Bruder Philipp. Il ciclo delle illustrazioni, più ricco rispetto a quello di manoscritti analoghi, va attribuito al miniatore del gruppo A attivo nell'atelier di Lauber intorno al 1430.
Online dal: 09.04.2014
Per l'edizione del facsimile di questo manoscritto gli editori scelsero il titolo Vom Einfluß der Gestirne auf die Gesundheit und den Charakter des Menschen, che voleva sottolineare l'aspetto più importante dell'opera, quello astrologico. Uomo e cosmo stanno in stretta relazione, i sette pianeti – Saturno, Giove, Marte, il Sole, Venere, Mercurio e la Luna – hanno degli influssi diretti sull'uomo. Il manoscritto, riccamente illustrato, venne fatto realizzare da Erasmus e Dorothea Schurstab di Norimberga (1v immagine di donazione con stemma e raffigurazione della crocifissione su fondo dorato). Nel 1774 Johann Jakob Zoller di Baden donò il manoscritto alla biblioteca della città di Zurigo, fondata nel 1629.
Online dal: 09.06.2011
Codice miscellaneo proveniente dal monastero di San Gallo; preserva una varietà di testi per lo più brevi dei secoli IX-XV. Contiene anche, tra altri testi del IX secolo, l'unica versione dell'epopea di Carlo Magno di Aquisgrana (o di Paderborn), composta in occasione dell'incontro, avvenuto nel 799, tra Carlo Magno e papa Leone III. Contiene inoltre: l'unico esemplare dei cosiddetti «Carmina Sangallensia» (versi sui dipinti a muro dell'ex Gallusmünster – chiesa di San Gallo –, nel monastero di San Gallo); trattati teologico-canonici e sermoni dei secoli XIV-XV.
Online dal: 20.12.2007
Codice miscellaneo del monaco itinerante sangallese Gallo Kemli († 1481). Contiene un gran numero di testi trascritti o composti da Gallo, in lingua latina e germanica (Diversarius multarum materiarum): ricette mediche, istruzioni per canti liturgici, esorcismi, regole per gli scribi, indulgenze, ecc. Furono incollati all'interno del codice dodici fogli a stampa del XV secolo, testimonianza di prim'ordine per la storia della stampa europea.
Online dal: 26.04.2007
Codice miscellaneo (Collectanea) autografo del monaco sangallese itinerante Gallo Kemli († 1481), che ne fu anche possessore. Include testi di argomento per lo più teologico-filosofico, astronomico e medico, ma anche di altra natura: è il caso, ad esempio, di ricette contro pidocchi, pulci e vermi, o di un testo su pesci e crostacei presenti nelle acque della Svizzera e della Germania meridionale; Contiene anche consigli sui tempi per la loro cattura e le modalità per la loro preparazione.
Online dal: 26.04.2007
Questa miscellanea aschenazita del XIV e XV secolo è un vademecum ad uso personale e destinato ad uno studioso. E' composta principalmente di materiale halakhah sulla macellazione rituale, e riporta le decisioni delle più importanti autorità rabbiniche aschenazite dal XIII al XV secolo. Sparsi nel manoscritto vi sono anche numerosi trattati e tavole dei calendari ebraici e cristiani. Inoltre, vi è una selezione di commenti liturgici e mistici, oltre a brani di letteratura etica, midrash e talmudica. I margini del manoscritto sono pieni di piccole annotazioni, testi su ricette mediche e incantesimi magici per varie occasioni, in ebraico e nello yiddish orientale antico.
Online dal: 12.12.2019
L'opera cabalistica Sefer ha-Orah o «Le porte della luce» è uno dei testi più importanti della mistica ebraica prodotta nel XIII secolo in Spagna, dove fiorì la Cabala. È considerata l'opera più articolata sul simbolismo cabalistico e il suo contenuto offre una spiegazione completa dei Nomi di Dio e della loro designazione nei dieci sephirot o emanazioni, attraverso i quali Eyn Sof (l'Infinito) si rivela e crea continuamente i mondi fisici e metafisici. Il testo è organizzato in dieci capitoli, uno per ogni sephirah.
Online dal: 10.12.2020
Questo Siddur da tasca ben conservato, che comprende le preghiere obbligatorie dell'anno liturgico ebraico (preghiere quotidiane, del sabbat e del nuovo mese, Hanukkah, Purim, Pessah, Shavuot, Rosh ha-Shanah, Yom Kippour, Sukkot, Shemini Atzeret), è un testimone prezioso della produzione di questi piccoli libri ad uso personale prodotti nell'Italia del XV secolo.
Online dal: 10.12.2020
Questo Siddur di formato minore ad uso personale, può essere caratterizzato come un vademecum per la vita religiosa e comunitaria ebraica. Si divide in tre parti relative alla liturgia, alle cerimonie ebraiche ed una terza miscellanea. Quest'ultima comprende, oltre ad alcuni importanti testi, una rara ed intrigante lista di nomi di libri e di incipit di capitoli dei 24 libri della Bibbia, con i nomi in ebraico e latino, scritti in caratteri ebraici.
Online dal: 13.06.2019
Questa copia cartacea quasi completa, realizzata in Italia nel XV secolo, è costituita dai Libri II a VIII della traduzione in ebraico del Commento Medio di Averroè sulla Metafisica di Aristotele. Il dotto ed eclettico giurista andaluso e imam Abu al-Walid Muhammad ibn Ahmad ibn Rushd - o Averroè (1126-1198), noto come il Commentatore, dedicò tutta la sua vita a restituire gli insegnamenti originali di Aristotele e a commentare quasi tutte le sue opere. Era quindi considerato una delle autorità filosofiche più influenti del Medioevo, non solo dagli scolastici latini, ma soprattutto dagli ebrei, per la sua comprensione della scienza aristotelica attraverso le traduzioni in ebraico dei suoi commenti. Il Commento Medio è il meno noto dei commenti di Averroè sulla Metafisica, ed esiste oggi solo in due traduzioni complete dall'arabo all'ebraico, e in una parziale traduzione cinquecentesca dall'ebraico al latino. La traduzione in ebraico del Ms. Heid. 166 è quella del filosofo ebreo provenzale Kalonymos ben Kalonymos (1286–m. ca. 1328), intitolata Bi᷾ ur ha-Shema', che è stata delle traduzioni in ebraico, la versione più frequentemente copiata.
Online dal: 10.12.2020
Questo libro dei Salmi ebraico di origine aschenazita, del sec. XV in formato tascabile, è rappresentativo degli esemplari ad uso privato, che sono più raramente conservati in unità testuali separate piuttosto che incorporate nella sezione agiografica delle bibbie o dei manoscritti liturgici ebraici. Tuttavia, questo tipo di letteratura biblica è già attestato nei rotoli del Mar Morto. Inoltre, il Ms. Or. 159 contiene 149 salmi, e non i 150 canonici, ciò che costituisce una delle numerose possibilità trovate nei manoscritti ebraici dell'alto e del basso medioevo oscillanti tra 143 e 151 salmi. Infine, due frammenti manoscritti in ebreo di un rotolo di Ester sono stati riutilizzati come fogli di guardia per la legatura in cuoio del XVI sec., per proteggere questo squisito minuscolo libro di salmi.
Online dal: 13.06.2019
Questo manoscritto pergamenaceo contiene nella prima parte il cosiddetto Aurora consurgens, che si distingue per il suo ciclo illustrativo, e numerosi altri trattati alchemistici, quali per es. Alberto Magno sui Secreta Hermetis philosophi, Johannes de Garlandia, estrratti da Geber (Jabir ibn Hayyan) fino al Thesaurus Philosophiae e la Visio Arislei. Fino ad oggi si conoscono altri nove manoscritti contenenti l'Aurora: a Berlino il Die uffgehnde Morgenrödte, a Bologna, Glasgow, Leiden, Vienna, Parigi, Praga e Venezia; tra questi il manoscritto di Berlino, datato agli inizi del sec. XVI, è strettamente imparentato con il codice di Zurigo per quanto riguarda sia le illustrazioni che i testi che le accompagnano, tradotti in tedesco.
Online dal: 09.06.2011
Il codice è uno dei rari esempi di manoscritto illustrato costituito essenzialmente da pagine con illustrazioni, accompagnate da solo brevi spiegazioni – che si limitano al massimo ad una riga di testo – e che per questo costituiscono delle straordinarie fonti storiche in numerosi campi. Le raffigurazioni di tecniche di guerra che si ritrovano nel codice facevano in origine probabilmente parte di un manuale medievale. Quale tipico oggetto da collezione, questo manoscritto illustrato mette in risalto il carattere di collezione della biblioteca del monastero di Rheinau, i cui bibliotecari e abati intenzionalmente si preoccupavano di raccogliere libri rari.
Online dal: 09.06.2011
Il mansocritto, composto di quattro unità codicologiche, é stato scritto intorno al 1505 dalle due domenicane Cordula von Schönau (Costanza, prima S. Gallo) e Regina Sattler (S. Gallo) nel e per il convento delle domenicane di Zoffingen. Le due suore vi hanno trascritto i poemi in forma di dialogo Kreuztragende Minne e Christus und die minnende Seele, il dialogo in prosa Disput zwischen der minnenden Seele und unserem Herrn, l'Exemplar di Enrico Suso (senza il Büchlein der ewigen Weisheit così come 15 delle sue lettere aperte, il Tösser Schwesternbuch, la leggenda di Elisabetta di Ungheria, di Margherita di Ungheria e di Ludovico di Tolosa, i Vierzig Myrrhenbüschel vom Leiden Christi, la leggenda della fondazione del convento domenicano di Katharinental presso Diessenhofen e il St. Katharinentaler Schwesternbuch.
Online dal: 09.04.2014