Il manoscritto contiene un adattamento, in lingua punjabi/braj bhasha del libro 10 del Bhāgavata Purāṇa, copiato in alfabeto gurmukhi. Si tratta di una collezione di storie della vita del dio Krishna in versi (caupaī, kabitā, soraṭhā e altre). Contrariamente alla versione in sanscrito, questo testo non ha una chiara struttura in capitoli e presenta una numerazione continua (880 versi). È riccamente illustrato con delle scene della vita di Krishna (più di 200 miniature). Si tratta di una variante libera in versi dell'antico testo sanscrito scritto in ślokas, che era estremamente popolare in India.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto, copiato in alfabeto devanagari moderno, contiene una serie di estratti di poemi su Rādhā e Krishna e su nāyikās e su nāyakas (eroi maschili e femminili), che mostrano diversi stadi e tappe dell'amore erotico. Due testi menzionano nei rispettivi colofoni i nomi degli autori o compilatori Rājānāgarī Dāsa (c. 55v) et il venerabile Kuvara Phakīra Siṃha - Kubar Fakīr Singh in lingua hindi (c. 58v). Il manoscritto è illustrato: cinque miniature rappresentano Rādhā e Krishna (cc. 1v, 10r, 26v, 33r e 37v), e due altri raffigurano dei giovani innamorati (cc. 52r, 52v). I poemi seguono diverse forme, in copaī/caupaī, dohā, aralli, e soraṭha. Ciascuno di essi ha un numero fisso di linee, di sillabe per riga e altre specificità metriche. Questo stile era molto popolare nel nord ovest dell'India a partire dal XVIII sec. Prima di entrare a far parte della collezione Bodmer ad una data imprecisata, il manoscritto appartenne a Oliver Henry Perkins (guardia anteriore).
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto comprende una collezione di quattro diversi testi. Il testo principale è il Bhagavadgītā («Canto del Signore»), una parte dell'epopea del Mahābhārata, libro 6, che comprende 18 capitoli, qui trascritti in alfabeto devanagari influenzato dalla lingua kashmiri (1v-165r). Si tratta di uno dei testi maggiormente copiati della tradizione hindu, e che sopravvive in un grande numero di manoscritti. All'inizio dei 18 capitoli si alternano dei ritratti dipinti di Krishna e Arjuna. Il Bhagavadgītā è preceduto dal Prayāgatīrthasnānasaṃkalpa, apadoddhāraṇastotra (V2r-V4v), «una promessa di bagnarsi a Prayāga (Allahabad)», e seguito dal Pañcavaktrahanumatkavaca (N1v-N7v), un mantra di protezione di Hanuman, e infine dallo Stavarāja (N8r-N8v), un «elogio del re», che serve da colofone a questa raccolta di testi. I tre testi sussidiari sono scritti in un alfabeto devanagari comune. Una annotazione parzialmente leggibile, datata al 29 agosto 1781, identifica il manoscritto come un «libro di preghiere di un brahmano» donato ad un proprietario non identificato «al momento della sua partenza dall'India» (V1r).
Online dal: 22.03.2018
Questo manoscritto non rilegato contiene uno dei testi più copiati della tradizione del ramo svetambara del giainismo, il Kalpasūtra, che era molto popolare in tutta l'India a partire dal XIV sec. Si tratta di una raccolta di storie della vita dei grandi Tirthamkara. Questo codice, copiato in alfabeto devanagari, inizia con la vita di Mahavira Jina e prosegue con le biografie di Parshvanatha e di Neminatha. Il testo è incompleto, i fogli mancanti (32, 85, 97, 103 et 125) che erano dipinti, devono essere stati venduti separatamente. Tuttavia i soggetti che contenevano possono essere ricostruiti grazie al confronto con dei manoscritti simili. Le pitture che si conservano ancora in questo esemplare (1v, 7r, 9v, 16v, 17v, 21r, 45v, 47v, 51r, 58r, 62v, 70r, 71v, 72v, 77v, 78r, 81v, 92r) rappresentano gli avvenimenti più importanti delle vite delle figure del Kalpasūtra. A partire dallo stile di queste miniature il manoscritto deve essere datato alla fine del XV secolo.
Online dal: 22.03.2018
Si tratta di un manoscritto del sec. XVIII contenente il testo chiamato Kedārakalpa, e nel quale si dice che dovrebbe costituire una parte del Nandīpurāṇa. Il manoscritto descrive e rappresenta nelle sue 61 raffinate miniature un pellegrinaggio religioso effettuato da un gruppo di yogi nell'Himalaya, nella regione di Kedarnath. Si tratta di un testo dello shivasimo, il cui dio principale è Shiva, e il cui scopo principale è quello di incitare le persone a compiere questo pellegrinaggio sacro agli shivaiti.
Online dal: 22.06.2017
Manoscritto composito scritto in alfabeto devanagari che denota l'influenza dello stile Kashmir; riunisce una serie di testi rituali che si occupano del culto di Viṣṇu. 1. (cc. 1_1r-1_6r) testi preparatori e rituali (senza un solo nome o titolo), a partire da un probabile insieme di pratiche rituali influenzate da Pāñcarātra, vale a dire nyāsas e dhyānas, cioè l'assegnazione di divinità e sillabe a varie parti del corpo e la visualizzazione della divinità principale. 2. (cc. 1_6r-1_149v) Bhagavadgīta: il testo principale di questa raccolta miscellane. La Bhagavadgītā («Canto del Signore» - Visnù/ Krishna), che fa parte del Mahābhārata, libro 6 a 18, è uno dei testi più copiati della tradizione indù, e questa parte dell'epica Mahābhārata sopravvive in un gran numero di manoscritti. 3. (cc. 2_1r-2_107v) copie di altre parti del Mahābhārata, Śāntiparvaṇ, tutte riferite a Visnù. 4. (cc. 3_1r-6_31v) 2 parti di Pāñcarātrika Sanatkumārasaṃhitā, che trattano degli elogi a Visnù, più dei mantra che includono (cc. 4_1r-4_21r) Pāṇḍavagītāstotra, (cc. 5_1r-5_20v) Gopālapaṭala, (cc. 6_1r-6_23r) Gopālalaghupaddhati e altri testi. 5. (cc. 7_1r-7_37v) Parti dei tantra, a. Saṃmohanatantra, che trattano l'elogio di Visnù, cioè Gopālasahasranāmastrotra; b. Gautamītantra, la parte chiamata Gopālastavarāja. 6. (cc. 8_1r-10_8r) due testi diversi: 1. Niṃbarkakavaca, che è una produzione del lignaggio di culto Nimbarka di Vaiṣṇavas. 2. Parte dei testi rituali di Sāmaveda, che trattano dei 5 saṃskāras, più vari mantra vedici, come Gāyatrī, nelle sue forme vaiṣṇava. 7. (cc. 11_1r-11_11v) parte del Bhaviṣyotarapurāṇa dedicata al culto delle pietre del fiume Gaṇḍakī (il nome comune è shaligram) correlate a Visnù. Il manoscritto contiene tre titoli miniati e 12 miniature, la maggior parte dei quali raffigurano Krishna. Secondo il colophon (cc. 11_11v-11_12r), il testo fu scritto nel Kashmir, in un monastero chiamato Ahalyamath, nel 1833 Saṃvat, cioè nel 1776 o 1777 d.C., da una persona chiamata Gaṇeśa[bhaṭṭa?]. Nandarāma. La seconda parte del colophon (parzialmente mancante), tuttavia, collega la storia del manoscritto a Vrindavan.
Online dal: 14.06.2018
Questo testo, intitolato Guhyaṣoḍhā , scritto da Śrīyogarāja (questo titolo onorifico significa «Glorioso re dello yoga»), si basa in parte su di un testo tantrico molto antico chiamato Rudrayāmal. Guhya[kālī]ṣoḍhā / Guhyaṣoḍha significa un tipo di testo contenente una sequenza di mantras che un tāntrika deve recitare per 'purificarsi' e il mantra che precede la recitazione del «mantra di base» (root-mantra) della divinità. Questo testo si colloca nel punto di incontro tra induismo e buddismo.
Online dal: 26.09.2017
Questo codice messicano, scritto in nahuatl, fa parte di un gruppo di codici designati con il nome di Codici Techialoyan. Proviene da Santa María de la Asunción Tepexoyuca, vicino al villaggio di San Martín Ocoyoacac, situato nella Valle de Toluca, Stato del Messico. Si tratta di un altepeamatl, "libro del villaggio", o tlalamatl, "libro di terre", che tramanda i confini del territorio tra il villaggio di Tepexoyuca ed i suoi vicini, e stabilisce la lista dei toponimi delle linee di confine. I firmatari del Codex sono otto personaggi chiave del villaggio a quell'epoca: tra questi don Esteban Axayacatl, "capitano", don Miguel Achcuey, "fiscale", e don Simón de Santa María, "mayordomo".
Online dal: 07.10.2013
Con Testeriano vengono denominati i manoscritti contenenti il Catechismo la cui scrittura in immagini viene attribuita al frate e missionario francescano Jacobo de Testera (XVI sec.). Già nel XII secolo in America centrale si era sviluppata una scrittura costituita da una mescolanza di ideogrammi, pittogrammi e simboli fonetici, i cui testimoni originali manoscritti vennero distrutti con la conquista spagnola nel XVI secolo. Per poter comunicare con la popolazione indigena i missionari cristiani ripresero in seguito il sistema, ma inventarono essi stessi la maggior parte dei simboli, dato che il loro scopo era quello di trasmettere i nuovi contenuti cristiani. In questo modo dunque tre teste coronate rappresentano la Trinità e quindi Dio, oppure due teste coronate con chiavi e spada gli apostoli Pietro e Paolo. Il manoscritto va letto da sinistra a destra sulle due pagine, mentre le varie parti sono suddivise tramite delle vignette decorative verticali. Il manoscritto contiene molte brevi preghiere (tra queste ff. 1v-2r Persignum, 2v-4r Ave Maria, 4v-8r Credo) e una lunga orazione (ff. 27v-35r) che rappresenta una ripetizione del dogma cristiano.
Online dal: 25.06.2015
Rappresentata per la prima volta il 27 aprile del 1784, la commedia La Folle Journée, ou Le Mariage de Figaro, viva satira della società dell'Ancien Régime e dei privilegi nobiliari, prefigurava lo scoppio della Rivoluzione francese, di cui senza dubbio partecipò all'avvenimento. Rappresentata su molte scene parigine dopo la caduta della monarchia nel 1792, essa vide tuttavia i suoi canti conclusivi modificati da Beaumarchais. Il finale completo del giudice balbuziente Don Gusman Brid'oison, che finiva nel 1784 con Tout fini-it par des chansons, si adattava alle difficoltà dell'epoca: Pour tromper sa maladie, / Il [il popolo] chantoit tout l'opera : / Dame ! il n'sait plus qu'ce p'tit air-là : / Ca ira, ça ira... Ma dopo la caduta di Robespierre e la reazione del termidoro, queste parole fecero nascere la gioventù moscardina, come le precedenti avevano fatto reagire i sanculotti. Essendo le rappresentazioni disturbate da questo pubblico turbolento, Beaumarchais affidò a La Rochelle, l'attore che rivestiva il ruolo di Brid'Oison, un finale alternativo, da recitare en cas de bruit. Questa variante, rimasta inedita fino alla sua recente pubblicazione, costituiva un elogio della libertà d'espressione e del sang froid de la raison contro gli stratagème delle cabbale ideologiche.
Online dal: 22.06.2017
A detta di Beethoven, si tratta della sua «œuvre la plus accomplie». Celebra l'intronizzazione, nel 1818, al seggio arcivescovile di Olmütz dell'arciduca Rodolfo, suo allievo e suo protettore. La Messa fu iniziata nel 1818 e terminata tre anni dopo la cerimonia e inviata al cardinale-arciduca il 19 marzo 1823. La Messe en ré intende esprimere e comunicare uno stato d'animo, una Stimmung religiosa, secondo le parole del compositore stesso. Scritta per una grande orchestra, comprende cinque ritmi (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei). Le divisioni del Gloria, imposte dal contenuto del testo, formano una sonata e una parte: allegro in re, Gratias in si bemolle, ritorno all'allegro; poi il larghetto e, come terzo movimento, l'allegro, Quoniam, la fuga, In gloria Dei Patris, con ritorno ciclico al tema del Gloria nel tono principale. La musica commenta il testo: acclamazione reale, gratitudine commossa, onnipotenza divina; poi, con contrasto: preghiera, piani e mormorio dei supplicanti di questo mondo (misere nobis). Comperato da Sotheby's, Londra, 4 febbraio 1952.
Online dal: 26.09.2017
In occasione dell'inizio del suo incarico di insegnamento di varie settimane presso la Reichs-Universität di Leida, il 5 maggio 1920 Albert Einstein tenne una lezione dal titolo “Aether und Relativitätstheorie”. Lo scritto, di proprio pugno, contiene molte correzioni e cancellazioni. Questa lezione venne pubblicata ancora nello stesso anno. Einstein tornò più volte in seguito a riflettere sui concetti esposti in questa lezione.
Online dal: 17.12.2015
Nonostante le apparenti cancellature, si tratta della versione finale di questo testo senza titolo, costituito da sei paragrafi su due fogli, rilegati in marocchino rosso. É stato prodotto da Flaubert al più tardi in occasione del suo viaggio in Oriente con il suo amico Maxime du Camp (1849-1851), nonostante sembri più probabile datarlo al momento del suo ritorno in Francia, nel 1851, momento nel quale egli consacra la sua vita alla scrittura. Conosciuto in seguito sotto il nome di Le Chant de la Courtisane, questo poema in prosa dal tono umoristico non è stato pubblicato da parte di Flaubert. Ciò nondimeno condensa le sue sfide nella scrittura: l'opera testimonia del fascino dell'autore per la cultura ed i paesaggi orientali che egli vorrebbe descrivere con uno spirito di realismo. Un diario di viaggio che raccoglie le sue osservazioni e sensazioni, nutrendo direttamente la sua opera di fantasia. Il lessico utilizzato rivela una certa erudizione e una preoccupazione di esattezza, un modo di fare che preannuncia Salammbô. Martin Bodmer ha acquistato questo manoscritto, proveniente dalla collezione Paul Voute (che ne aveva pubblicato un facsimile nel 1928), presso la Libraire Blaizot.
Online dal: 22.06.2017
Annunciato da Flaubert nella sua corrispondenza come un capitolo esplicativo di Salammbô, questo manoscritto è costituito da 28 fogli, tutti numerati ad eccezione dell'ultimo, che contiene delle annotazioni sugli dei. É conservato in una cartella dove Flaubert ha apposto il titolo dell'opera e una data, 1857, che corrisponde all'inizio della redazione di Salammbô. Il capitolo, invece, è posteriore al 1857: in effetti è stato concepito dopo una importante fase di documentazione necessaria al suo progetto, e un viaggio a Cartagine. Al suo ritorno, nel 1858, lo scrittore lavora su di un capitolo che costituirebbe «la description topographique et pittoresque de la susdite ville avec exposition du peuple qui l'habitait, y compris le costume, le gouvernement, la religion, les finances et le commerce, etc.» (lettera a J. Duplan, datata primo luglio 1858). Nonostante un certo numero di correzioni e di aggiunte marginali, si tratta della versione matura del testo che alla fine fu scartato dal romanzo, nonostante le informazioni vennero utilizzate in maniera sparsa nell'economia dell'opera. Questo capitolo rivela il metodo di lavoro dell'autore. Si caratterizza per la sua erudizione enciclopedica e per una cura del dettaglio che mettono in luce gli scopi originari all'origine della genesi di Salammbô: quello di ricostituire la città di Cartagine, allora scomparsa. Martin Bodmer ha acquistato il manoscritto nel novembre 1949 presso il libraio Blaizot.
Online dal: 22.06.2017
Il 25 ottobre ed il 15 dicembre del 1820 Jacob Grimm spediva questo manoscritto a Clemens Brentano. Si tratta della più antica versione manoscritta delle Kinder- und Hausmärchen, poiché i fratelli Grimm avevano coerentemente distrutto gli scritti preparatorii per le loro edizioni di favole, probabilmente per impedire un confronto tra le versioni manoscritte e la successiva versione a stampa, molto ritoccata e ridotta in veste letteraria (prima edizione 1812). Secondo l'analisi di Heinz Rölleke (Rölleke Heinz (Hg.), Die älteste Märchensammlung der Brüder Grimm. Synopse der handschriftlichen Urfassung von 1810 und der Erstdrucke von 1812, Cologny-Genève 1975) 25 favole furono scritte da Jacob Grimm, 14 da Wilhelm Grimm (in parte con aggiunte da parte del fratello) ed altre sette sono da attribuire ad quattro altri autori. Martin Bodmer ha acquisito questo manoscritto nel 1953 da Mary A. Benjamin a New York.
Online dal: 17.12.2015
Friedrich Hölderlin (1770-1843) apposa, au terme de ce poème autographe en deux strophes de quatre vers, intitulé Der Frühling, la signature “Mit Unterthänigkeit Scardanelli” ainsi que la date du 20 janvier 1756. Hölderlin, malade psychiquement depuis env. 1802, signait ses oeuvres avec des noms fantaisistes, parmi lesquels Scardanelli, et y ajoutait des dates inventées. Dans ce poème, la date fut corrigée par une autre main en 1843, attestant ainsi qu'il fut écrit peu avant la mort d'Hölderlin.
Online dal: 17.12.2015
Friedrich Hölderlin (1770-1843) appose al termine di questo racconto autografo in tre strofe da quattro versi dal titolo Der Herbst la data 15 novembre 1759. Hölderlin, che dal 1802 ca. era malato di mente, firmò le sue opere in parte con dei nomi di fantasia e vi appose delle date fantasiose. All'inizio del foglio si legge, di altra mano, " Autographie v Hölderlin " e la rettifica " Tübingen d 12 Juli 1842".
Online dal: 17.12.2015
Friedrich Hölderlin (1770-1843) appose al termine di questo racconto autografo in due strofe con quattro versi dal titolo Der Winter la firma “Mit Unterthänigkeit Scardanelli” e la data 24 aprile 1849. Hölderlin, che dal 1802 ca. era malato di mente, firmò le sue opere in parte con dei nomi di fantasia, tra i quali quello di Scardanelli e vi appose delle date fantasiose. In questa poesia la data venne corretta da un'altra mano in 7 novembre 1842.
Online dal: 17.12.2015
Questo celebre poema, verosimilmente composto il 6 settembre 1835, è incluso nella raccolta Les chants du crépuscule apparso nello stesso anno. Hugo vi denuncia la condizione delle prostitute utilizzando un registro patetico: in effetti ci invita a compatire, piuttosto che a disprezzare, quelle cadute nel ‘fango'. Questo lessico simbolico cui è stato tolto quel senso di colpa che abitualmente designa la sporcizia morale, è usato per esprimere il coraggio di quelle che hanno lungamente lottato contro la fatalità del ‘fardello' della miseria, prima di soccombervi. Lontano da un certo manicheismo moralizzatore, Hugo divide la colpa popolarmente attribuita a queste donne di «à toi, riche ! à ton or», sia puntando il dito contro l'ingiustizia del sistema sociale che manca di ripartizione delle ricchezze, che «à nous», a ogni cittadino, il cui sguardo non si nutre a sufficienza di carità. Il manoscritto contiene una piccola variante rispetto al testo a stampa poichè vi si legge: «s'y retenir longtemps de leurs mains épuisées», invece che «s'y cramponner longtemps».
Online dal: 26.09.2017
Questo racconto di Victor Hugo, senza firma, inizia con la frase “Si j'étais femme (Hélas ! que je vous plains, ô mères ! ...)“ e rimase inedito fino al 2009. Il titolo originale “Impératrice“ venne forse cancellato da Hugo stesso a causa della sua evidenza. Il testo è indirizzato infatti alla moglie di Napoleone III, Eugenia de Montijo, alla quale Hugo rimprovera la sua “bigoterie” (3r) e il suo “signe de croix grotesque à l'espagnole“ (1r). In questo modo egli allarga alla moglie la critica da lui già espressa a Napoleone III nei Châtiments. La datazione all'11 ottobre 1869, autografa, lascia supporre che il racconto sia stato scritto a Bruxelles, città nella quale Hugo soggiornò in esilio dal colpo di stato del 2 dicembre 1851.
Online dal: 17.12.2015
I sedici versi che compongono questo passaggio costituiscono la sesta e ultima parte del poema «Dans l'église de ***», inclusa nella raccolta Les chants du crépuscule del 1835. Ricca di molti argomenti che si intrecciano, il poema oppone la probità di una donna in preghiera nel cuore di una chiesa abbandonata agli amanti della citta, nichilisti che corrono «d'ivresses en ivresses». Hugo sorprende questa anima casta in piena sfortuna, intenta ad implorare l'aiuto del Signore che la salvi da una tristezza invadente. In quest'ultima parte (VI) lo scrittore arricchisce il suo sostegno cristiano (Votre âme qui bientôt fuira peut-être ailleurs / Vers les régions pures, / Et vous emportera plus loin que nos douleurs, Plus loin que nos murmures !) di un'ultima quartina angelica e serena: Soyez comme l'oiseau, posé pour un instant / Sur des rameaux trop frêles, / Qui sent ployer la branche et qui chante pourtant, / Sachant qu'il a des ailes !
Online dal: 26.09.2017
Negli anni intorno al 1820 Lamartine si lanciò in un ambizioso progetto poetico: Les Visions. Nonostante alcuni frammenti venissero pubblicati in Jocely (1836) o in La Chute d'un ange (1838), la maggior parte di questi versi rimasero inediti per trent'anni, ripresi, modificati e corretti instancabilmente dal poeta, fino alla pubblicazione definitiva avvenuta nel 1851. Questo manoscritto autografo del canto II contiene un passaggio di dieci versi rimasto per finire inedito (dei punti di sospensione segnano la collocazione nell'edizione originale).
Online dal: 17.12.2015
In questa lettera al suo giovane socio William H. Herndon (1818-1891), rimasto a capo del loro studio di avvocati di Chicago, il deputato whig Abraham Lincoln, sul punto di perdere il suo mandato al Congresso, tiene una lezione di filosofia politica. Affaticato da mesi di battaglie politiche contro la «guerra messicana», ferito dalle proposte di «exceedingly painful» tenute dal suo amico (che egli descrive come «a labourious, studious young man», il futuro presidente americano rilascia i suoi insegnamenti «so Lincolnian/così lincolniano»: «The way for a young man to rise is to improve himself every way he can, never supecting that any body wishes to hinder him».
Online dal: 26.09.2017
Quando il cardinale Richelieu, dal settembre 1627, inizò l'assedio a La Rochelle per terra e per mare, il poeta François de Malherbe, molto vicino al potere, riferì a suo cugino normanno le decisioni e gli orientamenti del consiglio reale per poter placare le sue inquietudini. Ai suoi occhi, non occorre preoccuparsi: il re d'Inghilterra non è che un monarca di secondo rango, incapace di misurarsi militarmente con la Francia per sostenere gli Ugonotti a La Rochelle. Quanto al pericolo della Riforma, egli viveva le sue ultime ore, poiché Malherbe stimava «que la Huguenoterie court fortune par toute l'Europe d'estre voisine de sa fin».
Online dal: 26.09.2017
Con i suoi sei romanzi e le sue celebri raccolte comprendenti più di 300 novelle, Guy de Maupassant (1850-1893) si è ritagliato un posto importante tra i principali autori francesi della fine del XIX secolo. Egli fornì spesso un sobrio ritratto della società sia provinciale che parigina del suo tempo, come in questa novella, la sola che abbia avuto una edizione originale separata, precedente alla sua pubblicazione nella raccolta eponima. Questo manoscritto fu utilizzato per la prima stampa del testo, apparso la prima volta in La Nouvelle Revue del 15 giugno 1887. Presenta numerose correzioni e cancellature (testimoni del lavoro di genesi della novella), così come delle leggere varianti rispetto alla versione pubblicata in volume il 28 marzo 1888.
Online dal: 17.12.2015
Michelangelo indirizzò questo sonetto ed il suo testo di dedica ad una delle sue più care amiche, la poetessa Vittoria Colonna (1492-1547), marchesa di Pescara. Il pittore, solitamente economo nell'uso della carta, utilizzò per apporre queste poche frasi un grande pezzo di carta in-folio, piegato in due e incollato (per creare uno spessore maggiore). Adottando una scrittura umanistica vicino alla calligrafia, egli si prese una cura particolare nella impaginazione, inserendo dei salti e dei rientri di riga che sottolineano l'architettura solita del sonetto. Il tono è tra i più rispettosi: Michelangelo saluta sì un'amica ma anche una grande signora che gli ha appena fatto un grande regalo. Questo dono, che avrebbe dovuto portare il suo destinatario "in paradiso", era senza dubbio il manoscritto dei Sonetti spirituali della poetessa (che in generale si mostrava molto discreta e restìa nel mostrare i suoi versi).
Online dal: 17.12.2015
Seguendo i filosofi Illuministi, gli spiriti liberali - dei quali Mill fece parte - designano la libertà d'espressione come un diritto fondamentale dell'Uomo. In questo piccolo autografo, con un timbro a secco «JSM», composto di tre fogli destinati ad essere spediti, il filosofo ricopia un passaggio del suo celebre «On Liberty» del 1869, tolto dal capitolo II: «Of the Liberty of Thought and Discussion». Mill vi sottolinea che l'umanità non ha né il diritto di ridurre al silenzio un'opinione isolata né quello di far tacere l'umanità, se essa ne avesse il potere. Prima di entrare in possesso di Martin Bodmer, questo biglietto è stato acquistato nel 1923 dallo scrittore Stefan Zweig.
Online dal: 22.06.2017
Durante il suo esilio a S. Elena Napoleone (1769-1821) ebbe a disposizione una biblioteca di 3'000 volumi, povero sollievo contro la noia. L'imperatore rovesciato si accontentava pertanto di leggere ed annotare i classici antichi o moderni. Grande amatore di teatro, lesse a più riprese alle persone a lui più vicine La Mort de César di Voltaire. Egli decise di scrivere un pezzo di teatro sul medesimo soggetto e questo manoscritto autografo mostra un rapido schizzo delle due prime scene. A pagina 3, stanco del soggetto, il conquistatore copre la pagina di calcoli strategici e militari, incrociando le fregate con i regimenti ed i pezzi di artiglieria.
Online dal: 17.12.2015
Questo manoscritto autografo di Arthur Rimbaud (1854-1891) contiene un frammento di un poema. Scritto sul recto di un foglio, tre sezioni sono numerate in cifre romane, dal nr. II al IV, alle quali è stato attribuito un titolo, ad eccezione dell'ultima (IV). Nonostante l'insieme sia redatto in prosa, la denominazione «sonetto» (II) potrebbe provenire dalla forma dell'estratto in questione, presentato su quattordici righe. Il primo paragrafo comprende il segno +, difficile da interpretare e che fa pensare che Rimbaud volesse rilavorarci. La numerazione lascia supporre che queste tre parti formino un tutto omogeneo con la sezione Dimanche (I, manoscritto della BNF), costituendo così il poema Jeunesse. Sono visibili delle iscrizioni allografe posteriori al 1886: nell'angolo superiore sinistro figura la nota Illuminations che testimonia della volontà di ricollegare questi passaggi alla raccolta poetica eponima, la cui edizione originale porta la data 1886. Il poema Jeunesse, che contiene le quattro sezioni, fu pubblicato per la prima volta da Vanier nel 1895, a seguito delle Poésies complètes, come complemento alle Illuminations.
Online dal: 26.09.2017
Le Lettres écrites de la montagne costituiscono l'ultima opera di Rousseau pubblicata quando egli era ancora in vita. Per la prima volta, il filosofo interviene direttamente negli affari di Ginevra. Esse contengono, oltre alla proposta costituzionale sugli sviluppi sullo spirito della Riforma, una difesa del Contrat Social. La lettera VII, dalla quale è tratto questo foglio, sostiene il diritto di rappresentazione quando si tratti di correggere gli abusi del Piccolo Consiglio, e consiglia ai Borghesi riuniti nel Consiglio Generale di rifiutare ogni nuova elezione di magistrati se questi si intestardiscono ad oltrepassare i diritti loro attribuiti dalla Costituzione. Queste Lettres furono censurate sia a Ginevra che a Parigi. Il presente documento proviene dalla collezione Ch. Vellay (acquistato da Martin Bodmer nel 1926) e costituisce la minuta di due passaggi delle Lettres, il primo che figura nell'edizione originale (Amsterdam, M. M. Rey, 1764), il secondo nell'edizione delle Œuvres complètes della Bibliothèque de la Pléiade.
Online dal: 22.06.2017
Il testo Mémoire présenté à M. de Mably sur l'éducation de M. son fils costituisce il primo scritto di Rousseau inerente la sua esperienza di educatore. Nel 1740 a Lione egli fu incaricato di un difficile incarico da precettore presso la famiglia del notabile Jean Bonnot de Mably, prevosto generale della polizia militare di Lione. Questo incarico terminò bruscamente già dopo un anno. Gli furono affidati due bambini poco inclini agli studi: François-Paul-Marie Bonnot de Mably, soprannominato M. de Sainte-Marie, di cinque anni e mezzo, e Jean-Antoine Bonnot de Mably, soprannominato M. de Condillac, di quattro anni e mezzo. Il lungo testo del Mémoire, consacrata al primo, mette in rilievo una "commande éducative" e una esperienza di educazione applicata: si presenta come un progetto ed una sintesi, e la sua redazione viene collocata intorno al dicembre del 1740. Il giovane precettore si rivolge a M. de Mably annunciandogli il piano e l'ordine di una educazione per il figlio atta a "formare il cuore, il giudizio e lo spirito". Non si tratta dell'educazione naturale che venne più tardi preconizzata nell'Émile. Rousseau ha veramente consegnato questo Mémoire a M. de Mably? Si sa solamente che egli offrì questo manoscritto col testo Mémoire a Mme Dupin, sua datrice di lavoro nel 1743, e che da quel momento si conservò tra le "carte di Mme Dupin". Fu pubblicato per la prima volta nel 1884 a Parigi da G.de Villeneuve-Guibert ne Le portefeuille de Madame Dupin. Il manoscritto della Fondazione Bodmer è il solo esistente. Un Projet d'éducation molto più breve, di costruzione più chiara e di data sconosciuta, era stato dapprima trovato nelle carte di Rousseau al momento della sua morte (questo manoscritto oggi perduto era stato pubblicato a Ginevra nel 1782). E' molto vicino al Mémoire e sembra essere più tardo (non vi è tuttavia alcuna certezza in quanto all'ordine di successione cronologica dei due testi).
Online dal: 23.06.2016
Questo «paperolle» proviene dal celebre «Codice Gonzaga» (conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara) e costituisce un manoscritto di lavoro, per un passaggio aggiunto al grande poema di Tasso, completato l'anno precedente. Dopo aver sottoposto il suo manoscritto originale a molti umanisti e letterari di alto livello, il poeta tenne conto di alcune di queste critiche o consigli, facendo una revisione dei versi nell'estate 1576. Alcune strofe furono profondamente ritoccate, o addirittura completamente riscritte. La strofa 42 fu una delle più rilavorate, a tal punto che il Tasso dovette incollare nel manoscritto questa piccola striscia di carta contenente la versione definitiva del testo. Il testo stesso descrive l'attitudine e i pensieri della principessa mussulmana Armida che si appresta ad arringare il califfo e le sue armate per incitarle a combattere fino alla morte i crociati e a vendicarsi in questo modo dell'eroe cristiano Rinaldo che l'ha abbandonata.
Online dal: 22.06.2017
Autore di numerose comedias de santos, Felix Lope de Vega y Carpio (1562-1635) finì questa Historia de Barlán y Josafat, comedia in tre atti e in versi, nella sua casa "En Madrid a primero de febrero de 1611". Completo, questo manoscritto autografo presenta ancora numerose correzioni e ritocchi dell'autore. Più che di un'autentica leggenda cristiana (allora attribuita a s. Giovanni Damasceno), questa storia di una conversione è soprattutto un racconto cristianizzato. In questo principe, che dapprima abbandona il suo palazzo per scoprire le piaghe del mondo, poi il suo trono per abbracciare una vita meditativa di asceta, si riconosce bene la figura del Budda. L'edificante storia cristiana, peraltro collocata sulle rive del Gange, non è altro che la trasposizione della Via del bodhisattva, testo in sanscrito del II-IV secolo, tradotto ed adattato nel corso dei secoli, dapprima dai manichei, poi dagli arabi, dai georgiani, dai bizantini, prima di toccare infine i popoli del lontano Occidente: l'opera di Lope de Vega si inserì dunque (senza che l'autore ne avesse coscienza), in una delle più impressionanti catene di trasmissione intellettuale della storia.
Online dal: 17.12.2015
Nel fascicolo pergamenaceo che si conserva nell'Archivio parrocchiale di Dalpe (Leventina) è trascritta la storia della passione del santo di Disentis Placido. Nonostante il testo non sia completo, contiene il passo relativo al martirio del santo, assente nel manoscritto principale che tramanda questo testo, il Ms. Rh. 5 della Zentralbibliothek di Zurigo. La comunità di Dalpe si procurò questa Passio probabilmente per poter celebrare ogni anno una messa dedicata al santo nella nuova cappella del villaggio, originariamente dedicata a s. Maria ma che, come attestano fonti documentarie, sicuramente tra il 1370 ed il 1426 subì un cambiamento di patrocinio e venne intitolata a Placido.
Online dal: 23.09.2014
Questo registro di 275 fogli contiene gli stemmi dei canonici della diocesi di Basilea dall'elezione del vescovo Christophe d'Utenheim nel 1502 a quella dell'ultimo principe vescovo François-Xavier de Neveu, nel 1794. Per tre secoli, dei pittori hanno disegnato 2'300 stemmi a colori su pagine di pergamena. Già nel 1682 apparvero alberi genealogici completi, che provano che i dignitari ecclesiastici beneficiavano dei sedicesimi di quarti di nobiltà richiesti.
Online dal: 08.10.2020
Il manoscritto contiene i due drammi altoengadinesi Histoargia dalg arik huͦm et da lazarus, cc. 1a-18b, completato nel 1591, e La Histoargia da Joseph (…), cc. 19a-38b nel quale diverse volte il copista Jacob o Jachiam Ger, ha inserito la data 1593. Egli continuò il suo lavoro con la trascrizione del dramma La Histoargia da las dysch Æteds «Storia dei dieci secoli» (c. 40a-c. 42b), di cui solo l'inizio è conservato (versi 1-157). Si tratta del più antico testo conservato della Histoargia dalg arik huͦm et da lazarus.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto contiene i cinque drammi altoengadinesi [La histoargia dalg filg pertz] cc. 1a-36a (l'inizio manca, unico testimone); üna historgia da hechastus cc. 36a-78b (unico testimone); [La histoargia da Joseph], cc. 79b-99a; Vna bela senchia historgia da questa sainchia duonna süsanna (…) cc. 100a-136b (il più antico testimone di questo testo), VNA BELA HISTORGIA dauart la Mur dalg Cchiaualÿr valantin et Eaglantina filgia dalg Araig Papin, cc. 137a-164a (unico testimone); c. 164b frammento di una canzone: Baruns ludat ilg Signer (= Chiampell, Salmo 29). Il copista del manoscritto è Peder Traviers (in varie forme). La datazione delle singole parti si basa sulle indicazioni del copista, che si trovano per la maggior parte alla fine di un pezzo.
Online dal: 22.03.2018
Contiene la traduzione in romancio del «Jerusalemer Reise» del parroco, e più tardi abate di Disentis, Jacob Bundi (pp. 1-122); si tratta del più antico dei finora 25 manoscritti conosciuti contenenti questa traduzione redatta nel 1701. Ad una pagina originariamente bianca ne fa seguito una con l'alfabeto tedesco (p. 124), poi 88 pagine numerate, in scrittura tedesca, con istruzioni per piantare diverse piante. Secondo quanto si legge nella pagina conclusiva (p. 212) si tratta della copia di un'opera «Getruckt zu Cölln / Bey Heinrich Netessem (= Nettesheim) / in Margarden gaßen Im/ Jahr 1601. Geschriben im Jahr 1719 / den 5. Martij / P.C. Berchter».
Online dal: 22.03.2018
Trascrizione, realizzata nell'abbazia di San Gallo nel X secolo (prima del 950), dei quattro Vangeli con commentari di Girolamo.
Online dal: 31.07.2009
Contiene il commento ai primi 70 salmi di Adelpertus e, nella parte finale, una scelta di detti dei padri della chiesa. Scritto intorno alla fine del sec. VIIl probabilmente nell'Italia del nord, in minuscola precarolingia. Due fogli mancanti alla fine si conservano nella raccolta di frammenti Einsiedeln 370, IV, Bl. 18-19.
Online dal: 13.12.2013
Il manoscritto è composto di due parti e contiene vari testi a carattere ascetico. La prima parte (1-24) è vergata da varie mani inesperte in minuscola con influssi retici databile al sec. VIII/IX in uno scriptorium localizzabile nell'Italia settentrionale o in Svizzera. La seconda parte (25-140) viene datata intorno al secondo terzo del sec. IX.
Online dal: 23.04.2013
Il volume contiene vari trattati anonimi, rispettivamente estratti da scritti sulla critica dei testi biblici relativa ai singoli libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. In particolare si segnalano: Guilelmus Brito (+ intorno al 1275), Johannes de Colonia (XIII sec.) e Guilelmus de Mara Lamara (1230-intorno al 1290). Poiché si tratta di autori francescani, si può supporre che il manoscritto sia stato realizzato in un convento di frati minori.
Online dal: 04.11.2010
Manoscritto composito scritto nei secc. IX/X e XIV forse ad Einsiedeln o nella Germania sudoccidentale. Contiene tra gli altri delle glosse ai vangeli, gli Annales Heremi dalla nascita di Cristo fino all'anno 940, vari trattati di astronomia tra i quali la Sphaera di Giovanni da Sacrobosco, e il Computus di Helpericus di Auxerre.
Online dal: 19.12.2011
Manoscritto composto di tre parti databili la prima al X e le altre due al XII sec. La prima parte (1-222) contiene delle glosse da Prisciano, la seconda (223-310) una raccolta di trattati di medicina compilata da Costantino l'Africano, la terza parte (311-357) il Liber Tegni del medico tardoantico Galeno.
Online dal: 19.12.2011
La maggior parte del contenuto è costituita da un commento anonimo al Vangelo di Matteo attribuito a Godefridus de Babion, seguito da altri brevi testi, non tutti identificati. Probabilmente prodotto ad Einsiedeln, vi è sicuramente presente almeno dal sec. XIV, come attestano la presenza di commenti e manine di attenzione di Heinrich von Ligerz.
Online dal: 23.09.2014
Commento alle prime otto lettere di Paolo. Si tratta della copia dell'esemplare (perduto) che, secondo la tradizione, venne redatto prima del 945 dall'abate Thietland († um 964). Ampie parti del testo dipendono dal commento a Paolo del vescovo Atto di Vercelli (885-961).
Online dal: 20.12.2012
Lezionario allestito nell'abbazia di San Gallo durante il X secolo (prima del 950). Può darsi che sia stato offerto da San Gallo a Einsiedeln in occasione della consacrazione della chiesa di Einsiedeln nel 948, insieme con il Codex 17.
Online dal: 31.07.2009
Manoscritto composto di due parti, riunite insieme almeno dal sec. XIV, data della legatura. La prima parte (1-85) contiene il Commento alla Genesi di Alcuino e viene datata nel secondo terzo del sec. IX e localizzata da alcuni studiosi nella Germania occidentale e da altri in area retica. La seconda parte (87-191) contiene le Partitiones del grammatico Prisciano ed è stata vergata ad Einsiedeln nella seconda metà del sec. X. Sull'ultima carta (192) è trascritta una lettera spedita nel 1288 dall'abate di Einsiedeln Heinrich II. von Güttingen (1280 al 1299) al vice-cappellano della chiesa dei SS. Pietro e Paolo sull'isola di Ufenau.
Online dal: 23.04.2013
Questo codice, databile al sec. X, contiene il Musica enchiriadis (2-27), un trattato di teoria musicale risalente al sec. IX nel quale si cerca di elaborare una serie di regole per la composizione in polifonia, e le note di commento Scolica enchiriadis (27-45, 66-102). Per illustrare in modo grafico la musica venne usata la notazione daseiana. A lungo attribuito ad Hucbald, oggi viene considerato di autore anonimo.
Online dal: 22.03.2017
Il ms. 83 è un breviario completo composto dalle seguenti parti: calendario, antifonario con notazione neumatica, lezionario con le letture bibliche, omiliario con le letture del Padri della Chiesa, innario, i cantici del Vecchio e del Nuovo Testamento, salterio, letture brevi, orazioni, preghiere e benedizioni. Da rilevare soprattutto la più antica versione conservata dell'ufficio per Meinrad, ancora oggi utilizzato. Le melodie dell'antifonario appartengono al dialetto corale alemannico, così come ancor'oggi viene cantato ad Einsiedeln nella Liturgia delle Ore.
Online dal: 04.11.2010
Questo manoscritto, realizzato nell'abbazia di San Gallo durante la seconda metà dell'XI secolo, contiene una copia, alla quale mancano alcuni capitoli, del De ecclesiasticis officis Lib. I et II di Amalario (Metensis). La continuazione, con il testo mancante, si trova nel Cod. 110, il quale fu pure allestito a San Gallo.
Online dal: 31.07.2009
Manoscritto miscellaneo comprendente gli Ordines Romani e opere di Amalario (Metensis). Il contenuto di questo codice è praticamente identico a quello del Cod. Sang. 446 della biblioteca abbaziale di San Gallo, fatto che indica che questa trascrizione, realizzata nella seconda metà dell'XI secolo, è di origine sangallese.
Online dal: 31.07.2009
Il manoscritto contiene un martirologio (pp. 1-28), la Regola di S. Benedetto (pp. 28-83) e un omiliario (pp. 84-126). E' vergato da due copisti in minuscola tardocarolina e presenta due iniziali decorate con racemi vegetali a inchiostro. Nel XIII sec., in uno spazio lasciato libero alla fine del testo della Regola (p. 83), è stato trascritto un documento che ricorda la confraternita di preghiera (Gebetsverbrüderung) tra l'abbazia di Einsiedeln e quella di S. Biagio nella Foresta Nera.
Online dal: 17.03.2016
Si tratta del più antico gruaduale completo e con notazione che si sia conservato, con diverse aggiunte (come i versetti per l'Alleluia, antifone e versetti salmodici per le antifone del communio). Essendo il graduale completo, questo manoscritto è ancora oggi di grande importanza per la ricerca sul canto gregoriano. La seconda parte è costituita dal Libyer Ymnorum, ossia dalle sequenze di Notkero di S. Gallo. Nuove ricerche hanno confermato che il codice è stato scritto ad Einsiedeln intorno al 960-970, certamente per il terzo abate del monastero, l'inglese Gregor.
Online dal: 31.03.2011
Il manoscritto, che contiene unicamente il commento di Gerolamo al Vangelo di Matteo, è scritto in minuscola carolina dal copista Subo che si firma alla fine del testo (p. 267) e sull'ultima pagina, ora incollata come controguardia (p. 268). Lo stile delle iniziali rimanda all'area retica, mentre il nome Subo è attestato a Disentis. Presente ad Einsiedeln sicuramente dal XVII secolo come attesta l'ex-libris a p. 1.
Online dal: 09.04.2014
Contiene tra gli altri il De viris illustribus di Gerolamo, il De viris illustribus di Gennadio, il Deflorata di Isidoro di Siviglia e da ultimo un Tractatus de VII sacramentis aggiunto nel XII/XIII secolo. Presente nella biblioteca di Einsiedeln probabilmente già dal sec. XIV, come attestano il tipo di legatura e la presenza dell'ex-libris a p. 1.
Online dal: 09.04.2014
La prima parte del manoscritto (pp. 2-261) contiene il commento di Gerolamo al Vangelo di Matteo e un'omelia attribuita ad Isidoro di Siviglia (pp. 261-262), mentre nella seconda (pp. 263-378) è trascritta una Expositio quattuor evangeliorum dello Pseudo-Gerolamo. Vari copisti hanno vergato il codice in una minuscola precarolingia che presenterebbe delle caratteristiche della scrittura retica. L'influsso retico è al contrario chiaramente visibile in alcune iniziali a penna (p. 2, 5, 62).
Online dal: 23.09.2014
Questo manoscritto del X secolo di Reichenau contiene epigrammi di Prospero di Aquitania come pure l'opera "De consolatione philosophiae" di Boezio.
Online dal: 31.07.2009
Contiene i Moralia in Job di Gregorio Magno. Viene attribuito alla regione di Disentis e datato al primo terzo del sec. IX sulla base delle affinità della scrittura - una minuscola carolina - con quella dell'Einsiedeln 126 sottoscritto dal copista Subo. Presente ad Einsiedeln sicuramente dal XVII secolo come attesta l'ex-libris a p. 3.
Online dal: 09.04.2014
Contiene le Omelie di Gregorio Magno sul profeta Ezechiele ed è vergato da varie mani in una minuscola generalmente ritenuta vicina alla retica, e quindi attribuito da vari studiosi ad uno scriptorium svizzero o all'area retico-lombarda. Una parte delle pagine 204 e 206 e l'intera p. 214 sono scritte in onciale. Presenta numerose iniziali con elementi geometrici e vegetali il cui stile le avvicina a quelle del Sacramentario di Remedio (Cod. Sang. 348). Le maniculae di Heinrich von Ligerz attestano la presenza del ms. ad Einsiedeln già dal sec. XIV.
Online dal: 23.04.2013
Contiene la Expositio Evangelii secundum Lucam di S. Ambrogio. Il codice è stato allestito a Engelberg su commissione dell'abate Frowin (1143-1178), come attesta il verso dedicatorio sulla c. 1. Contiene inoltre tre iniziali decorate con motivi vegetali nella maniera in uso nello scriptorium di Engelberg all'epoca dell'abate Frowin.
Online dal: 19.12.2011
Questo manoscritto, trascritto in diversi periodi in Italia e a Einsiedeln, contiene opere di Isidoro, Ucbaldo e Bernoldo come pure il Vangelo di Nicodemo.
Online dal: 31.07.2009
Manoscritto composto di due parti contenenti vari testi grammaticali, probabilmente riunite nel sec. XIV in occasione di una nuova rilegatura; da allora il codice è presente nella biblioteca di Einsiedeln. La trascrizione della prima parte (2-110) viene collocata forse a Reichenau nel 3. terzo del sec. IX , mentre quella della seconda (111-215), più antica, forse a Reims nel sec. VIII/IX. Altri studiosi (Bruckner) ritengono la scrittura di questa seconda parte dubitativamente retica.
Online dal: 23.04.2013
Contiene l'Expositio sul vangelo di Marco di Beda il Venerabile (pp. 2-341) e un Tractatus de cruce domini (pp. 341-351), nel manoscritto attribuito ad Ambrogio ma in realtà di Giovanni Crisostomo. Attribuito da Bruckner all'area di scrittura retica, Hartmut Hoffman avanza l'ipotesi di un'origine a St-Germain-des-Prés. Presente ad Einsiedeln sicuramente dal XVII secolo come attesta l'ex-libris a p. 3.
Online dal: 09.04.2014
Manoscritto miscellaneo contenente lettere di papa Gregorio il Grande come pure commentari a Boezio. Il testo contiene, oltre alle glosse latine, anche numerose glosse, in scrittura cifrata, in antico alto tedesco. Il manoscritto fu realizzato durante la seconda metà del X secolo a Einsiedeln.
Online dal: 31.07.2009
Contiene le opere di Alcuino Tractatus super epistolam ad Titum, Expositio in epistulam Pauli ad Philemonem e Expositio in epistulam ad Hebraeos. Il codice è stato prodotto nello scriptorium di Reichenau forse all'epoca di Reginbert.
Online dal: 19.12.2011
Contiene, insieme ad altri testi, la raccolta di canoni ecclesiastici detta Collectio Quesnelliana. Il codice dovrebbe essere stato scritto in uno scriptorium del nord-est della Francia, ed appartenne in seguito alla biblioteca di corte di Carlomagno. Nel sec. XI è attestato nella biblioteca del duomo di Colonia dove venne annotato da Bernoldo di Costanza. Appartenne poi al vescovo ausiliare di Costanza Jakob Johann Mirgel (1559-1629) per poi giungere, con alcuni altri suoi libri, nella biblioteca del monastero di Einsiedeln.
Online dal: 19.12.2011
Manoscritto del sec. XII (1170-1190) copiato probabilmente in Svizzera (Einsiedeln?) o in Austria. Contiene l'Introductio In prima parte agitur (fol. 1r-7ra) ed il Decretum di Graziano [Σ-group, cf. C. Wei, A Discussion and List of Manuscripts Belonging to the Σ-group (S-group)] (fol. 7ra-217va); una additio (a fol. 167vb a C.29: Adrianus papa Eberhardo Salzeburgensi archiepiscopo. ‘Dignum est et a rationis... [JL 10445: 1154-59]); diversi strati di glosse (erasi fino a fol. 21a), ed excerpta dalla Summa di Rufino (cfr. R. Weigand, Die Glossen zum Dekret Gratians. Studien zu den frühen Glossen und Glossenkompositionen, Roma 1991, pp. 737-740); frammenti della Glossa ordinaria di Bartholomaeus Brixiensis (Francia, sec. XIII med.) sono stati copiati su rasura ai fol. 6va-9va.
Online dal: 22.03.2017
Contiene la Panormia, una raccolta di testi di diritto canonico attribuita ad Ivo di Chartres, che l'avrebbe redatta dopo il 1095. Il codice, probabilmente prodotto ad Einsiedeln, è stato vergato da un solo copista in una carolina regolare e calligrafica. Delle otto iniziali che introducono gli altrettanti libri nel quale è diviso il testo, solo una è stata completata con il colore rosso (p. 78), mentre delle altre è visibile il disegno preparatorio.
Online dal: 23.09.2014
Costituiva in origine un unico volume con l'Einsiedeln 281. Il codice è stato allestito in ambito reto-lombardo intorno al sec. VIII/IX. La prima parte (pp. 1-256) è stata scritta in minuscola carolina, la seconda (pp. 258-430) in minuscola retica e la terza (pp. 431-526) in minuscola retica o alemannica. Nel XIV secolo si conservava già ad Einsiedeln come attestano le maniculae apposte da Enrico di Ligerz.
Online dal: 13.12.2013
Contiene tra gli altri gli atti di vari concilii (pp. 1-41) e la Collectio vetus gallica (pp. 41-166), la raccolta di canoni della Gallia in epoca franca. Nella prima parte vi sono delle glosse in antico tedesco databili al sec. X. Il codice era a Costanza nel XVII secolo come si deduce dalla presenza all'interno della coperta anteriore dell'ex-libris del vescovo Johann Jakob Mirgel (1598-1644), per poi giungere subito dopo ad Einsideln (ex-libris del XVII sec. a p. 1).
Online dal: 09.04.2014
Si tratta di un esemplare particolarmente bello, scritto in Francia (Parigi?) o nelle Fiandre, del cosiddetto Heilsspiegel, lo Speculum humane salvationis. L'opera stessa è conservata in più di 200 manoscritti ed in numerose stampe. L'opera si suddivide nella storia precedente la salvezza (Vecchio Testamento), nella storia della salvezza del Nuovo Testameno (dall'Annunciazione al Giudizio Universale), nelle 7 stazioni della Passione, nei 7 dolori e nelle 7 gioie di Maria. Oggi è mutilo di 4 fogli e della parte iniziale.
Online dal: 04.11.2010
Raccolta di testi omiletici e di teologia pastorale datati agli anni [14]52, [14]54 e [14]55, giunta ad Einsiedeln dalla regione del lago di Costanza. Le opere principali sono: Nicolao di Dinkelsbühl Sermones de sanctis, De tribus partibus poenitentiae, De indulgentiis, De oratione Dominica, una raccolta degli scritti in latino di Marco di Lindau OFM e di Giordano di Quedlinburg OESA i Sermones super commune sanctorum ed Sermones ad personas religiosas.
Online dal: 21.12.2010
Codice miscellaneo costituito da cinque parti. La prima (1-93) contiene una copia della Regola di S. Benedetto, forse portata ad Einsiedeln da S. Meinrad († 861). Dal punto di vista della critica testuale il testo appartiene al gruppo Textus receptus della Regola, quale attestato nel sec. VIII/IX tra l'altro nell'Italia del nord e a Montecassino; di notevole interesse le molte glosse interlineari. Le altre parti del manoscritto contengono: un Martyrologium (93-108), un Breviarium Apostolorum (98-99), due inni (100) ed un racconto redatto da Heinrich di Würzburg (109-148).
Online dal: 23.04.2013
Contiene, quale testo principale, la Explanatio Dominicae Orationis dell'abate di Engelberg Frowin (†1178), abate che probabilmente ne commissionò anche la confezione, come si deduce dai versi riportati sull'ultima pagina (468). Il codice giunse ad Einsiedeln probabilmente all'inizio del sec. XVII.
Online dal: 19.12.2011
Il manoscritto costituisce, insieme ai codd. 247(379), 248(380) e 249(381), l'ultimo di quattro tomi contenenti una collezione di vite di santi e passioni di martiri, distribuite secondo l'anno liturgico. I quattro volumi furono sicuramente in uso ad Einsiedeln, dove probabilmente furono anche allestiti. Ogni vita è introdotta da una grande iniziale rubricata e lungo i margini sono presenti numerose glosse e manine di attenzione di Heinrich von Ligerz. Le antiche carte di guardia, ora staccate, hanno lasciato all'interno delle coperte le tracce di un testo liturgico con notazione neumatica e, in quella posteriore, di un'iniziale miniata.
Online dal: 22.03.2017
Contiene il commento anonimo, ma ora attribuito ad Hildemaro di Corby, alla regola di S. Benedetto. La prima parte (79r-106r) è stata scritta nell'Italia del nord nel sec. IX mentre la seconda (107r-169v) ad Einsiedeln nel sec. X.
Online dal: 13.12.2013
Il manoscritto contiene la terza parte (Collationes 18-24) dell'opera di Giovanni Cassiano Vitae et collationes patrum. Il testo è introdotto da una miniatura a piena pagina nella quale, in un medaglione al centro, è raffigurato l'autore Cassiano intento a scrivere la sua opera, circondato da quattro abati su sfondo a scacchi: Piamun e Giovanni con il nimbo rotondo, Pinufius e Theonas con il nimbo quadrato. Il manoscritto fa parte del gruppo di codici allestito all'epoca dell'abate Thietland (961-intorno al 964).
Online dal: 17.03.2016
Questo manoscritto composito del sec. IX/X contiene la Vita di Antigone, frammenti di una pretesa Collatio Alexandro et Dindimi e di una falsa lettera di Seneca all'apostolo Pietro, e l'”Enchiridion, seu De fide spe et caritate” di Agostino. Più tardi è stata aggiunta una trascrizione del concordato di Worms del 1122. Scritto ad Einsiedeln e nella Germania meridionale (S. Gallo?).
Online dal: 21.12.2009
Questo manoscritto proveniente da Disentis (sec. IX) contiene le Recognitiones di papa Clemente I nella traduzione latina di Rufino di Aquileia. Mancano i libri IV-VI ed alcuni capitoli.
Online dal: 23.04.2013
Codice composito scritto nei secc. X/XI e XIII/XIV ad Einsiedeln e S. Gallo. Contiene vari scritti destinati all'edificazione religiosa come le vite dei santi Faustino, Giovita e Gangolfo, la Regola di s. Benedetto, dei sermoni, dei trattati liturgici e il De ratione temporum.
Online dal: 21.12.2009
Contiene il trattato mistico in tedesco La luce fluente della divinità ("Das fliessende Licht der Gottheit") di Matilde di Magdeburgo e altri scritti mistici (tra gli autori Maestro Eckhart). Su richiesta di Margherita zum Goldenen Ring, e insieme al Cod. 278(1040), il codice venne regalato da Heinrich Rumersheim (Basilea) ai quattro monasteri femminili in der Au presso Einsiedeln.
Online dal: 26.04.2007
Trattati mistici in tedesco: Rodolfo di Biberach, Maestro Eckhart, Giovanni di Sterngasse, Alberto Magno, ecc. Su richiesta si Margherita zum Goldenen Ring e insieme al Cod. 277(1014), il codice venne regalato da Heinrich Rumersheim (Basilea) ai quattro monasteri femminili in der Au presso Einsiedeln
Online dal: 26.04.2007
La prima parte (pp. 1-178), contenente dei trattati di ascetica, costituiva in origine un unico volume con l'Einsiedeln 199 ed è scritta in minuscola di area retica o alemannica. Il rimanente del codice è redatto in minuscola carolina. La seconda parte (pp. 179-270) è localizzabile in Svizzera o nell'Italia del nord, la terza (pp. 271-314) in Francia. Nel XIV secolo si conservava già ad Einsiedeln, come attestano le numerose maniculae apposte da Enrico di Ligerz.
Online dal: 09.04.2014
Il devozionale dell'abate Ulrich Rösch di San Gallo contiene varie preghiere, orari e calendari, è decorato con elaborate iniziali e fu scritto nell'anno 1472.
Online dal: 31.07.2009
La prima parte del manoscritto è costituita dall'opera di Boezio Peri Hermeneias di Aristotele. La seconda parte contiene dieci vite di santi, probabilmente destinate alla lettura nel coro.
Online dal: 12.08.2010
Boezio è l'autore dei due trattati tramandati in questo manoscritto del sec. X: De geometria (1-22) e De musica (23-145). I due testi sono corredati da numerosi disegni, e da glosse marginali e interlineari.
Online dal: 22.03.2017
L'opera di Bartholomeus de Glanvilla costituisce unicamente la prima parte di questo manoscritto composito, che contiene inoltre le seguenti opere: Alberto Magno (De compositione hominum et de natura animalium), De Romana Curia, De consecratione Romanorum Imperatorum, Forma iuramenti, Privilegium Constantini, liste di cardinali con le rispettive chiese di cui erano titolari, De arboribus.
Online dal: 12.08.2010
Il codice contiene lo scritto di Boezio Peri hermeneias Aristotelis Libri V. Già dal XIV sec. è però acefalo e mutilo. Il volume si presenta scritto da varie mani e contiene molte annotazioni marginali di Heinrich von Ligerz.
Online dal: 12.08.2010
Manoscritto composito in due volumi realizzato durante il IX e il X secolo nell'est della Francia o nel sud-ovest della Germania. Include opere di Wandalberto, Boezio, Ausonio, Gregorio, Aratore, Prudenzio, Aldelmo e Bonifacio.
Online dal: 31.07.2009
Da circa venti anni sappiamo che questo antico manoscritto contiene i testi di medicina di due autori, mentre prima entrambi erano stati attribuiti a Galeno. Le due parti contengono: 1. Galeno, Ad Glauconem de medendi methodo Lib. I-III (non nella giusta successione dei testi) e 2. Pelagonio , Ars veterinaria. Di quest'opera mancano l'inizio e la fine del testo.
Online dal: 04.11.2010
Nel codice cartaceo sono stati trascritti alla metà del sec. XV a Bellinzona una serie di decreti emanati dalle autorità viscontee tra il 1352 ed il 1443 ed indirizzati alle autorità cittadine. Nelle pagine rimaste bianche alla fine del testo sono state copiate delle lettere di esenzione rilasciate per gli uomini e la valle Mesolcina nel 1498-1499. Il codice appartenne alla famiglia Varone e nel 1537 venne acquistato e fatto restaurare dal notaio bellinzonese Giovanni Giacomo Rusca. Pervenne alla biblioteca di Einsiedeln intorno al 1787 dopo che nel XVII secolo era stato donato da Carlo Bernardino Zacconi alla biblioteca dei gesuiti bellinzonesi, poi rilevata dai benedettini.
Online dal: 20.12.2012
Il manoscritto contiene varie opere di Prudenzio, ed è scritto da vari copisti. Il testo è corredato di glosse in gran parte interlineari. La maggior parte di queste è in lingua latina, alcune altre in dialetto alemanno.
Online dal: 22.03.2017
Questo manoscritto in due parti contiene trattati di Ippocrate come pure la sua opera De urinis. Realizzato nella prima metà del X secolo a San Gallo.
Online dal: 31.07.2009
Il codice contiene l'opera di Boezio In Isagogen Porphyrii Commentorum Editio secunda (ed. Brandt 1906). Il codice è scritto da varie mani, da Colonia e da Einsiedeln, ma le modalità di questa collaborazione non sono meglio precisabili. Il medesimo testo si ritrova nel Cod. 338(1321) I.
Online dal: 12.08.2010
Manoscritto di formato quasi quadrato, con ampi margini dove trovano posto rare glosse. Il testo principale trascritto nel codice è il trattato di Claudiano Mamerto, molto diffuso in epoca medievale, De statu animarum. Sicuramente non allestito ad Einsiedeln, proviene forse da Soissons.
Online dal: 17.03.2016
Manoscritto composito databile dalla seconda metà del sec. X contenente una raccolta di testi tra i quali gli Annales Einsidlenses, il De grammatica di Prisciano, il frammento di un testo riguardante il gioco degli scacchi ed un calendario utilizzato per annotazioni obituarie fino al XVI secolo.
Online dal: 19.12.2011
Manoscritto composito contenente vari testi per il calcolo della Pasqua, due calendari databili al 950-975 il primo (4-16) e al sec. IX/X il secondo (29-40) e delle Quaestiones morales databili al sec. XIII.
Online dal: 19.12.2011
Il "De consolatione philosophiae" di Boezio e la vita di san Wolfgango composta da Otloh di S. Emmeram compongono questo codice in due parti. Una parte fu realizzata a Einsiedeln, la seconda probabilmente a Strasburgo.
Online dal: 31.07.2009
Questo codice di Einsiedeln contiene la lettera di Alessandro a Aristotele, la vita di Carlo Magno di Einhardo ed un resoconto di Eberwino sulla vita dell'eremita Simeone di Trier. Questo manoscritto, realizzato durante il primo terzo del X secolo e la seconda metà dell'XI secolo, può essere stato allestito a San Gallo ma anche nell'ovest o nel sud della Germania.
Online dal: 31.07.2009