Il Sachsenspiegel di Eike von Repgow è uno dei più antichi libri di diritto composti in tedesco. Il CB 61, manoscritto trascritto su pergamena nei primi anni del XV secolo, tratta dunque di diritto privato, diritto penale, diritto della procedura e diritto pubblico.
Online dal: 31.07.2007
All'inizio del XVII secolo venne pubblicato un libro di magia nera, attribuito al mitico Faust, conosciuto sotto il nome di Höllenzwang. La biblioteca di Weimar possedeva un manoscritto di quest'opera, noto a Goethe. Nel 1949 Martin Bodmer poté acquistare un manoscritto di questo tipo. Questo documento, difficilmente databile, è scritto con dei segni cabalistici che si ritenga, per quanto si deduce dalla glossa scritta in tedesco, contengano una serie di formule magiche ad uso degli esorcisti, per evocare, segnatamente, i setti spiriti del male.
Online dal: 17.12.2015
La riforma carolingia aveva risposto alla volontà di uniformità in campo religioso proponendo una regola unica per i monaci, la Concordia regularum di Benedetto d'Aniane. Su questa scia, verso la fine del sec. VIII e nel sec. IX si cerca di operare una distinzione tra lo stato monastico e quello canonicale. Ludovico il Pio fa così pubblicare, nell'816, i risultati del concilio di Aquisgrana; le Istituzioni canoniche presentano nella prima parte i precetti dei Padri e i concili anteriori, nella seconda vengono esposte le decisioni del concilio. La redazione di quest'opera è stata a lungo attribuita ad Amalerio di Metz, allievo di Alcuino e consigliere di Carlo Magno ; bisogna comunque cercate un altro autore per questa opera in 118 capitoli, talvolta laboriosi, cui avrebbe contribuito Benedetto d'Aniane. Copiato in una bella scrittura carolina appena pochi anni dopo la pubblicazione del testo (prima metà del sec. IX), il manoscritto della Fondazione Bodmer è appartenuto all'abbazia benedettina di S. Giacomo di Magonza. Nel sec. XII o XIII alla fine del volume è stato aggiunto un disegno a piena pagina raffigurante la Crocifissione.
Online dal: 21.12.2009
Riunendo più di duecento testi allestiti tra la fine del XII e l'inizio del XIV secolo, il «Codex di Kalocsa» è una straordinaria testimonianza della poesia medievale tedesca. Questo manoscritto, affine ad un volume conservato all'Universitätsbibliothek di Heidelberg (Cod. Pal. Germ. 341), che ricopia parzialmente, ci trasmette, in circa 330 fogli di pergamena copiati da una sola mano, delle opere di Walther von der Vogelweide, Konrad von Würzburg, Hartmann von Aue, Reinmar von Zweter o ancora dello Stricker o della tradizione del Roman de Renart. Tramanda pure una quantità di testi anonimi.
Online dal: 20.12.2007
Questo graduale, trascritto nel 1071 dall'arciprete Giovanni della chiesa Santa Cecilia in Trastevere, contiene la notazione musicale di diversi canti per la messa. La versione melodica di questi testi fa sì che questo manoscritto sia la più antica testimonianza del “vecchio canto romano”.
Online dal: 31.07.2007
Manoscritto giuridico del XIII o dell'inizio del XIV secolo, il CB 75 testimonia del grande valore accordato, dal Medioevo in poi, al Decretum di Graziano, vera chiave di volta del diritto canonico moderno. La glossa di Giovanni il Teutonico, nella prima revisione di Bartolomeo da Brescia (anteriore al 1245), inquadra qui il testo di Graziano, messo per giunta in risalto da numerose iniziali istoriate.
Online dal: 31.07.2007
Questo manoscritto dell'Italia centrale del XII secolo contiene delle opere musicologiche di tre autori latini tra cui certi estratti sono da raffrontare con diversi passaggi della Institutio musica di Boezio. Uno d'essi non è altro che Guido d'Arezzo (Guido Aretinus), monaco toscano della fine del X secolo, al quale si attribuisce, senza dubbio con qualche esagerazione, l'invenzione dell'armonia, la «solmisazione».
Online dal: 31.07.2007
Il CB 78, manoscritto su pergamena del XIV secolo, ci trasmette la Histoire de la destruction de Troie di Guido delle Colonne. È ornato da centottantasette miniature eseguite da Giustino da Forlì, le quali rappresentano, nel quadro architetturale della Venezia gotica, i principali avvenimenti della guerra di Troia. Fatto raro: tracce della collaborazione tra il copista e il miniatore si leggono nei margini, dove il primo descrive, in dialetto veneziano, il programma iconografico scrupolosamente seguito dal secondo.
Online dal: 31.07.2007
Guillaume de Lorris e Jean de Meung sono gli autori del Roman de la Rose uno dei capolavori della letteratura cortese del medioevo. In un quadro onirico e allegorico l'amante tenta di penetrare in un giardino chiuso che nasconde una rosa, immagine della sua amata. La seconda parte, opera di Jean de Meung, offre una lettura più filosofica e moralizzante. Questo manoscritto, copiato su pergamena nel sec. XIV, contiene numerose miniature in riquadri dorati e con lumeggiature in oro, così come delle iniziali con prolungamenti blu e rossi.
Online dal: 02.06.2010
Manoscritto composito in tre parti. La prima (cc. 1r-20v) contiene la più antica versione della Epistola ad Augienses di Gunzone ed è databile al sec. X. La seconda (cc. 21r-27v), probabilmente il nucleo originale del codice al quale vennero unite le altre due parti, trasmette l'autografo del testo di Lamberto di Hersfeld della Vita s. Lulli episcopi Moguntini e data al sec. XI. Nella terza parte (cc. 28r-43v) del XIII sec. sono trascritte le Constitutiones del Concilio lateranense IV (1215). Il codice proviene dal monastero benedettino di Tegernsee (la prima parte del codice è menzionata nel catalogo della biblioteca del monastero), passò nella collezione dei principi Oettingen-Wallerstein e venne in seguito venduto dagli antiquari Rosenthal, dai quali lo acquistò nel 1948 Martin Bodmer. Le carte di guardia antiche costituiscono dei frammenti di un manoscritto liturgico dall'area della diocesi di Freising.
Online dal: 22.03.2017
Questo manoscritto ebraico del sec. XV riunisce i testi liturgici e commenta i riti che scandiscono la cerimonia della Pasqua ebraica. La Haggadah di Pesach, riccamente miniata ed illustrata, contiene la versione liturgica integrale del racconto dell'Esodo. La prima parte del manoscritto presenta il testo del rito italiano, la seconda quello del rito aschenazita. E' stato copiato e miniato da Joël ben Siméon, che firma la sua opera in un colophon (f. 34r): Io sono Joël ben Simeon – che la sua memoria sia una benedizione – chiamato Veibusch Ashkénazi, originario della città di Cologna, sita sui bordi del Reno.
Online dal: 23.04.2013
Copiata su carta nel sec. XIV, l'Ilias Latina è un adattamento del grande poema epico di Omero, uno dei testi fondatori della Grecia antica. E' stato scritto in una gotica semicorsiva, da un solo copista, probabilmente nella regione di Napoli, in Italia. Si fa notare la presenza di alcune iniziali dipinte, talvolta figurate, tra le quali una Musa vestita di un abito cosparso di stelle dorate e che regge nelle mani una spada.
Online dal: 02.06.2010
Ragguppando le Odes, le Epodes e il Carmen saeculare – il Carme secolare interpretato da cori di bambini della nobiltà romana nel corso dei Giochi secolari – il CB 88 è un testimone eccezionale tra i manoscritti di Orazio della fine del X-XI secolo. Le sue numerose glosse marginali e interlineari, derivate principalmente dagli scolii dello Pseudo-Acro, spiegano i versi di cui si loda la finezza metrica e la virtuosità verbale. Nel sec. XIV alla fine del volume sono stati aggiunti degli indici per materia e per titolo.
Online dal: 21.12.2009
Testimone della riscoperta delle opere di Orazio nel XII secolo, il CB 89, trascritto in Francia, è corredato di una gran quantità di glosse marginali e interlineari.
Online dal: 25.03.2009
Trascritto da due copisti nel 1468 nel sud del Tirolo, il CB 91 riunisce sotto una legatura contemporanea, l'opera didattica di Hugo von Trimberg, Der Renner, e la compilazione del Romanzo di Alessandro di Hans Hartlieb. Si distingue per i suoi 91 disegni a penna, eseguiti secondo le istruzioni per l'illustratore, riportate in basso alla pagina.
Online dal: 20.12.2007
Capolavoro del vescovo di Siviglia, le Etimologie, scritte all'inizio del sec. VII; offrono nei primi tre libri la prima attestazione della divisione medievale delle scienze nel trivium (grammatica, retorica e dialettica) e quadrivium (matematica, geometria, musica e astronomia). Prendendo spunto dall'etimologia – spesso in modo fantasioso ! – delle parole, Isidoro raccoglie nella sua operta l'insieme delle conoscenze antiche che in questo modo preservò dall'oblio. Il manoscritto, realizzato alla fine del sec. XIII senza dubbio nell'ambiente universitario parigino, è un testimone dell'immenso successo di questa vasta enciclopedia.
Online dal: 21.12.2009
Predicatore dominicano dell'inizio del XIV secolo, Jacques de Cessoles utilizza il gioco degli scacchi come supporto al suo discorso morale. Nel CB 93, manoscritto su pergamena della fine del XIV secolo, questo proposito è illustrato col supporto di 16 miniature.
Online dal: 20.12.2007
Le Laudi del francescano italiano Jacopone da Todi sono dei poemi di ispirazione religiosa che si presentano come delle ballate dal metro vario e spesso redatte sotto forma di dialoghi. Il CB 94, trascritto da quattro diversi copisti, è stato allestito nella seconda metà del XIV secolo.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto costituisce uno di quattro testimoni conosciuti (senza contare un frammento) del Roman de Jules César attribuito a Jean de Thuin, un poema di circa 9'500 alessandrini, che costituisce un adattamento del poema epico della Pharsalia di Lucano. L'inizio e la fine del testo del Roman mancano nel manoscritto, dove le principali suddivisioni del poema sono segnalate da iniziali alternativamente blu e rosse, collocate all'inizio di ogni strofa, e accompagnate da filigrane realizzate nel colore opposto.
Online dal: 26.09.2017
Romanzo generazionale dei padri degli eroi della Tavola Rotonda, Guiron il cortese è un'opera di grande respiro composta sicuramente verso il 1235. Entro una tradizione manoscritta particolarmente ricca, il CB 96, magnificamente miniato e trascritto all'inizio del XV secolo, presenta un adattamento unico dei diversi racconti che contiene.
Online dal: 25.03.2009
Romanzo generazionale dei padri degli eroi della Tavola Rotonda, Guiron il cortese è un'opera di grande respiro composta sicuramente verso il 1235. Entro una tradizione manoscritta particolarmente ricca, il CB 96, magnificamente miniato e trascritto all'inizio del XV secolo, presenta un adattamento unico dei diversi racconti che contiene.
Online dal: 25.03.2009
Lo storico di origine ebraica Giuseppe Flavio compose in greco le sue Antichità giudaiche nel I secolo d.C. Il CB 98 ne offre la traduzione latina in una scrittura pre-carolina molto bella, eseguita nell'abbazia benedettina San Silvestro di Nonantola (provincia di Modena). Il CB 99, dello stesso autore, proviene dalla stessa abbazia.
Online dal: 20.12.2007
La guerra giudaica dello storico di origine ebraica Giuseppe Flavio del I secolo d.C., riporta in sette libri l'ultima rivolta della Giudea e la presa di Gerusalemme da parte di Tito. Il CB 99 proviene, come il CB 98, dall'abbazia San Silvestro di Nonantola, ma probabilmente è stato allestito più tardivamente e da copisti diversi.
Online dal: 20.12.2007
Le due parti di questo manoscritto, in origine indipendenti, sono state rilegate assieme probabilmente nell'ultimo terzo del XV secolo (dopo il 1469, vedi indice a c. Iv). La prima, a piena pagina (cc. 1r-272), contiene il Buch der Natur (Prologfassung di Corrado di Megenberg. In questa parte del manoscritto sono presenti correzioni marginali e glosse (soprattutto nelle sezioni più importanti del testo per la medicina) che sono forse da ricondurre al primo proprietario del manoscritto (Hayer 1998, p. 162). Soprattutto nelle parti I, III, IV e V del Buch der Natur si trovano notizie marginali e glosse interlineari di una mano del XV secolo che trattano i contenuti di storia naturale in senso allegorico per la predicazione. Numerose piccole e grandi illustrazioni marginali. La seconda parte, scritta su due colonne (cc. 274ra-307rb), contiene un compendio medico in sei parti (malattie infantili - malattie dello squlibrio degli humores - malattie degli occhi - peste, malattie della pelle, febbre - chirurgia - malattie veneree, ferite delle ossa, ustioni), ricette in latino ed in tedesco, così come un indice del contenuto in tedesco. A c. 284ra si trova il disegno di uno strumento chirurgico. Prima proprietà privata della libreria di antiquariato Hans P. Kraus di New York, Nr. 1958/13, precedentemente Maihingen, Fürstl. Öttingen-Wallersteinsche Bibl., Cod. III.1.2° 3.
Online dal: 09.04.2014
Codice contenente le Opere di Lattanzio, copiato in scrittura umanistica italiana nella seconda metà del sec. XV. La decorazione è costituita da varie iniziali a bianchi girari con bordure laterali che si estendono nei margini e da un frontespizio decorato su tre lati, sempre a bianchi girari, con elementi naturalistici: uccelli, farfalle e un asino. Nel bordo inferiore due putti reggono la corona di alloro che circonda lo stemma del committente, un membro della famiglia dei re aragonesi di Napoli che si è ipotizzato possa essere Ferdinando I re di Napoli (1458-1494). Un'antica segnatura attesta che il manoscritto proviene sicuramente dalla biblioteca aragonese dei re di Napoli.
Online dal: 23.04.2013
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Questo manoscritto cartaceo del XV secolo in quattro volumi riunisce i testi in prosa Lancillotto propriamente detto, La ricerca del Santo Graal e La morte del re Artù. Il primo volume è illustrato con 42 disegni a penna e all'acquarello, mentre il quarto volume è ornato da due grandi disegni a piena pagina fuori dal testo su pergamena.
Online dal: 20.12.2007
Creatore del catalano come lingua letteraria e scientifica, Raimondo Lullo è nato a Maiorca, terra di incrocio di tradizioni cristiane, musulmane ed ebraiche. Scritto da vari copisti nel sec. XIV, il CB 109 raccoglie le opere filosofiche e teologiche del grande pensatore catalano. Il manoscritto è arricchito da tavole e diagrammi.
Online dal: 21.12.2009
John Lydgate redige il Troy Book intorno al 1412-1420 su richiesta di Enrico V, quando era ancora principe di Galles. È composto in distici, con un prologo, cinque libri, un epilogo e una dedica a Enrico V, così come un envoi intitolato «Verba auctoris». Lydgate tradusse in inglese la storia della guerra di Troia, non direttamente da Omero, ma attraverso le rielaborazioni di Benoit de Sainte Maure, Roman de Troie (1165) e Guido delle Colonne, Historia Destructionis Troiae (1287).
Online dal: 18.06.2020
Il Commento al sogno di Scipione di Macrobio, estratti della Storia naturale di Plinio il Vecchio e dal De institutione musica di Boezio sono riuniti in questo manoscritto su pergamena del X secolo. I diagrammi rappresentanti la Terra o le costellazioni astrali rendono questo documento particolarmente interessante.
Online dal: 31.07.2007
Maria di Francia, la scrittrice del XII secolo autrice dei celebri Lais, ha composto una raccolta di favole ereditate dalla tradizione esopica. Nel manoscritto conservato dalla Fondazione Martin Bodmer, ricopiato direttamente da un manoscritto della Biblioteca nazionale di Francia, le 101 favole sono accompagnate da sei fabliaux, in cui certi passaggi audaci sono stati erasi.
Online dal: 31.07.2007
Il codice, vergato in scrittura umanistica, contiene gli Epigrammata di Marziale (ca. 40-ca. 102), in dodici libri, seguiti da due testi conclusivi abitualmente presenti Xenia e Apophoreta. Manca il primo foglio del manoscritto, e qualche epigramma è stato aggiunto, probabilmente alla stessa epoca, da una mano diversa rispetto a quella del copista principale (41v, 105v, 132r, 133v, 136v). In assenza della pagina col titolo, la decorazione si limita ad una serie di iniziali realizzata da due diversi artisti, le une a bianchi girari, le altre ornate di intrecci annodati su fondo oro, chiamati talvolta «a cappio annodato». Ogni epigramma è introdotto da una semplice iniziale dipinta in blu. Prodotto verso la metà del XV secolo in Italia del Nord, il codice à attestato in Francia dal XVIII sec., nelle mani della famiglia de Jarente de Sénas, poi presso Ambroise Firmin-Didot. Nel corso dell XIX sec. ha cambiato più volte proprietario prima di entrare nella collezione di Martin Bodmer.
Online dal: 22.03.2018
Solo il CB 116, tra i 19 manoscritti e frammenti conservati, tramanda nella loro interezza le Prophesies de Merlin (Profezie di Merlino) in prosa. Esso testimonia in particolare l'ampiezza che nell'economia complessiva dell'opera assumono gli episodi arturiani.
Online dal: 25.03.2009
I due testi, De rebus bellicis (cc. 5r-17v) e Notitia dignitatum (cc. 19r-94r), riuniti in questo manoscritto, risalgono all'Antichità e presentano rispettivamente le macchine da guerra utilizzate dall'esercito romano nel primo caso, e l'organizzazione militare del Basso Impero nelle sue parti occidentali e orientali, nell'altro. Già in origine sono stati concepiti, tra la fine del IV e l'inizio del V secolo, con delle illustrazioni; la più antica copia conosciuta, risalente alla fine del IX e all'inizio del X secolo, era conservata nella biblioteca della cattedrale di Spira (di cui oggi rimane un solo foglio). Questa copia fu presa in prestito nel 1436 dal cardinale Pietro Donato mentre si trovava al concilio di Basilea dove furono realizzate almeno due copie, miniate da Péronet Lamy (Oxford, Bodleian Library, Ms. Canon. Misc. 378; Parigi, BnF, lat. 9661). Il manoscritto della Fondazione Bodmer ne costituisce una nuova riproduzione, almeno di un secolo più tardiva, che potrebbe essere servita all'edizione di questi due testi, immagini comprese, realizzata da Sigismundus Gelenius e pubblicata da Froben a Basilea nel 1552.
Online dal: 10.12.2020
Copiato in Italia all'inizio del XIV secolo, il manoscritto riunisce i seguenti testi: l'Arte amatoria di Ovidio, due libri della Grammatica di Prisciano, degli estratti dal Secretum secretorum, un libro – incompleto – sulla fisionomia di autore incerto, ed una serie di inni attribuiti tra gli altri a Gregorio Magno, s. Ambrogio o Sedulio. Mancante di due fogli all'inizio, il manoscritto rivela tracce di uso antico, con l'aggiunta di commenti o di maniculae nei margini. Questa copia non presenta della decorazione ad eccezione di alcune iniziali filigranate rosse e viola, ritoccate d'oro e inquadrate.
Online dal: 04.10.2018
Il doppio foglio di apertura di questo manoscritto delle Metamorfosi e dei Fasti di Ovidio annuncia già i suoi riferimenti all'antichità : l'utilizzo di lettere capitaliall'antica, il color porpora dell'insieme del foglio e la raffigurazione del lauro che corona i versi del poeta collocano la produzione del volume nel Rinascimento italiano. La dedica scritta in caratteri d'oro sul f. 1v conferma quest'origine : il manoscritto è stato copiato dal napoletano Ippolito Lunense per il segretario di Ferdinando I d'Aragona, Antonello Petrucci, del quale si scopre lo stemma inquadrato da putti e da cornucopie dell'abbondanza al f. 2r. Le scritture cambiano, nello stile e nel colore dell'inchiostro, a seconda della natura del testo. La decorazione a ‘bianchi girari', di grande qualità, rivela una fattura tipicamente napoletana, realizzata nello stile del miniatore reale Cola Rapicano.
Online dal: 21.12.2009
Questo manoscritto di origine italiana contiene le Metamorfosi di Ovidio. Il testo è circondato da glosse marginali e interlineari scritte da varie mani contemporanee e italiane del sec. XV. Vi si possono riconoscere quattro tipi di annotazioni: segnaletiche, lessicali e filologiche, intertestuali e commentarie, che testimoniano della vitalità di questo testo di Ovidio nel sec. XIV fino all'alba dell'età moderna. Il frontespizio è decorato con una lettera che contiene il ritratto dell'autore intento a scrivere la sua opera e da una bordura laterale che racchiude un angelo con delle ali rosse.
Online dal: 23.04.2013
Sontuosa raccolta di vite di santi latini trascritta nel XII secolo in Germania, forse nell'abbazia di Weissenau, il CB 127 è decorato con numerose iniziali ornate e istoriate, tra le quali figura anche la notevole rappresentazione del «Frate Ruffilus» (f° 244r).
Online dal: 20.05.2009
Grande manoscritto in-folio incompleto contenente la parte estiva ed il comune dei santi dell'omeliario di Paolo Diacono. Scritto da varie mani in minuscola carolina nel IX secolo, presenta delle iniziali a inchiostro con racemi di colore rosso che denotano influsso irlandese ed alcuni eleganti incipit in scrittura capitale. Proviene forse da Reichenau, in ogni caso dalla regione di Costanza. Appartenne alla collezione Phillipps, poi Chester Beatty, dalla quale Martin Bodmer lo acquistò nel 1968.
Online dal: 23.06.2014
Realizzato nei primi anni del XVI secolo, quando la stampa si era ormai già consolidata, il CB 130 testimonia una notevole maestria calligrafica e pittorica. Opera di Bartolomeno Sanvito, che ha curato la trascrizione di altri quattro manoscritti del Canzoniere e dei Trionfi di Petrarca, presenta una scrittura sobria ed equilibrata, arricchita con raffinate miniature. L'inserzione di un foglio di pergamena con disegni segna l'inizio di ciascuna parte del volume.
Online dal: 25.03.2009
Raccolta di due canzonieri italiani autonomi, il CB 131 è costituito di due sezioni: una comprende 380 poemi di Petrarca; l'altra componimenti redatti da Dante e da altri poeti della generazione precedente. Misterioso «libro de la mia comare» dalla grafia arcaizzante, la parte riservata a Petrarca è arricchita qua e là da glosse singole (altrimenti sconosciute), che testimonierebbero la ricezione da parte di un pubblico femminile.
Online dal: 20.05.2009
Contiene tra altri il Liber antiquitatum biblicarum che narra la storia biblica iniziando da Adamo fino al re Saul (dalla Genesi alla fine del primo libro di Samuele), attribuito pseudoepigrafiamente al filosofo ellenistico di cultura ebraica Filone di Alessandria (I sec. d.C.) e estratti dai Carmina del poeta e vescovo di Tours Ildeberto di Lavardin (1056-1133). Fu probabilmente scritto nell'abbazia benedettina di S. Eucario-S.Mattia di Treviri, cui sicuramente appertenne, come si legge nell'ex-libris di c. 1r.
Online dal: 18.12.2014
Il De Balneis Puteolanis, poema didattico attribuito al medico-poeta di Salerno, Pietro da Eboli, presenta le qualità curative di una trentina di fonti termali di Baia e di Pozzuoli. Questo testo, che conoscerà una grande posterità sia in latino sia nelle sue traduzioni italiane e francesi, conserva il ricordo delle terme distrutte da un terremoto nel 1538. Il CB 135, illustrato con disegni a piena pagina, è stato senza dubbio trascritto nella prima metà del XIV secolo nella cerchia di Roberto d'Angiò.
Online dal: 31.07.2007
In quest'opera della maturità di Platone, Fedone riferisce della morte di Socrate, di cui è testimone, e riporta gli ultimi propositi del grande filosofo sotto forma di un ultimo dialogo con Cebete e Simmia. Questo manoscritto, che contiene molte belle iniziali dipinte, è stato copiato nel sec. XV su pergamena. La scrittura umanistica rotonda è della mano di un solo copista, che si firma col rosso «Marcus Speegnimbergensis scripsit» (f. 76).
Online dal: 02.06.2010
Le venti commedie di Plauto contenute in questo manoscritto sono state copiate nel corso della seconda metà del XV sec. in una scrittura umanistica molto accurata. Ogni commedia è introdotta da una iniziale d'oro con bianchi girari. La prima carta è inoltre dotata di un riquadro composto da intrecci vegetali interrotti nella parte inferiore da una corona di alloro attorniata da due putti, il cui interno, lasciato bianco, avrebbe dovuto contenere lo stemma del possessore. Secondo un'antica segnatura che si trova sul piatto anteriore, il manoscritto apparteneva nel XVII sec. alla biblioteca dei maurini a Roma.
Online dal: 14.12.2018
Questo manoscritto, copiato su pergamena nel sec. XV a Firenze, è conservato nella sua rilegatura originale. La scrittura umanistica è di un solo copista, con grandi iniziali d'oro a bianchi girari all'inizio di ciascun libro. Si notano delle glosse marginali a inchiostro viola, così come altre più recenti, forse del XVI secolo. Dopo Erodoto e Tucidide, Polibio è il terzo grande storico greco. Quest'ultimo si concentra sul racconto della conquista romana che si caratterizza per i conflitti combattuti su molteplici teatri di operazioni.
Online dal: 02.06.2010
Le due carte miniate appartenevano probabilmente ad un atlante di carte marine, o a un portolano. La prima, orientata verso nord, rappresenta parte delle coste dell'Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo ai lati dello stretto di Gibilterra, tra le Isole Canarie e l'Italia settentrionale. La seconda mappa, rivolta ad ovest, mostra le isole del Mar Egeo tra Creta (Candia) e Salonicco, la Grecia e l'Asia Minore, dove Troia e Costantinopoli sono situate in maniera anacronistica. Una scala di latitudini sulla prima carta, delle scale graduate di distanza vicino ai margini, delle linee di rombi e delle rose dei venti ornate di fiori di giglio accompagnano i toponimi del litorale in rosso e nero perpendicolarmente alle coste. Il loro tracciato, molto stilizzato, accentua i promontori e gli estuari, e il cartografo ha rappresentato anche alcuni fiumi, ma senza molta precisione. Nell'entroterra, e collocate in modo piuttosto vago, figurano delle vignette urbane con bandiere con stemmi, montagne e alberi. In mare, appaiono su entrambe le mappe alcune navi e un animale marino. I nomi delle regioni sono iscritti su banderuole, o indicati in caratteri più grandi. Lo stile particolare del disegno delle città, delle decorazioni e la grafia rimandano alla produzione di Giovanni Battista Cavallini, o del suo successore Pietro Cavallini, attivo a Livorno tra il 1636 e il 1688.
Online dal: 12.12.2019
Contiene le Elegie di Properzio ed è stato scritto nel 1466 a Firenze da Gian Pietro da Spoleto in una elegante scrittura umanistica. Il manoscritto appartenne ad Antonello Petrucci d'Aversa († 1487) attivo presso la cancelleria aragonese, e confluì poi nella biblioteca dei re aragonesi di Napoli. Le iniziali che introducono i vari libri ed il frontespizio sono decorati a bianchi girari; lo stemma che doveva figurare nella corona di lauro a c. 1r non è stato eseguito.
Online dal: 18.12.2014
Nella Prefazione, collocata in apertura del CB 142, Prudenzio afferma il suo desiderio di piacere a Dio se non per i suoi meriti, almeno grazie ai suoi poemi. Riflessi della luce della parola divina, le opere principali del poeta latino cristiano nato nel sec. IV a Tarragona sono riunite in questo manoscritto della fine del sec. XI o inizio del sec. XII. Vi si legge tra le altre la celebre Psychomachia nella quale viene messa in scena la lotta tra le figure allegoriche dei vizi e delle virtù, e la cui lettura ha profondamente influenzato la poesia e le arti medievali.
Online dal: 21.12.2009
Il Romuleon, compilazione latina anonima di testi di storia romana, è attribuito a Benvenuto da Imola. Realizzato in Francia verso il 1440, il CB 143 fu trascritto probabilmente durante la vita del re Carlo VII, rappresentato al f° 6v. L'inizio di ciascun libro di tale raccolta è messo in risalto da miniature raffinate.
Online dal: 25.03.2009
Otto magnifici disegni a piena pagina eseguiti vero il 1470 da Jean Colombe illustrano l'opera Le Mortifiement de Vaine Plaisance del re Renato d'Angiò. Questo poema allegorico sul conflitto tra l'anima e il cuore, scritto nel 1455, invita l'uomo a rinunciare ai desideri, sempre insoddisfatti, del cuore per rivolgersi a quelli che possano appagare la presenza divina.
Online dal: 25.07.2006
Trascritto alla fine del XIII secolo, il CB 147 contiene il ciclo dei romanzi arturiani in prosa: Storia del Santo Graal, Storia di Merlino, Seguito della storia di Merlino, La ricerca del santo Graal e Morte d'Artù. Tuttavia, sono le sue interpolazioni che lo rendono eccezionale: delle traduzioni dei Vangeli e del libro della Genesi, come pure di altri testi biblici e dei sermoni di Maurice de Sully, sono posti nella bocca degli eroi arturiani! Una messa in prosa del Romanzo di Troia, di cui non si conoscono altre testimonianze, e i Fatti dei Romani sono pure inseriti nel corpus. La sua ricca iconografia è realizzata in uno stile originale.
Online dal: 25.07.2006
Scritto senza dubbio negli anni 1520-1528, il Tristano del lionese Pierre Sala si fece l'erede della tradizione medievale, dai cicli in prosa di Tristano e di Lancillotto ai romanzi italiani della Tavola Rotonda. Nondimeno, questo racconto dell'amicizia esemplare tra Tristano e Lancillotto, dove le avventure cavalleresche si intrecciano agli intrighi amorosi, è già aperto alla scrittura del Rinascimento. Esso è trasmesso solamente da due manoscritti e quello della Fondazione Martin Bodmer è l'esemplare di dedica offerto al re Francesco I. È illustrato da ventisei disegni a penna e all'acquarello.
Online dal: 26.04.2007
Il manoscritto contiene la traduzione francese dell'opera di Diego de San Pedro (1437-1498) Carcel de amor, di François Dassy, che a sua volta si basa sulla traduzione italiana di Lelio Manfredi, ultimata nel 1513. Diego de San Pedro è un poeta e narratore spagnolo del prerinascimento, forse di origini ebraiche e convertitosi al cristianesimo. Il Carcel de amor, una delle sue due novelle conosciute, è un racconto sentimentale incentrato sul tema del superamento delle passioni amorose attraverso la ragione; venne stampato per la prima volta a Siviglia nel 1492 e tradotto in varie lingue. E' illustrato da 19 vignette per la maggior parte inquadrate da una cornice architettonica, e nelle quali i personaggi sono raffigurati in costumi dell'epoca. Il codice è forse stato eseguito per Carlo III di Borbone-Montpensier (Charles de Bourbon) – il cui stemma è dipinto a c. 1v - tra il 1521 ed il 1527. Prima di entrare a far parte della collezione di Martin Bodmer appartenne alla famiglia Demidow, al conte Alexis de Golowkin e a Sir Thomas Phillipps.
Online dal: 17.12.2015
Lo Schwabenspiegel (Specchio svevo) contiene una raccolta di leggi nazionali e feudali in uso nel tardo medieovo nella Germania meridionale ma diffuso anche in Boemia e nella Svizzera fino al confine linguistico franco-tedesco. Il manoscritto è stato redatto nella seconda metà del XIII sec. ed appartiene ai più antichi testimoni di questo testo, di cui si sono conservati ca. 350 manoscritti.
Online dal: 18.12.2014
Seneca è il più letto e amato drammaturgo antico del Medioevo. I manoscritti delle sue Tragedie, quasi 400 copie conosciute fino ad oggi, risalgono per lo più al XIV e XV secolo, come la copia della Fondazione Bodmer. Questa presenta inoltre una serie di iniziali istoriate collocate all'inizio di ogni dramma di Seneca, la cui illustrazione riassume la trama drammatica, come per esempio il suicidio di Giocaste e l'accecamento di Edipo all'inizio del dramma omonimo (f. 46v). La loro realizzazione, piuttosto modesta, è probabilmente localizzata nel Nord Italia dove fu prodotta la maggior parte delle copie miniate di questo testo (una cinquantina circa).
Online dal: 10.10.2019
Precursore della riscoperta di Stazio da parte del Rinascimento del XII secolo, questo manoscritto della Tebaide del sec. XI è stato copiato senza dubbio in Germania. Contiene alcune glosse marginali tratte in parte dal commento di Lattanzio, e si distinguono soprattutto per i neumi apposti ai versi sui ff. 46v, 80r e 81r. Questa notazione marca il ritmo del testo mettendo in evidenza dei passaggi particolarmente patetici : il pianto di Ipsipile al cospetto del cadavere del bambino Archemoro, la preghiera di Tideo sulla soglia della morte, il dolore di Polinice sul corpo di Tideo.
Online dal: 21.12.2009
La leggenda tebana e quella troiana hanno avuto un'influenza straordinaria durante il Medioevo. Scritto dalla mano di Jacotin de Lespluc nel 1469, il cartaceo CB 160 contiene adattamenti in prosa della Historia trojana di Guido delle Colonne e una versione delle gesta del figlio di Edipo che si rifà alla Storia antica fino a Cesare. I suoi disegni a inchiostro sfumato (lavis) richiamano quelli del manoscritto 9650-52 della Biblioteca reale del Belgio.
Online dal: 25.03.2009
« È meglio rischiarare che solamente brillare ; nello stesso tempo è meglio trasmettere ad altri quanto si ha contemplato che solamente contemplare ». Opera magistrale di Tommaso d'Aquino, la Summa theologiae è l'opera emblematica della scolastica cristiana. Composta alla fine della vita del domenicano, è rimasta incompiuta, interrotta dalla morte dell'autore. Redatta sotto la forma di questioni (quaestiones) divise in articoli, presenta la teologia in maniera organica. Il CB 161 è stato prodotto in Francia, senza dubbio a Parigi, poco dopo la morte del filosofo ; il codice conserva una legatura antica. La sottoscrizione della fine del sec. XIII che si può leggere sul verso del piatto posteriore segnala che il manoscritto era stato lasciato in pegno da Jean de Paris in occasione della presa in prestito di un altro volume.
Online dal: 21.12.2009
Nel suo De bello Peloponensium Tucidide fa un vero lavoro da storico ritracciando l'origine del conflitto della guerra del Peloponneso, e riferendo degli avvenimento anno per anno con una grande esattezza. Questo manoscritto su pergamena è illustrato magnificamente, segnatamente da due putti e, all'interno di un'iniziale, da un personaggio vestito di un'armatura blu che regge una spada.
Online dal: 02.06.2010
Elegante codice vergato in scrittura umanistica corsiva contenente le Elegiae del poeta elegiaco latino Tibullo, un testo poco diffuso nel medioevo e riscoperto dagli umanisti italiani alla fine del XIV secolo. Il manoscritto è stato copiato e miniato a Firenze forse per Braccio, membro della famiglia Martelli, di cui si vedono le armi dipinte nel frontespizio. Passò poi nelle mani della famiglia fiorentina dei Medici, che vi fece apporre lo stemma sulla carta di guardia anteriore. Nel 1968 Martin Bodmer lo acquistò dalla collezione di Thomas Phillipps.
Online dal: 25.06.2015
Il manoscritto, di origine francese e databile al XII secolo, contiene i libri I-VI dell'Eneide di Virgilio con gli Argumenta attribuiti allo Pseudo Ovidio. Tra gli illustri precedenti possessori di questo codice figurano Charles de Montesquieu (1689-1755), che ha lasciato il suo ex-libris a c. 1r, e sir Thomas Phillipps (1792-1872). Martin Bodmer ha acquistato questo manoscritto nel 1966, nel corso di una delle vendite della collezione Philipps.
Online dal: 17.12.2015
Il manoscritto conservato alla Fondazione Bodmer contiene l'unico testimone del lungo romanzo sull'alto lignaggio anglo-normanno Waldef. Composto all'inizio del sec. XIII, questo testo celebra in ben 22'300 ottosillabi a rime piatte la vita del suo eroe eponimo e di suo figlio; dopo un lungo preambolo che risale all'occupazione romana dell'Inghilterra, il romanzo descrive amori e separazioni, pellegrinazioni e battaglie in immagini convenzionali. In questo manoscritto, realizzato alla fine del sec. XIII o all'inizio del sec. XIV, decorato con alcuni disegni a penna nei margini, a questo testo fa seguito un secondo romanzo sull'alto lignaggio, Gui de Warewic, e la canzone di gesta Otinel.
Online dal: 21.12.2009
Manoscritto umanistico italiano tardorinascimentale, contenente estratti da opere di vari autori latini e greci tra i quali Plinio, Cicerone, Silio Italico, Plauto, Livio, Orazio, Cicerone, Sallustio, Plutarco, Seneca e altri. La Pellegrin riprende da Tammaro de Marinis l'attribuzione della scrittura al lavoro di copia di Gian Marco Cinico, attivo per i re di Napoli tra il 1458 ed il 1494. Le varie parti sono introdotte da iniziali in oro con bianchi girari, in parte solo disegnati (cc. 1v, 4v, 20r, 22r, 50r, 186v). Alcuni girari sono risparmiati, su fondo blu, rosso, verde o nero, altri colorati in rosa, verde o blu su fondo nero o dorato. I girari sono abitati da putti e animali quali conigli, cervi, farfalle, uccelli. In vari riquadri i putti sono raffigurati mentre sono impegnati nella caccia o in varie attività ludiche (per es. cc. 55r, 79r, 139r, 169r).
Online dal: 17.12.2015
Scritto da Boccaccio tra il 1353 ed il 1356, poi completato nel 1373, quest'opera morale che tratta della volubilità della Fortuna, abbondantemente copiato, stampato e poi tradotto in numerose lingue, ha conosciuto un enorme interesse in Europa. La traduzione francese di Laurent de Premierfait per Jean de Berry ha incontrato il medesimo successo dell'originale, come testimoniano i 68 manoscritti conservati contenenti questo testo. Contrariamente alla versione latina, i manoscritti in francese presentano un ricco programma iconografico, senza dubbio stabilito da Laurent de Premierfait stesso. E' il caso anche del CB 174, eseguito in Francia nel sec. XV, nel quale ogni libro si apre con una serie di piccole raffigurazioni (in totale 150) che illustrano i "casi" esposti nel testo che segue.
Online dal: 22.03.2012
La Rhetorica, opera in latino usata per l'insegnamento da Guillaume Fichet per più di dieci anni, è la testimonianza di quell'arte del « parlar bene » i cui trattati sarebbero ben presto scomparsi. Questo manoscritto riccamente miniato è stato scritto alla Sorbona a Parigi nel 1471 (nello stesso anno in cui apparse l'edizione a stampa del testo); all'inizio vi è una grande miniatura che rappresenta l'autore che offre il suo libro alla principessa Jolanda di Savoia.
Online dal: 22.03.2012
Le 13 grandi miniature di questo manoscritto di origine francese, copiato nel sec. XV, riproducono le miniature eseguite da uno dei più importanti miniatori della fine del medioevo: Jean Fouquet (BnF, ms. Fr. 247). Abbondantemente ritoccate con oro, esse occupano i due terzi della pagina; numerose iniziali arricchite di fiori su fondo oro completano il programma iconografico. L'opera manca del primo foglio, che era certamente ornato con una miniatura (Adamo ed Eva?). All'inizio del prologo una piccola miniatura rappresenta l'autore interno a scrivere il libro. Le Antiquitates iudaicae ripercorrono la storia della nazione ebraica dalla genesi fino all'anno 66 della nostra era.
Online dal: 22.03.2012
La compilazione storico-biblica di Pierre de Poitiers (1130-1205 ca.), Compendium historiae in genealogia Christi, era molto diffusa nel corso degli ultimi secoli del medioevo. Come molti altri esemplari di questo testo, questa copia è stata trascritta su di un rotolo di pergamena. Tuttavia questo è stato tagliato in 7 fogli a una data sconosciuta. Dei medaglioni figurati e degli schemi, per la maggior parte genealogici, percorrono tutto il manoscritto, creando una linea continua che disegna la storia del mondo dal peccato originale (f. 1) alla Natività (f. 5).
Online dal: 08.10.2020
Esemplare di lusso della Vita di Esopo, a metà storica, a metà leggendaria, composta da Massimo Planudo intorno al 1300. Questi fogli costituivano un tempo la prima parte di un manoscritto contenente le Favole di Esopo oggi conservato per la maggior parte a New York. Scritto a Firenze tra il 1482 ed il 1485 per Piero, giovane figlio di Lorenzo il Magnifico che all'epoca aveva dieci-dodici anni, da Démétrios Damilas, il copista più importante della corte dei Medici. Nello splendido frontespizio si sono riconosciuti i ritratti di Planudo e di Piero.
Online dal: 17.12.2015
Il De verborum significatu, del grammatico latino Pompeo Festo, è un dizionario di lingua latina e di mitologia molto prezioso per comprendere il mondo romano. Conservato nella rilegatura contemporanea in assi di legno, questo manoscritto di origine italiana è stato copiato su pergamena nel sec. XV e contiene delle belle iniziali in oro su fondo blu e rosso. Nei margini sono state aggiunte delle citazioni per illustrare alcune parole del testo. Gli ultimi fogli sono occupati da estratti di autori greci e latini.
Online dal: 02.06.2010
Esemplare della cosiddetta Bibbia parigina, nella quale l'intero testo è copiato in un volume unico di dimensioni modeste, su due colonne, in caratteri ridotti. Questo codice venne prodotto nel centro o nell'est della Francia, intorno alla metà o alla seconda metà del XIII secolo. Lo rendono speciale, e di un certo lusso, la presenza di 82 iniziali istoriate e di 66 iniziali ornate. Particolare il fatto che il testo biblico riveli tracce di un'accurata correttura e che i salmi siano divisi in sezioni più piccole, secondo uno schema che esclude la committenza monastica ma rimanda piuttosto a quella di un laico o di un ecclesiastico secolare. Da una iscrizione erasa si rileva che nel 1338 apparteneva al monastero dei celestini di Notre-Dame di Ternes (Limoges), forse offertagli dal suo fondatore, Roger le Fort, figlio del signore di Ternes e in seguito arcivescovo di Bourges nel 1343. Prima di giungere nella collezione Bodmer fece parte della collezione del barone Edmond de Rothschild (1845-1934) da cui il nome di «Bibbia Rothschild».
Online dal: 17.12.2015
Si conoscono circa 70 manoscritti del Dragmaticon di Guglielmo di Conches, uno dei maestri della celebre Scuola di Chartres nel XII secolo. Il CB 188, realizzato senza dubbio in un ambiente scolastico nella regione di Colonia verso il 1230, è una delle più antiche trascrizioni che ci siano giunte. Il suo formato maneggevole, i suoi schemi e le sue tavole, così come la sua scrittura (gotica corsiva) lo destinavano verosimilmente ad un uso universitario. Il primo quaderno del volume è occupato da un computus, che serve per il calcolo del calendario, in particolare per stabilire le date delle feste mobili.
Online dal: 20.05.2009
Composto intorno al 1310 dal lorenese Jacques de Longuyon su richiesta del vescovo di Liège Thibaut de Bar, il poema Les Vœux du paon prolunga la tradizione del Romanzo di Alessandro. Le monorime alessandrine sono illustrate da tredici miniature e diverse iniziali filigranate.
Online dal: 25.03.2009
Questo manoscritto scritto in lingua persiana contiene una scelta dalle “Cento sentenze di Ali”, una raccolta di sentenze e proverbi che tradizionalmente sono attribuiti ad Ali ibn Abi Talib, il quarto dei califfi ben guidati e anche cugino e genero del profeta Maometto. Presso gli sciiti (da šīʿat ʿAlī, il "Partito di Ali") Ali assume un ruolo religioso importante quale primo imam. Il manoscritto fu redatto nel 1559 dal calligrafo Jalal ibn Muhammad a Bucara. Per il testo egli utilizzò la scrittura Nastaliq, uno stile calligrafico molto diffuso per l'alfabeto persiano-arabo, mentre per i titoli utilizzò la scrittura calligrafica comune araba Nasḫī. Le sei miniature a piena pagina, cui viene dato rilievo con l'uso dell'oro, vennero aggiunte nel secondo/terzo quarto del XVII secolo. Da osservare nell'immagine a p. 9, al centro del margine inferiore, la rara raffigurazione di una figura che volge la schiena all'osservatore e del quale si vede solo la schiena. Sulla stessa pagina, a sinistra, dietro a vari musicisti, vennero raffigurati anche due europei, riconoscibili dall'abbigliamento.
Online dal: 25.06.2015
Questo manoscritto, redatto in persiano, contiene la storia del principe Seyf ol-Molûk e della principessa Badî`ol-Jamâl. Il codice venne scritto probabilmente in India e illustrato con 32 minature. E' datato alla fine del testo (f. 56v) dal copista all'anno 1033 (era islamica). Il racconto si trova anche nelle Mille e una notte (notte 758 fino a 778, seconda edizione di Calcutta 1839-1842).
Online dal: 07.10.2013
Il libro appartiene alla categoria del nara ehon, un tipo di narrazioni illustrate policrome pubblicate a partire dal periodo Muromachi attraverso tutto la prima metà del periodo Edo. Il termine nara ehon è stato comunemente applicato a tutti i libri illustrati di questo periodo fino all'era Meiji, ma la sua origine non è chiara. Il formato dei nara ehon differisce a seconda del periodo. I più antichi esemplari a partire dal periodo Momoyama fino agli inizi del periodo Edo sono alti, misurano circa 30 cm di altezza, ed hanno un formato simile all'europeo in-quarto. Gli esempi prodotti a partire dall'era Kanei entro la prima metà del periodo Edo avevano delle proporzioni più vicine all'orizzontale. In generale si basavano sul genere dell'otogizōshi, brevi storie che appaiono a partire dal periodo Kamakura, e dei quali la maggior parte si concentrano nel periodo Muromachi. Nel corso della seconda metà del secolo XVII il tema si sposta verso storie riguardanti l'aristocrazia o la ricca classe mercantile, prima che la popolarità del nara ehon inizi a declinare. Questo esempio può essere datato all'era Keichō (1596-1615).
Online dal: 23.06.2016
Il libro appartiene alla categoria del nara ehon, un tipo di narrazioni illustrate policrome pubblicate a partire dal periodo Muromachi attraverso tutto la prima metà del periodo Edo. Il termine nara ehon è stato comunemente applicato a tutti i libri illustrati di questo periodo fino all'era Meiji, ma la sua origine non è chiara. Il formato dei nara ehon differisce a seconda del periodo. I più antichi esemplari a partire dal periodo Momoyama fino agli inizi del periodo Edo sono alti, misurano circa 30 cm di altezza, ed hanno un formato simile all'europeo in-quarto. Gli esempi prodotti a partire dall'era Kanei entro la prima metà del periodo Edo avevano delle proporzioni più vicine all'orizzontale. In generale si basavano sul genere dell'otogizōshi, brevi storie che appaiono a partire dal periodo Kamakura, e dei quali la maggior parte si concentrano nel periodo Muromachi. Nel corso della seconda metà del secolo XVII il tema si sposta verso storie riguardanti l'aristocrazia o la ricca classe mercantile, prima che la popolarità del nara ehon inizi a declinare. Questo esempio può essere datato all'era Keichō (1596-1615).
Online dal: 23.06.2016
I Racconti di Ise è uno dei più antichi e più conosciuti esempi di uta monogatari, un sottogenere del monogatari, che si focalizza sulla poesia waka, accompagnata da narrazioni esplicative. L'autore e l'esatta data di composizione rimangono sconosciuti, ma oggi vengono datati al primo periodo Heian. Sono anche conosciuti con il titolo di "Zaigo chūjō nikki", o Diari del Principe Ariwara no Narihira. Il personaggio principale dei Racconti di Ise è ritenuto essere il principe e poeta vissuto storicamente Ariwara no Narihira (IX secolo), il cui waka (poesia giapponese) appare nel racconto. Tuttavia data l'esistenza di narrazioni che chiaramente datano ad un periodo più tardo, Narihira stesso non può essere considerate l'autore. Il racconto si occupa in generale dell'affetto umano di vari tipi, dagli affari amorosi all'amore dei genitori. Mentre molti capitoli hanno una connotazione fortemente aristocratica, non si limita al mondo della nobiltà ma include anche i destini dei comuni, così come il capitolo 23 Tsutsuizutsu. I personaggi spesso rimangono anonimi a si riferiscono solo a 'la ragazza' o 'l'uomo'. In questo modo, il racconto è interpretabile come uno sforzo in generale di indirizzare il tema verso le relazioni umane e gli affetti. Questo esemplare, rilegato in seta, è adorno di illustrazioni eseguite in inchiostro, policromia e oro.
Online dal: 23.06.2016
I Racconti di Ise è uno dei più antichi e più conosciuti esempi di uta monogatari, un sottogenere del monogatari, che si focalizza sulla poesia waka, accompagnata da narrazioni esplicative. L'autore e l'esatta data di composizione rimangono sconosciuti, ma oggi vengono datati al primo periodo Heian. Sono anche conosciuti con il titolo di "Zaigo chūjō nikki", o Diari del Principe Ariwara no Narihira. Il personaggio principale dei Racconti di Ise è ritenuto essere il principe e poeta vissuto storicamente Ariwara no Narihira (IX secolo), il cui waka (poesia giapponese) appare nel racconto. Tuttavia data l'esistenza di narrazioni che chiaramente datano ad un periodo più tardo, Narihira stesso non può essere considerate l'autore. Il racconto si occupa in generale dell'affetto umano di vari tipi, dagli affari amorosi all'amore dei genitori. Mentre molti capitoli hanno una connotazione fortemente aristocratica, non si limita al mondo della nobiltà ma include anche i destini dei comuni, così come il capitolo 23 Tsutsuizutsu. I personaggi spesso rimangono anonimi a si riferiscono solo a 'la ragazza' o 'l'uomo'. In questo modo, il racconto è interpretabile come uno sforzo in generale di indirizzare il tema verso le relazioni umane e gli affetti. Questo esemplare, rilegato in seta, è adorno di illustrazioni eseguite in inchiostro, policromia e oro.
Online dal: 23.06.2016
Il manoscritto contiene un adattamento, in lingua punjabi/braj bhasha del libro 10 del Bhāgavata Purāṇa, copiato in alfabeto gurmukhi. Si tratta di una collezione di storie della vita del dio Krishna in versi (caupaī, kabitā, soraṭhā e altre). Contrariamente alla versione in sanscrito, questo testo non ha una chiara struttura in capitoli e presenta una numerazione continua (880 versi). È riccamente illustrato con delle scene della vita di Krishna (più di 200 miniature). Si tratta di una variante libera in versi dell'antico testo sanscrito scritto in ślokas, che era estremamente popolare in India.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto, copiato in alfabeto devanagari moderno, contiene una serie di estratti di poemi su Rādhā e Krishna e su nāyikās e su nāyakas (eroi maschili e femminili), che mostrano diversi stadi e tappe dell'amore erotico. Due testi menzionano nei rispettivi colofoni i nomi degli autori o compilatori Rājānāgarī Dāsa (c. 55v) et il venerabile Kuvara Phakīra Siṃha - Kubar Fakīr Singh in lingua hindi (c. 58v). Il manoscritto è illustrato: cinque miniature rappresentano Rādhā e Krishna (cc. 1v, 10r, 26v, 33r e 37v), e due altri raffigurano dei giovani innamorati (cc. 52r, 52v). I poemi seguono diverse forme, in copaī/caupaī, dohā, aralli, e soraṭha. Ciascuno di essi ha un numero fisso di linee, di sillabe per riga e altre specificità metriche. Questo stile era molto popolare nel nord ovest dell'India a partire dal XVIII sec. Prima di entrare a far parte della collezione Bodmer ad una data imprecisata, il manoscritto appartenne a Oliver Henry Perkins (guardia anteriore).
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto comprende una collezione di quattro diversi testi. Il testo principale è il Bhagavadgītā («Canto del Signore»), una parte dell'epopea del Mahābhārata, libro 6, che comprende 18 capitoli, qui trascritti in alfabeto devanagari influenzato dalla lingua kashmiri (1v-165r). Si tratta di uno dei testi maggiormente copiati della tradizione hindu, e che sopravvive in un grande numero di manoscritti. All'inizio dei 18 capitoli si alternano dei ritratti dipinti di Krishna e Arjuna. Il Bhagavadgītā è preceduto dal Prayāgatīrthasnānasaṃkalpa, apadoddhāraṇastotra (V2r-V4v), «una promessa di bagnarsi a Prayāga (Allahabad)», e seguito dal Pañcavaktrahanumatkavaca (N1v-N7v), un mantra di protezione di Hanuman, e infine dallo Stavarāja (N8r-N8v), un «elogio del re», che serve da colofone a questa raccolta di testi. I tre testi sussidiari sono scritti in un alfabeto devanagari comune. Una annotazione parzialmente leggibile, datata al 29 agosto 1781, identifica il manoscritto come un «libro di preghiere di un brahmano» donato ad un proprietario non identificato «al momento della sua partenza dall'India» (V1r).
Online dal: 22.03.2018
Questo manoscritto non rilegato contiene uno dei testi più copiati della tradizione del ramo svetambara del giainismo, il Kalpasūtra, che era molto popolare in tutta l'India a partire dal XIV sec. Si tratta di una raccolta di storie della vita dei grandi Tirthamkara. Questo codice, copiato in alfabeto devanagari, inizia con la vita di Mahavira Jina e prosegue con le biografie di Parshvanatha e di Neminatha. Il testo è incompleto, i fogli mancanti (32, 85, 97, 103 et 125) che erano dipinti, devono essere stati venduti separatamente. Tuttavia i soggetti che contenevano possono essere ricostruiti grazie al confronto con dei manoscritti simili. Le pitture che si conservano ancora in questo esemplare (1v, 7r, 9v, 16v, 17v, 21r, 45v, 47v, 51r, 58r, 62v, 70r, 71v, 72v, 77v, 78r, 81v, 92r) rappresentano gli avvenimenti più importanti delle vite delle figure del Kalpasūtra. A partire dallo stile di queste miniature il manoscritto deve essere datato alla fine del XV secolo.
Online dal: 22.03.2018
Si tratta di un manoscritto del sec. XVIII contenente il testo chiamato Kedārakalpa, e nel quale si dice che dovrebbe costituire una parte del Nandīpurāṇa. Il manoscritto descrive e rappresenta nelle sue 61 raffinate miniature un pellegrinaggio religioso effettuato da un gruppo di yogi nell'Himalaya, nella regione di Kedarnath. Si tratta di un testo dello shivasimo, il cui dio principale è Shiva, e il cui scopo principale è quello di incitare le persone a compiere questo pellegrinaggio sacro agli shivaiti.
Online dal: 22.06.2017
Manoscritto composito scritto in alfabeto devanagari che denota l'influenza dello stile Kashmir; riunisce una serie di testi rituali che si occupano del culto di Viṣṇu. 1. (cc. 1_1r-1_6r) testi preparatori e rituali (senza un solo nome o titolo), a partire da un probabile insieme di pratiche rituali influenzate da Pāñcarātra, vale a dire nyāsas e dhyānas, cioè l'assegnazione di divinità e sillabe a varie parti del corpo e la visualizzazione della divinità principale. 2. (cc. 1_6r-1_149v) Bhagavadgīta: il testo principale di questa raccolta miscellane. La Bhagavadgītā («Canto del Signore» - Visnù/ Krishna), che fa parte del Mahābhārata, libro 6 a 18, è uno dei testi più copiati della tradizione indù, e questa parte dell'epica Mahābhārata sopravvive in un gran numero di manoscritti. 3. (cc. 2_1r-2_107v) copie di altre parti del Mahābhārata, Śāntiparvaṇ, tutte riferite a Visnù. 4. (cc. 3_1r-6_31v) 2 parti di Pāñcarātrika Sanatkumārasaṃhitā, che trattano degli elogi a Visnù, più dei mantra che includono (cc. 4_1r-4_21r) Pāṇḍavagītāstotra, (cc. 5_1r-5_20v) Gopālapaṭala, (cc. 6_1r-6_23r) Gopālalaghupaddhati e altri testi. 5. (cc. 7_1r-7_37v) Parti dei tantra, a. Saṃmohanatantra, che trattano l'elogio di Visnù, cioè Gopālasahasranāmastrotra; b. Gautamītantra, la parte chiamata Gopālastavarāja. 6. (cc. 8_1r-10_8r) due testi diversi: 1. Niṃbarkakavaca, che è una produzione del lignaggio di culto Nimbarka di Vaiṣṇavas. 2. Parte dei testi rituali di Sāmaveda, che trattano dei 5 saṃskāras, più vari mantra vedici, come Gāyatrī, nelle sue forme vaiṣṇava. 7. (cc. 11_1r-11_11v) parte del Bhaviṣyotarapurāṇa dedicata al culto delle pietre del fiume Gaṇḍakī (il nome comune è shaligram) correlate a Visnù. Il manoscritto contiene tre titoli miniati e 12 miniature, la maggior parte dei quali raffigurano Krishna. Secondo il colophon (cc. 11_11v-11_12r), il testo fu scritto nel Kashmir, in un monastero chiamato Ahalyamath, nel 1833 Saṃvat, cioè nel 1776 o 1777 d.C., da una persona chiamata Gaṇeśa[bhaṭṭa?]. Nandarāma. La seconda parte del colophon (parzialmente mancante), tuttavia, collega la storia del manoscritto a Vrindavan.
Online dal: 14.06.2018
Questo codice messicano, scritto in nahuatl, fa parte di un gruppo di codici designati con il nome di Codici Techialoyan. Proviene da Santa María de la Asunción Tepexoyuca, vicino al villaggio di San Martín Ocoyoacac, situato nella Valle de Toluca, Stato del Messico. Si tratta di un altepeamatl, "libro del villaggio", o tlalamatl, "libro di terre", che tramanda i confini del territorio tra il villaggio di Tepexoyuca ed i suoi vicini, e stabilisce la lista dei toponimi delle linee di confine. I firmatari del Codex sono otto personaggi chiave del villaggio a quell'epoca: tra questi don Esteban Axayacatl, "capitano", don Miguel Achcuey, "fiscale", e don Simón de Santa María, "mayordomo".
Online dal: 07.10.2013
Con Testeriano vengono denominati i manoscritti contenenti il Catechismo la cui scrittura in immagini viene attribuita al frate e missionario francescano Jacobo de Testera (XVI sec.). Già nel XII secolo in America centrale si era sviluppata una scrittura costituita da una mescolanza di ideogrammi, pittogrammi e simboli fonetici, i cui testimoni originali manoscritti vennero distrutti con la conquista spagnola nel XVI secolo. Per poter comunicare con la popolazione indigena i missionari cristiani ripresero in seguito il sistema, ma inventarono essi stessi la maggior parte dei simboli, dato che il loro scopo era quello di trasmettere i nuovi contenuti cristiani. In questo modo dunque tre teste coronate rappresentano la Trinità e quindi Dio, oppure due teste coronate con chiavi e spada gli apostoli Pietro e Paolo. Il manoscritto va letto da sinistra a destra sulle due pagine, mentre le varie parti sono suddivise tramite delle vignette decorative verticali. Il manoscritto contiene molte brevi preghiere (tra queste ff. 1v-2r Persignum, 2v-4r Ave Maria, 4v-8r Credo) e una lunga orazione (ff. 27v-35r) che rappresenta una ripetizione del dogma cristiano.
Online dal: 25.06.2015
Questo registro di 275 fogli contiene gli stemmi dei canonici della diocesi di Basilea dall'elezione del vescovo Christophe d'Utenheim nel 1502 a quella dell'ultimo principe vescovo François-Xavier de Neveu, nel 1794. Per tre secoli, dei pittori hanno disegnato 2'300 stemmi a colori su pagine di pergamena. Già nel 1682 apparvero alberi genealogici completi, che provano che i dignitari ecclesiastici beneficiavano dei sedicesimi di quarti di nobiltà richiesti.
Online dal: 08.10.2020
Trascrizione, realizzata nell'abbazia di San Gallo nel X secolo (prima del 950), dei quattro Vangeli con commentari di Girolamo.
Online dal: 31.07.2009
Il volume contiene vari trattati anonimi, rispettivamente estratti da scritti sulla critica dei testi biblici relativa ai singoli libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. In particolare si segnalano: Guilelmus Brito (+ intorno al 1275), Johannes de Colonia (XIII sec.) e Guilelmus de Mara Lamara (1230-intorno al 1290). Poiché si tratta di autori francescani, si può supporre che il manoscritto sia stato realizzato in un convento di frati minori.
Online dal: 04.11.2010
Manoscritto composto di tre parti databili la prima al X e le altre due al XII sec. La prima parte (1-222) contiene delle glosse da Prisciano, la seconda (223-310) una raccolta di trattati di medicina compilata da Costantino l'Africano, la terza parte (311-357) il Liber Tegni del medico tardoantico Galeno.
Online dal: 19.12.2011
La maggior parte del contenuto è costituita da un commento anonimo al Vangelo di Matteo attribuito a Godefridus de Babion, seguito da altri brevi testi, non tutti identificati. Probabilmente prodotto ad Einsiedeln, vi è sicuramente presente almeno dal sec. XIV, come attestano la presenza di commenti e manine di attenzione di Heinrich von Ligerz.
Online dal: 23.09.2014
Commento alle prime otto lettere di Paolo. Si tratta della copia dell'esemplare (perduto) che, secondo la tradizione, venne redatto prima del 945 dall'abate Thietland († um 964). Ampie parti del testo dipendono dal commento a Paolo del vescovo Atto di Vercelli (885-961).
Online dal: 20.12.2012
Lezionario allestito nell'abbazia di San Gallo durante il X secolo (prima del 950). Può darsi che sia stato offerto da San Gallo a Einsiedeln in occasione della consacrazione della chiesa di Einsiedeln nel 948, insieme con il Codex 17.
Online dal: 31.07.2009
Questo codice, databile al sec. X, contiene il Musica enchiriadis (2-27), un trattato di teoria musicale risalente al sec. IX nel quale si cerca di elaborare una serie di regole per la composizione in polifonia, e le note di commento Scolica enchiriadis (27-45, 66-102). Per illustrare in modo grafico la musica venne usata la notazione daseiana. A lungo attribuito ad Hucbald, oggi viene considerato di autore anonimo.
Online dal: 22.03.2017
Il ms. 83 è un breviario completo composto dalle seguenti parti: calendario, antifonario con notazione neumatica, lezionario con le letture bibliche, omiliario con le letture del Padri della Chiesa, innario, i cantici del Vecchio e del Nuovo Testamento, salterio, letture brevi, orazioni, preghiere e benedizioni. Da rilevare soprattutto la più antica versione conservata dell'ufficio per Meinrad, ancora oggi utilizzato. Le melodie dell'antifonario appartengono al dialetto corale alemannico, così come ancor'oggi viene cantato ad Einsiedeln nella Liturgia delle Ore.
Online dal: 04.11.2010
Manoscritto miscellaneo comprendente gli Ordines Romani e opere di Amalario (Metensis). Il contenuto di questo codice è praticamente identico a quello del Cod. Sang. 446 della biblioteca abbaziale di San Gallo, fatto che indica che questa trascrizione, realizzata nella seconda metà dell'XI secolo, è di origine sangallese.
Online dal: 31.07.2009
Il manoscritto contiene un martirologio (pp. 1-28), la Regola di S. Benedetto (pp. 28-83) e un omiliario (pp. 84-126). E' vergato da due copisti in minuscola tardocarolina e presenta due iniziali decorate con racemi vegetali a inchiostro. Nel XIII sec., in uno spazio lasciato libero alla fine del testo della Regola (p. 83), è stato trascritto un documento che ricorda la confraternita di preghiera (Gebetsverbrüderung) tra l'abbazia di Einsiedeln e quella di S. Biagio nella Foresta Nera.
Online dal: 17.03.2016