Progetto: La raccolta di autografi Bodmer
Inizio: Dicembre 2015
Status: In corso
Finanziato da: swissuniversities
Descrizione del progetto: Nel quadro della continua digitalizzazione delle sue collezioni, la Fondazione Martin Bodmer, insieme ad e-codices, mette a disposizione una ulteriore sezione dei suoi fondi, quella degli autografi moderni e contemporanei (XVI-XX secolo). Questa collezione, composta da varie migliaia di pezzi raccolti nel corso di mezzo secolo, contiene insieme manoscritti di opere letterarie o scientifiche complete, degli articoli, delle epistole scritte da uomini di lettere, da scienziati o da politici, con numerosi pezzi prestigiosi e / o inediti. Vi si trovano inoltre molti documenti raccolti all’inizio del XX secolo dal celebre scrittore Stefan Zweig, un grande collezionista di autografi.
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Rappresentata per la prima volta il 27 aprile del 1784, la commedia La Folle Journée, ou Le Mariage de Figaro, viva satira della società dell'Ancien Régime e dei privilegi nobiliari, prefigurava lo scoppio della Rivoluzione francese, di cui senza dubbio partecipò all'avvenimento. Rappresentata su molte scene parigine dopo la caduta della monarchia nel 1792, essa vide tuttavia i suoi canti conclusivi modificati da Beaumarchais. Il finale completo del giudice balbuziente Don Gusman Brid’oison, che finiva nel 1784 con Tout fini-it par des chansons, si adattava alle difficoltà dell'epoca: Pour tromper sa maladie, / Il [il popolo] chantoit tout l’opera : / Dame ! il n’sait plus qu’ce p’tit air-là : / Ca ira, ça ira... Ma dopo la caduta di Robespierre e la reazione del termidoro, queste parole fecero nascere la gioventù moscardina, come le precedenti avevano fatto reagire i sanculotti. Essendo le rappresentazioni disturbate da questo pubblico turbolento, Beaumarchais affidò a La Rochelle, l'attore che rivestiva il ruolo di Brid'Oison, un finale alternativo, da recitare en cas de bruit. Questa variante, rimasta inedita fino alla sua recente pubblicazione, costituiva un elogio della libertà d'espressione e del sang froid de la raison contro gli stratagème delle cabbale ideologiche.
Online dal: 22.06.2017
A detta di Beethoven, si tratta della sua «œuvre la plus accomplie». Celebra l'intronizzazione, nel 1818, al seggio arcivescovile di Olmütz dell'arciduca Rodolfo, suo allievo e suo protettore. La Messa fu iniziata nel 1818 e terminata tre anni dopo la cerimonia e inviata al cardinale-arciduca il 19 marzo 1823. La Messe en ré intende esprimere e comunicare uno stato d'animo, una Stimmung religiosa, secondo le parole del compositore stesso. Scritta per una grande orchestra, comprende cinque ritmi (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei). Le divisioni del Gloria, imposte dal contenuto del testo, formano una sonata e una parte: allegro in re, Gratias in si bemolle, ritorno all'allegro; poi il larghetto e, come terzo movimento, l’allegro, Quoniam, la fuga, In gloria Dei Patris, con ritorno ciclico al tema del Gloria nel tono principale. La musica commenta il testo: acclamazione reale, gratitudine commossa, onnipotenza divina; poi, con contrasto: preghiera, piani e mormorio dei supplicanti di questo mondo (misere nobis). Comperato da Sotheby's, Londra, 4 febbraio 1952.
Online dal: 26.09.2017
In occasione dell’inizio del suo incarico di insegnamento di varie settimane presso la Reichs-Universität di Leida, il 5 maggio 1920 Albert Einstein tenne una lezione dal titolo “Aether und Relativitätstheorie”. Lo scritto, di proprio pugno, contiene molte correzioni e cancellazioni. Questa lezione venne pubblicata ancora nello stesso anno. Einstein tornò più volte in seguito a riflettere sui concetti esposti in questa lezione.
Online dal: 17.12.2015
Nonostante le apparenti cancellature, si tratta della versione finale di questo testo senza titolo, costituito da sei paragrafi su due fogli, rilegati in marocchino rosso. É stato prodotto da Flaubert al più tardi in occasione del suo viaggio in Oriente con il suo amico Maxime du Camp (1849-1851), nonostante sembri più probabile datarlo al momento del suo ritorno in Francia, nel 1851, momento nel quale egli consacra la sua vita alla scrittura. Conosciuto in seguito sotto il nome di Le Chant de la Courtisane, questo poema in prosa dal tono umoristico non è stato pubblicato da parte di Flaubert. Ciò nondimeno condensa le sue sfide nella scrittura: l'opera testimonia del fascino dell'autore per la cultura ed i paesaggi orientali che egli vorrebbe descrivere con uno spirito di realismo. Un diario di viaggio che raccoglie le sue osservazioni e sensazioni, nutrendo direttamente la sua opera di fantasia. Il lessico utilizzato rivela una certa erudizione e una preoccupazione di esattezza, un modo di fare che preannuncia Salammbô. Martin Bodmer ha acquistato questo manoscritto, proveniente dalla collezione Paul Voute (che ne aveva pubblicato un facsimile nel 1928), presso la Libraire Blaizot.
Online dal: 22.06.2017
Annunciato da Flaubert nella sua corrispondenza come un capitolo esplicativo di Salammbô, questo manoscritto è costituito da 28 fogli, tutti numerati ad eccezione dell'ultimo, che contiene delle annotazioni sugli dei. É conservato in una cartella dove Flaubert ha apposto il titolo dell'opera e una data, 1857, che corrisponde all'inizio della redazione di Salammbô. Il capitolo, invece, è posteriore al 1857: in effetti è stato concepito dopo una importante fase di documentazione necessaria al suo progetto, e un viaggio a Cartagine. Al suo ritorno, nel 1858, lo scrittore lavora su di un capitolo che costituirebbe «la description topographique et pittoresque de la susdite ville avec exposition du peuple qui l’habitait, y compris le costume, le gouvernement, la religion, les finances et le commerce, etc.» (lettera a J. Duplan, datata primo luglio 1858). Nonostante un certo numero di correzioni e di aggiunte marginali, si tratta della versione matura del testo che alla fine fu scartato dal romanzo, nonostante le informazioni vennero utilizzate in maniera sparsa nell'economia dell'opera. Questo capitolo rivela il metodo di lavoro dell'autore. Si caratterizza per la sua erudizione enciclopedica e per una cura del dettaglio che mettono in luce gli scopi originari all'origine della genesi di Salammbô: quello di ricostituire la città di Cartagine, allora scomparsa. Martin Bodmer ha acquistato il manoscritto nel novembre 1949 presso il libraio Blaizot.
Online dal: 22.06.2017
Il 25 ottobre ed il 15 dicembre del 1820 Jacob Grimm spediva questo manoscritto a Clemens Brentano. Si tratta della più antica versione manoscritta delle Kinder- und Hausmärchen, poiché i fratelli Grimm avevano coerentemente distrutto gli scritti preparatorii per le loro edizioni di favole, probabilmente per impedire un confronto tra le versioni manoscritte e la successiva versione a stampa, molto ritoccata e ridotta in veste letteraria (prima edizione 1812). Secondo l’analisi di Heinz Rölleke (Rölleke Heinz (Hg.), Die älteste Märchensammlung der Brüder Grimm. Synopse der handschriftlichen Urfassung von 1810 und der Erstdrucke von 1812, Cologny-Genève 1975) 25 favole furono scritte da Jacob Grimm, 14 da Wilhelm Grimm (in parte con aggiunte da parte del fratello) ed altre sette sono da attribuire ad quattro altri autori. Martin Bodmer ha acquisito questo manoscritto nel 1953 da Mary A. Benjamin a New York.
Online dal: 17.12.2015
Friedrich Hölderlin (1770-1843) apposa, au terme de ce poème autographe en deux strophes de quatre vers, intitulé Der Frühling, la signature “Mit Unterthänigkeit Scardanelli” ainsi que la date du 20 janvier 1756. Hölderlin, malade psychiquement depuis env. 1802, signait ses oeuvres avec des noms fantaisistes, parmi lesquels Scardanelli, et y ajoutait des dates inventées. Dans ce poème, la date fut corrigée par une autre main en 1843, attestant ainsi qu’il fut écrit peu avant la mort d’Hölderlin.
Online dal: 17.12.2015
Friedrich Hölderlin (1770-1843) appose al termine di questo racconto autografo in tre strofe da quattro versi dal titolo Der Herbst la data 15 novembre 1759. Hölderlin, che dal 1802 ca. era malato di mente, firmò le sue opere in parte con dei nomi di fantasia e vi appose delle date fantasiose. All'inizio del foglio si legge, di altra mano, " Autographie v Hölderlin " e la rettifica " Tübingen d 12 Juli 1842".
Online dal: 17.12.2015
Friedrich Hölderlin (1770-1843) appose al termine di questo racconto autografo in due strofe con quattro versi dal titolo Der Winter la firma “Mit Unterthänigkeit Scardanelli” e la data 24 aprile 1849. Hölderlin, che dal 1802 ca. era malato di mente, firmò le sue opere in parte con dei nomi di fantasia, tra i quali quello di Scardanelli e vi appose delle date fantasiose. In questa poesia la data venne corretta da un'altra mano in 7 novembre 1842.
Online dal: 17.12.2015
Questo celebre poema, verosimilmente composto il 6 settembre 1835, è incluso nella raccolta Les chants du crépuscule apparso nello stesso anno. Hugo vi denuncia la condizione delle prostitute utilizzando un registro patetico: in effetti ci invita a compatire, piuttosto che a disprezzare, quelle cadute nel ‘fango’. Questo lessico simbolico cui è stato tolto quel senso di colpa che abitualmente designa la sporcizia morale, è usato per esprimere il coraggio di quelle che hanno lungamente lottato contro la fatalità del ‘fardello’ della miseria, prima di soccombervi. Lontano da un certo manicheismo moralizzatore, Hugo divide la colpa popolarmente attribuita a queste donne di «à toi, riche ! à ton or», sia puntando il dito contro l’ingiustizia del sistema sociale che manca di ripartizione delle ricchezze, che «à nous», a ogni cittadino, il cui sguardo non si nutre a sufficienza di carità. Il manoscritto contiene una piccola variante rispetto al testo a stampa poichè vi si legge: «s’y retenir longtemps de leurs mains épuisées», invece che «s’y cramponner longtemps».
Online dal: 26.09.2017
Questo racconto di Victor Hugo, senza firma, inizia con la frase “Si j’étais femme (Hélas ! que je vous plains, ô mères ! ...)“ e rimase inedito fino al 2009. Il titolo originale “Impératrice“ venne forse cancellato da Hugo stesso a causa della sua evidenza. Il testo è indirizzato infatti alla moglie di Napoleone III, Eugenia de Montijo, alla quale Hugo rimprovera la sua “bigoterie” (3r) e il suo “signe de croix grotesque à l’espagnole“ (1r). In questo modo egli allarga alla moglie la critica da lui già espressa a Napoleone III nei Châtiments. La datazione all’11 ottobre 1869, autografa, lascia supporre che il racconto sia stato scritto a Bruxelles, città nella quale Hugo soggiornò in esilio dal colpo di stato del 2 dicembre 1851.
Online dal: 17.12.2015
I sedici versi che compongono questo passaggio costituiscono la sesta e ultima parte del poema «Dans l’église de ***», inclusa nella raccolta Les chants du crépuscule del 1835. Ricca di molti argomenti che si intrecciano, il poema oppone la probità di una donna in preghiera nel cuore di una chiesa abbandonata agli amanti della citta, nichilisti che corrono «d'ivresses en ivresses». Hugo sorprende questa anima casta in piena sfortuna, intenta ad implorare l’aiuto del Signore che la salvi da una tristezza invadente. In quest’ultima parte (VI) lo scrittore arricchisce il suo sostegno cristiano (Votre âme qui bientôt fuira peut-être ailleurs / Vers les régions pures, / Et vous emportera plus loin que nos douleurs, Plus loin que nos murmures !) di un’ultima quartina angelica e serena: Soyez comme l'oiseau, posé pour un instant / Sur des rameaux trop frêles, / Qui sent ployer la branche et qui chante pourtant, / Sachant qu'il a des ailes !
Online dal: 26.09.2017
Negli anni intorno al 1820 Lamartine si lanciò in un ambizioso progetto poetico: Les Visions. Nonostante alcuni frammenti venissero pubblicati in Jocely (1836) o in La Chute d’un ange (1838), la maggior parte di questi versi rimasero inediti per trent’anni, ripresi, modificati e corretti instancabilmente dal poeta, fino alla pubblicazione definitiva avvenuta nel 1851. Questo manoscritto autografo del canto II contiene un passaggio di dieci versi rimasto per finire inedito (dei punti di sospensione segnano la collocazione nell’edizione originale).
Online dal: 17.12.2015
In questa lettera al suo giovane socio William H. Herndon (1818-1891), rimasto a capo del loro studio di avvocati di Chicago, il deputato whig Abraham Lincoln, sul punto di perdere il suo mandato al Congresso, tiene una lezione di filosofia politica. Affaticato da mesi di battaglie politiche contro la «guerra messicana», ferito dalle proposte di «exceedingly painful» tenute dal suo amico (che egli descrive come «a labourious, studious young man», il futuro presidente americano rilascia i suoi insegnamenti «so Lincolnian/così lincolniano»: «The way for a young man to rise is to improve himself every way he can, never supecting that any body wishes to hinder him».
Online dal: 26.09.2017
Quando il cardinale Richelieu, dal settembre 1627, inizò l'assedio a La Rochelle per terra e per mare, il poeta François de Malherbe, molto vicino al potere, riferì a suo cugino normanno le decisioni e gli orientamenti del consiglio reale per poter placare le sue inquietudini. Ai suoi occhi, non occorre preoccuparsi: il re d'Inghilterra non è che un monarca di secondo rango, incapace di misurarsi militarmente con la Francia per sostenere gli Ugonotti a La Rochelle. Quanto al pericolo della Riforma, egli viveva le sue ultime ore, poiché Malherbe stimava «que la Huguenoterie court fortune par toute l’Europe d’estre voisine de sa fin».
Online dal: 26.09.2017
Con i suoi sei romanzi e le sue celebri raccolte comprendenti più di 300 novelle, Guy de Maupassant (1850-1893) si è ritagliato un posto importante tra i principali autori francesi della fine del XIX secolo. Egli fornì spesso un sobrio ritratto della società sia provinciale che parigina del suo tempo, come in questa novella, la sola che abbia avuto una edizione originale separata, precedente alla sua pubblicazione nella raccolta eponima. Questo manoscritto fu utilizzato per la prima stampa del testo, apparso la prima volta in La Nouvelle Revue del 15 giugno 1887. Presenta numerose correzioni e cancellature (testimoni del lavoro di genesi della novella), così come delle leggere varianti rispetto alla versione pubblicata in volume il 28 marzo 1888.
Online dal: 17.12.2015
Michelangelo indirizzò questo sonetto ed il suo testo di dedica ad una delle sue più care amiche, la poetessa Vittoria Colonna (1492-1547), marchesa di Pescara. Il pittore, solitamente economo nell’uso della carta, utilizzò per apporre queste poche frasi un grande pezzo di carta in-folio, piegato in due e incollato (per creare uno spessore maggiore). Adottando una scrittura umanistica vicino alla calligrafia, egli si prese una cura particolare nella impaginazione, inserendo dei salti e dei rientri di riga che sottolineano l'architettura solita del sonetto. Il tono è tra i più rispettosi: Michelangelo saluta sì un'amica ma anche una grande signora che gli ha appena fatto un grande regalo. Questo dono, che avrebbe dovuto portare il suo destinatario "in paradiso", era senza dubbio il manoscritto dei Sonetti spirituali della poetessa (che in generale si mostrava molto discreta e restìa nel mostrare i suoi versi).
Online dal: 17.12.2015
Seguendo i filosofi Illuministi, gli spiriti liberali - dei quali Mill fece parte - designano la libertà d'espressione come un diritto fondamentale dell'Uomo. In questo piccolo autografo, con un timbro a secco «JSM», composto di tre fogli destinati ad essere spediti, il filosofo ricopia un passaggio del suo celebre «On Liberty» del 1869, tolto dal capitolo II: «Of the Liberty of Thought and Discussion». Mill vi sottolinea che l'umanità non ha né il diritto di ridurre al silenzio un'opinione isolata né quello di far tacere l'umanità, se essa ne avesse il potere. Prima di entrare in possesso di Martin Bodmer, questo biglietto è stato acquistato nel 1923 dallo scrittore Stefan Zweig.
Online dal: 22.06.2017
Durante il suo esilio a S. Elena Napoleone (1769-1821) ebbe a disposizione una biblioteca di 3'000 volumi, povero sollievo contro la noia. L'imperatore rovesciato si accontentava pertanto di leggere ed annotare i classici antichi o moderni. Grande amatore di teatro, lesse a più riprese alle persone a lui più vicine La Mort de César di Voltaire. Egli decise di scrivere un pezzo di teatro sul medesimo soggetto e questo manoscritto autografo mostra un rapido schizzo delle due prime scene. A pagina 3, stanco del soggetto, il conquistatore copre la pagina di calcoli strategici e militari, incrociando le fregate con i regimenti ed i pezzi di artiglieria.
Online dal: 17.12.2015
Questo manoscritto autografo di Arthur Rimbaud (1854-1891) contiene un frammento di un poema. Scritto sul recto di un foglio, tre sezioni sono numerate in cifre romane, dal nr. II al IV, alle quali è stato attribuito un titolo, ad eccezione dell'ultima (IV). Nonostante l'insieme sia redatto in prosa, la denominazione «sonetto» (II) potrebbe provenire dalla forma dell'estratto in questione, presentato su quattordici righe. Il primo paragrafo comprende il segno +, difficile da interpretare e che fa pensare che Rimbaud volesse rilavorarci. La numerazione lascia supporre che queste tre parti formino un tutto omogeneo con la sezione Dimanche (I, manoscritto della BNF), costituendo così il poema Jeunesse. Sono visibili delle iscrizioni allografe posteriori al 1886: nell'angolo superiore sinistro figura la nota Illuminations che testimonia della volontà di ricollegare questi passaggi alla raccolta poetica eponima, la cui edizione originale porta la data 1886. Il poema Jeunesse, che contiene le quattro sezioni, fu pubblicato per la prima volta da Vanier nel 1895, a seguito delle Poésies complètes, come complemento alle Illuminations.
Online dal: 26.09.2017