Tre volumi contenenti gli studi scientifici di Johann Georg Schläpfer concernenti soggetti storici, di biologia, geologici, medici e filosofici, così come molti disegni e acquarelli di pesaggi, piante, animali e preparazioni anatomiche, realizzati da Johann Ulrich Fitzi.
Online dal: 09.04.2014
Tre volumi contenenti gli studi scientifici di Johann Georg Schläpfer concernenti soggetti storici, di biologia, geologici, medici e filosofici, così come molti disegni e acquarelli di pesaggi, piante, animali e preparazioni anatomiche, realizzati da Johann Ulrich Fitzi.
Online dal: 09.04.2014
Tre volumi contenenti gli studi scientifici di Johann Georg Schläpfer concernenti soggetti storici, di biologia, geologici, medici e filosofici, così come molti disegni e acquarelli di pesaggi, piante, animali e preparazioni anatomiche, realizzati da Johann Ulrich Fitzi.
Online dal: 09.04.2014
A detta del colophon che si legge alla fine del Vangelo di Giovanni, la trascrizione venne terminata al Cairo da Ibrāhīm ibn Būluṣ ibn Dāwūd al-Ḥalabī, in scrittura Nasḫī. Le illustrazioni sono opera di Ğirğis ibn Ḥanāniyā, miniatore e pittore di icone di Aleppo e rappresentano i quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni nonché 43 scene dalla vita di Gesù. Il titolo arabo „Questo è il santo e puro Vangelo, la brillante e splendida luce“ è menzionato alla fine del Vangelo di Giovanni. Il codice è stato depositato presso la Stiftsbibliothek di S. Gallo dalla famiglia Pandeli quale prestito a lungo termine.
Online dal: 03.11.2009
Manoscritto liturgico (Sharaknots) scritto dal copista Awetis nel 1647 (1096 dell'era armena) ad Awendants, Khizan nella provincia di Van. Contiene 11 grandi miniature e 28 illustrazioni marginali realizzate e firmate dal pittore Yovanes Gharietsi, uno dei più affascinanti artisti della tarda scuola di Vaspurakan. Fa parte di una particolare produzione di innari destinati ad una committenza privata realizzata nell'area intorno al lago di Van e che si caratterizza per dei colori brillanti e dei motivi a intreccio. Presenta la notazione musicale Khaz in uso presso gli armeni; contiene la raccolta degli inni in uso nella chiesa armena nello stesso ordine poi utilizzato nel primo innario stampato ad Amsterdam nel 1664. Sono noti altri tre innari di questo tipo opera della collaborazione di questi due artisti: due a Gerusalemme ed uno a Yerevan. Due fogli di pergamena, che contengono una parte del Proprium sanctorum, tolti da un breviario latino dei secc. XIII/XIV, sono rilegati rispettivamente all'inizio e alla fine del manoscritto.
Online dal: 23.04.2013
Libro d'ore all'uso di Roma in latino, con calendario in francese contenente una scelta di santi venerati a Parigi. Contiene 17 miniature realizzate a Parigi intorno al 1408-1410 nella cerchia artistica del Maestro di Boucicaut, uno dei più influenti miniatori dell'inizio del sec. XV. Alla decorazione hanno collaborato anche il Maestro di Mazarino e lo Pseudo-Jacquemart, un artista della generazione precedente il cui lavoro è riconoscibile nei famosi Libri d'ore eseguiti per il duca di Berry. La miniatura raffigurante Re Davide è stata eseguita su di un foglio aggiunto e rivela la mano di un seguace del maestro che ha miniato il breviario di Giovanni di Borgogna.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino e francese scritto a Parigi nel secondo quarto del sec. XV ma miniato intorno al 1490 a Parigi o forse a Tours da vari artisti che si sono divisi il lavoro. Due miniature, l'ornamentazione del calendario e dell'Ufficio dei Morti sono opera di un artista della cerchia del Maître François, uno stretto collaboratore del Maestro di Jacques de Besançon che vi celebra Notre-Dame di Parigi in una veduta di questa città (f. 93r). I colori luminosi e le forme monumentali delle altre miniature rivelano l'influsso di Jean Bourdichon di Tours che va forse visto quale supervisore del Maestro della Chronique Scandaleuse, qui attivo in età giovanile.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario in francese. Le miniature sono incorniciate da cornici popolate di piante eseguite con grande precisione botanica. Costituisce un esempio completo dell'epoca tarda della illustrazione dei libri d'ore francesi. E' stato miniato da un importante maestro di questa fase finale della miniatura francese, influenzato dal Maestro di Claude de France e da identificare nell'appena riconosciuto Maestro del Boezio Lallemant. Nelle piccole immagini dei margini gareggia con Jean Bourdichon, che ha introdotto l'ornamentazione vegetale realistica nella decorazione marginale nelle Grandes Heures di Anna di Bretagna e in altri capolavori, ma si orienta anche alla miniatura fiamminga dell'epoca. Sul f. 1r si legge il nome di Agnès le Dieu, proprietaria del codice nel 1605.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario contenente una scelta di santi per Langres. Miniato e datato al 1524 da un Maestro di Bénigne Serre, dal nome del committente, un alto funzionario del re in Borgogna. Si tratta di un miniatore finora sconosciuto della cerchia del «1520 Hours Workshop» che inserisce le miniature in una cornice architettonica rinascimentale o che popola i bordi con fiori ed animali naturalistici. Contiene una serie di immagini unusuali per i Libri d'ore, quale per es., alle Laudi nell'Ufficio della Madonna, l'Incontro di Gioacchino ed Anna davanti alle porte di Gerusalemme invece della consueta scena della Visitazione. Il codice appartenne nel XVII sec. alla famiglia Bretagne di Digione, i cui membri trascrissero su alcuni fogli di carta aggiunti un «Livre de raison».
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione del Libro d'ore hanno partecipato due miniatori attivi intorno al 1440/50: il più vecchio, autore unicamente delle miniature ai f. 13v, 105v e 140v, appartiene al «Goldrankenstil» (stile dei racemi dorati), mentre il maestro più giovane, che si caratterizza per una maggiore corporeità ed un colorito più marcato, ha assorbito l'influsso dei rinnovamenti apportati alla pittura contemporanea dai fratelli van Eyck. Questo secondo artista è responsabile del completamento nel 1440 delle Ore di Torino e ha lavorato anche al Libro d'ore Llangattock. Nel 1813 il codice venne regalato alla priora del monastero delle Bernardine di Oudenaarde dal principe de Broglie.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario all'uso di Poitiers. Tutte le miniature principali sono opera del Maestro di Poitiers 30, il cui nome deriva da due sue miniature eseguite in un messale ad uso di Poitiers conservato nella locale biblioteca, e che prima era conosciuto col nome di Maestro di Adelaide di Savoia, per la quale aveva miniato il Libro d'ore Ms. 76 del Musée Condé di Chantilly. Appartenente alla cerchia del Maestro di Jouvenel des Ursins, fu per lo più attivo a Poitiers, dove influenzò la tarda miniatura locale.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino con calendario contenente una scelta di santi di Parigi ed alcune preghiere in francese. Le tavole sulle feste mobili alla fine del codice iniziano con l'anno 1460, data da ritenere quella nella quale il manoscritto è stato terminato. La maggior parte delle miniature sono state realizzate dal Maestro di Coëtivy, cui si devono probabilmente tutte le composizioni ed i disegni preparatori. La mano di un secondo miniatore, che si propone di identificare con il Maestro di Dreux Budé, si distingue nei volti di Maria nella miniatura con la Nascita di Gesù (f. 83v), nella Adorazione dei Magi (f. 92v) e nella Incoronazione della Vergine (f. 107r).
Online dal: 20.12.2012
Il codice contiene un salterio ad uso di Evreux, città vescovile e residenza privilegiata dei re di Navarra. Si tratta di un libro liturgico che, con il calendario, le litanie e l'Ufficio dei Morti unisce in un volume alcuni tra i più importanti testi contenuti nei Libri d'ore. La decorazione è opera di un miniatore operante a Parigi intorno al 1400 che, su fondi ancora d'oro, inserisce eleganti figure in paesaggi pittoreschi. La sua paletta di colori si situa già pienamente nel XV secolo. Si propone qui di attribuirlo alla mano e all'atelier del parigino Josephus-Meister. Almeno due miniature – la miniatura con il buffone (f. 44r) e quella per l'Ufficio dei Morti (f. 131r) sono da attribuire allo Pseudo-Jacquemart.
Online dal: 20.12.2012
Il Libro d'ore, indirizzato ad una donna, reca una annotazione leggibile unicamente con i raggi ultravioletti (f. 27v) che ricorda una Jaquette de la Barre, forse appartenente alla famiglia parigina di costruttori di organi che tra il 1401 ed il 1404 realizzò l'organo di Notre-Dame. Le miniature sono state eseguite intorno al 1410 da un prominente miniatore parigino identificato con il Maestro della Mazarine, mentre i bordi sono stati aggiunti in un secondo tempo da una mano forse provenzale. Dal solito programma iconografico si distinguono le scene della Gloria di Cristo (f. 101r) invece dell'immagine di David per i Salmi penitenziali, la Resurrezione di Lazzaro (f. 141r) invece della Messa per i Morti, e la miniatura con la preghiera di S. Gerolamo (f. 139v), qui rappresentato con paramenti cardinalizi.
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione di questo Libro d'ore hanno collaborato vari miniatori. Tra questi alcune semplici miniature sono opera di un artista cresciuto nella cerchia del Maestro di Giovanni di Borgogna, mentre molti volti di Maria sono stati integrati dal Maestro di Margherita di Orléans, un notevole artista attivo intorno al 1430. Il codice appartenne nel XV sec. a Guillaume Prevost, come attestano le annotazioni relative a dei battesimi nel «Livre de raison» trascritto al f. 186v.
Online dal: 20.12.2012
Oltre all'inusuale codice per il re Carlo VIII, qui descritto con la collocazione Utopia Cod. 111, esiste un secondo Libro d'ore, dipinto dallo stesso artista. È rimasto incompleto nella decorazione dei margini, e non tutte le grandi immagini seguono il canone usuale per i Libri d'ore ma mostrano al contrario dei motivi non convenzionali. In entrambi i manoscritti spicca il motivo dell'Albero di Adamo che unisce otticamente i due volumi e che non si trova in altri codici dello stesso miniatore. Anche le quasi identiche dimensioni dei fogli suggeriscono che possa trattarsi di due volumi collegati, prodotti per il re ad una certa distanza di tempo. La morte prematura ed inaspettata di Carlo VIII dopo un incidente nel castello di Amboise potrebbe costituire la spiegazione del perché questo secondo manoscritto non venne completato.
Online dal: 13.10.2016
Questo Libro d'ore costituisce un regalo dell'editore parigino Anthoine Vérard al re francese Carlo VIII (1470-1498). Il monarca fu uno delle figure più importanti per l'editoria parigina dal 1480. La sua attività di collezionista è strettamente collegata alla produzione a stampa di lusso del libraio ed editore Anthoine Vérard. Soprattutto degne di nota sono i bordi: il margine di ogni foglio è decorato da otto immagini nei quali si susseguono gli avvenimenti del Vecchio e del Nuovo Testamento. Notevole il valore didattico attribuito a questo Libro d'ore, poiché ogni paio di immagini viene commentato con dei versi di spiegazione in francese medio. Questo codice si colloca stilisticamente in stretto contatto con il Cod. 110, realizzato probabilmente anche per il re, dal medesimo artista.
Online dal: 13.10.2016
Fa parte di un gruppo di tre antifonari realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di S. Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene il Proprium de sanctis ed il Commune sanctorum per la parte estiva secondo la liturgia della diocesi di Losanna e costituisce il duplicato del volume II oggi custodito presso la parrocchia cattolica di S. Lorenzo di Estavayer-le-Lac. Le tre iniziali miniate figurate (p. 207, p. 271 e p. 397) rimaste sono attribuite al Maestro del Breviario di Jost von Silenen, un miniatore itinerante che operò a Friburgo, Berna, Sion e in seguito Ivrea e Aosta. È conosciuto con il nome di Maestro del Breviario di Jost von Silenen e di Miniatore di Giorgio di Challant. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1520 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due — tra cui questo — giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey, dove vengono conservati nel Museo storico.
Online dal: 20.12.2016
Il «conteggio dell'Omer» nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot. Nel manoscritto questi giorni, con le rispettive cifre, sono inscritti in 49 quadrifogli. A c. 18r è raffigurata la Menora con il testo del salmo 67. Il copista lituano Baruch ben Shemaria, da Brest-Litovsk, ha realizzato il codice nel 1795 ad Amsterdam per Aaron ben Abraham Prinz, di Alkmaar in Olanda, come viene ricordato nella pagina del titolo. Il disegno a c. 1r, eseguito con dei calligrammi, raffigura Sansone nelle sembianze di un atlante, secondo la tradizione rabbinica che lo vuole dotato di una forza sovrumana.
Online dal: 18.12.2014
Il codice contiene delle preghiere da recitare in occasione della cerimonia della circoncisione. Questa cerimonia è raffigurata a c. 10r, mentre si svolge all'interno di una sinagoga dove il profeta Elia, il quale annuncia la venuta del Messia, è considerato presente. A c. 18r è illustrato il rito della benedizione del vino. Le illustrazioni sono opera di Uri Feivesch ben Isaak Segal, importante rappresentante della scuola miniaturistica di Amburgo-Altona del XVIII secolo che ha confezionato, oltre a questo, almeno altri cinque manoscritti. Nella pagina del titolo figura il nome del proprietario, Joseph ben Samuel, ed uno stemma non identificato con l'Ordine dell'Elefante, uno dei più prestigiosi ordini cavallereschi danesi.
Online dal: 18.12.2014
In questo codice sono trascritte preghiere, benedizioni e racconti da recitare in occasione della cerimonia del matrimonio, secondo il rito in uso presso gli ebrei di Corfù. Figurano inoltre altri poemi occasionali, dei quali alcuni sono opera di poeti dell'epoca d'oro degli ebrei nella Spagna medievale, e altri sono di autori locali, come Elieser de Mordo. La preziosità del manoscritto è data dal ciclo di 60 illustrazioni a piena pagina a guazzo, corredate da versetti tratti dal libro della Genesi. Si tratta dell'opera di un artista probabilmente formatosi a Venezia, che inserisce il suo monogramma, sotto varie forme (MC, M.C. o MF), in quasi tutte le illustrazioni. Nelle pagine a fronte, senza legame diretto con le illustrazioni, sono trascritte le benedizioni e le preghiere. Poiché il libro va letto da sinistra a destra, si deve presumere che dapprima siano state realizzate le illustrazioni da parte di un artista cristiano, e che in un secondo tempo siano stati inseriti i testi in ebraico. E' stato prodotto nell'isola di Corfù nella prima metà del XVIII sec. e costituisce probabilmente un regalo di matrimonio di un membro della prominente famiglia locale dei de Mordo, famiglia che svolse un importante ruolo nell'isola all'epoca del regime veneziano contro gli attacchi ottomani.
Online dal: 18.12.2014
Questa raccolta di trattati cosmologici contiene degli estratti da un manoscritto più ampio, scritto probabilmente dallo stesso copista Moses, oggi conservato nella collezione Schoenberg della University of Pennsylvania di Filadelfia (ljs 057). Contiene delle tabelle sui movimenti lunari di Jakob ben David ben Jomtow (Bonjorn), tre opere astrologiche di Abraham Ibn Esra (1089-intorno al 1164): un frammento del Reschit chochma ("Inizio della saggezza"), una gran parte del Mischpete ha-massalaot ("Leggi delle costellazioni") e una gran parte del Sefer ha-olam ("Libro dell'universo"), e quale ultima parte il Sefer ha-miwcharim le-Batlamjus, cioè l'Almagesto di Tolomeo. Alle cc. 15r e 15v si trovano tre immagini di costellazioni degli antichi: Orione (Ha-gibbor ba-te'omin, "Ereo dei gemelli"), scalzo e con la scimitarra (c. 15r), Eridano (Ha-nahar, "Fiume") e Lepus (Ha-arnewet, "Coniglio") (c. 15v). Le raffigurazioni si basano sull'opera araba "Descrizioni delle stelle fisse", scritta dall'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi nell'anno 964.
Online dal: 19.03.2015
Il titolo di questo libro sulla circoncisione del 1716 è Libro del mistero di Dio con [il commento] "Lo scettro d'oro" che, sulla base dello stile e della scrittura del copista (Sofer), viene attribuito ad Arje ben Juda Leib di Trebitsch (Moravia), attivo a Vienna. Il manoscritto contiene molte illustrazioni di varie scene: tra le altre, sulla pagina del titolo è raffigurato un gruppo di persone in una sinagoga impegnate in una discussione. Rende interessante la scena il fatto che siano presenti non solo uomini ma anche donne. Sul secondo foglio è raffigurato l'arcangelo Raffaele con il giovane Tobia che porta a casa un pesce per guarire il padre cieco. Il motivo dell'arcangelo Raffaele quale angelo custode dei bambini appare solitamente solo nell'arte cristiana. Per questo motivo Arje ben Juda Leib potrebbe aver utilizzato un modello cattolico per meglio illustrare la funzione protettiva della circoncisione per i bambini ebrei. Per la sua scrittura Arje ben Juda si orientò ai caratteri a stampa di Amsterdam, e in questo modo introdusse la moda be-otijjot Amsterdam ("con i caratteri di Amsterdam"), cioè la realizzazione di manoscritti nello stile dei caratteri a stampa di Amsterdam.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto della metà del XVIII secolo contiene, oltre al Seder birkat ha-mason («Ordine delle preghiere della benedizione del nutrimento»), la Birchot ha-nehenin («Benedizioni prima del consumo di cose»), die Schalosch mizwot naschim («Tre precetti per donne») e la Seder keri'at schema al ha-mitta («Disposizione dello schema delle preghiere per la note e prima di addormentarsi» Le parti relative ai tre precetti per le donne permettono di dedurre che il volume venne concepito come un regalo di matrimonio. Accanto all'illustrazione sulla pagina iniziale sono inoltre presenti nel volume 22 piccole illustrazioni a colori. Una formulazione ebrea sulla pagina del titolo rimanda a Deutschkreutz in Burgenland (Austria) quale luogo di origine del manoscritto. Le caratteristiche della scrittura e della decorazione permettono di attribuire il manoscritto al copista ed illustratore Aaron Wolf Herlingen.
Online dal: 18.12.2014
I salmi contenuti in questo manoscritto sono suddivisi a seconda dei giorni della settimana nei quali devono essere letti e, ad eccezione di quelli per il venerdì, queste sezioni sono introdotte da iniziali collocate in riquadri monocromi multicolori. Il manoscritto presenta nella pagina iniziale una cornice architettonica nella quale sono raffigurati Mosè ed Aaron sotto due archi. Particolarmente impressionante è la raffigurazione all'inizio del primo salmo a c. 6v dove, dopo la prima parola ashre, è raffigurato il re Davide seduto all'aperto sulla terrazza di un palazzo, intento a suonare l'arpa, mentre rivolge lo sguardo ad un volume aperto, che rappresenta probabilmente i suoi salmi. Il manoscritto Braginsky è stato copiato e decorato da Moses Judah Leib ben Wolf Broda di Třebíč, che è forse responsabile anche della decorazione del più famoso manoscritto ebraico del XVIII secolo, Haggadah Von Geldern del 1723. Oltre al salterio Braginsky, sono conosciuti altri sette manoscritti di Moses Judah Leib, prodotti tra il 1713 ed il 1723. La rilegatura in pelle di vitello macchiettata porta lo stemma della famiglia De Pinto di Amsterdam impressa in oro sia sulla coperta anteriore che su quella posteriore.
Online dal: 13.10.2016
Il giorno del digiuno Jom kippur katan ha la sua origine nel giorno festivo Rosch chodesch, che in epoca biblica segnava nel calendario lunare il primo giorno in cui era visibile la falce di luna dopo la luna nuova. Questo giorno, durante il quale in origine non si poteva lavorare, si sviluppò più tardi tramite la compilazione del Talmud in un mezzo giorno festivo. Furono per primi i mistici di Safed in Alta Galilea a trasformare il Rosch chodesch in un giorno di digiuno creando una liturgia basata sulle penitenze del Jom Kippur ("Giorno dell'espiazione"). Da qui deriva anche il nome Jom Kippur Katan ("Piccolo giorno dell'espiazione"). Questo nuovo costume si estese verso l'italia e infine a nord delle Alpi. Simili raccolte di preghiere erano molto amate nel XVIII secolo. Al contrario di molti altri, questo esemplare è ornato da una pagina di titolo illustrata. Se il copista Juda Leib ben Meir di Glogau non avesse iscritto il suo nome in questa pagina, si sarebbe potuto supporre che il lavoro di copia fosse di Aaron Wolf Herlingen di Gewitsch, cui corrispondono le caratteristiche della scrittura e dell'illustrazione. Sui rapporti tra Herling e il copista Meir si può per il momento solo fare delle supposizioni.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto contiene un Ewronot ("Regole per il calcolo del calendario"). Nel XVII e XVIII secolo nacquero molti cosiddetti Sifre ewronot ("Libri per il calcolo"), che possono essere visti quale reazione all'introduzione del calendario gregoriano nel 1582. In questi manoscritti è spesso raffigurato, sopra o accanto ad una scala, il biblico Issachar, un figlio di Giacobbe. Quale attributo tiene una clessidra nella mano. Qui si trova due volte un simile motivo; al di sopra del primo è illustrata inoltre una luna crescente con una faccia umana e delle stelle. La pagina del titolo mostra un arco ornamentale architettonico. Al termine del libro si trova il noto motivo di Mosé con le tavole della legge seduto ad un tavolo.
Online dal: 19.03.2015
Questa miscellanea sul ciclo di vita ebraico, databile all'ultimo terzo del secolo XV, rappresenta probabilmente un regalo di nozze. Fu copiata da Leon ben Joschua de Rossi di Cesena. Contiene delle preghiere per la cerimonia della circoncisione, il formulario per una contratto di matrimonio da Correggio del 1452 (senza nomi), testi relativi al rito delle nozze, tra i quali un inno con l'acrostico El'asar; il contratto per un matrimonio stipulato a Parma nel 1420 tra Juda, figlio di Elchanan di Ascoli Piceno e Stella, figlia di Solomon di Mantova. Inoltre contiene preghiere per il cimitero con una apposita da recitare durante il banchetto del funerale; un rituale per evitare cattivi sogni; Ka'arat kesef, un poema etico del poeta provenzale Jehoseph ben Hanan ben Nathan Ezobi del sec. XIII e infine - aggiunto da altra mano - una preghiera personale di Moses Latif per Joab Immanuel Finzi. Immediatamente alla fine del contratto si trova la raffigurazione della coppia di sposi (f. 10v). L'acconciatura, i vestiti e il velo della sposa rimandano alla contemporanea moda ferrarese, ciò che confermerebbe che il manoscritto è di origine italiana, forse della stessa Ferrara.
Online dal: 18.12.2014
Questa Pesach Haggada con la traduzione ebraica dell'inno Had Gadya (f. 23r) fu copiata ed illustrata da Nathan ben Simson di Mezeritsch (oggi Velke Mezirici, Repubblica Ceca). Contiene tra l'altro una pagina iniziale decorata, un ciclo di illustrazioni della cerimonia della sera del Seder della festa ebraica della Pesach, nove illustrazioni al testo ed un ciclo per l'inno conclusivo Had Gadya (f. 23r).
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto contiene il testo del Massekhet Purim, una parodia del Purim dell'autore e traduttore provenzale Kalonymus ben Kalonymus (Arles 1286- dopo il 1328). Nato ad Arles nel 1286 scrisse la sua opera a Roma all'inizio degli anni 20' del XIV secolo - egli imita con umorismo il testo e lo stile del Talmud, trattando del mangiare, bere e ubriacarsi durante questa festa. Le illustrazioni includono figure di arlecchini, un musicista di strada e sette carte da gioco distribuite a formare un trompe l'œil, genere solitamente molto raro nei mss. ebraici. Il codice è stato realizzato ad Amsterdam nel 1752, in un'epoca nella quale questo testo godette di grande interesse presso la comunità ebraica aschkenazita.
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto costituisce un capolavoro del miniatore Aaron Wolf Herlingen, un artista nato a Gewitsch in Moravia intorno al 1700, che ha operato tra gli altri a Pressburg (oggi Bratislava) e Vienna, e di cui oggi sono conosciuti più di quaranta manoscritti da lui firmati. La decorazione consiste in 60 illustrazioni a colori e tre iniziali decorate. Nella pagina iniziale il testo del titolo è affiancato dalle figure di Mosé e Aaron, e nella parte inferiore è raffigurato l'episodio della marcia nel deserto e della caduta della manna in presenza di Mosé, Aaron e della sorella di questi Miriam. L'inusuale presenza della figura di Miriam lascia supporre che il manoscritto fosse destinato ad una donna. Alla fine del testo sono trascritti i due canti - uno ebraico, l'altro aramaico Echad mi-jodea e Had Gadya - con la rispettiva traduzione in lingua yiddish.
Online dal: 18.12.2014
La Haggadah di Hijman Binger è un tipico esempio dell'arte dei manoscritti ebraici del Norde e del Centroeuropa della fine del XVIII e dell'inizio del XIX secolo. Cicli di immagini fanno da sfondo al contenuto scritto. Le illustrazioni mostrano della somiglianze con le tarde Haggadot di Joseph ben David di Leipnik, come quella del 1739 (Braginsky Collection B317) e lasciano presupporre che un'altra Haggadah di questo artista sia servita da modello a Hijman Binger. Un'ulteriore rarità del manoscritto è costituita da una carta della Terra Santa che è stata aggiunta alla fine (f. 52).
Online dal: 19.03.2015
Questo libricino di poche pagine contiene il Mohel: il cerimoniale per il rito della circoncisione. Una nota sulla pagina iniziale spiega trattarsi di un regalo di Mendel Rosenbaum per il cognato Joseph Elsas di Nitra, oggi cittadina nella repubblica Slovacca ma in passato ungherese. E' firmato da Leib Sahr Sofer e presenta nella decorazione analogie con varie opere eseguite dal più importante calligrafo ed illustratore operante a Nitra all'inizio del XIX secolo, Mordechai ben Josel, conosciuto anche col nome di Marcus Donath. La pagina finale presenta un calligramma con la figura di Mosé che in una mano regge le tavole delle leggi e con l'altra mostra il Pentateuco.
Online dal: 18.12.2014
Il codice è stato copiato da Elieser Sussman Meseritsch e illustrato da Charlotte Rothschild (1807-1859) e contiene, oltre al testo in ebraico, una traduzione in tedesco. La Haggadah venne realizzata dall'artista per il settantesimo compleanno dello zio Anschel Mayer Rothschild. Si tratta dell'unico manoscritto ebraico finora conosciuto che sia stato miniato da una donna. Charlotte Rothschild si ispirò ad opere sia ebraiche che cristiane, come per es. manoscritti medievali, il ciclo biblico dipinto da Raffaello nelle Logge del Vaticano e le stampe contenute nella Haggadah stampata ad Amsterdam del 1695. In una sola immagine, la scena del Seder della festa di Pesach, Charlotte Rothschild ha lasciato sullo sfondo le sue iniziali nello schienale di una sedia (p. 42). Il manoscritto servì forse da modello al famoso pittore Moritz Daniel Oppenheim (1800-1882). Nelle sue memorie egli ricorda di aver eseguito, da studente, degli schizzi per Charlotte Rothschild.
Online dal: 19.03.2015
Splendido manoscritto contenente il testo della Haggada nel quale ogni pagina è decorata con ricche bordure costituite da elementi floreali e da decorazioni a penna che delimitano lo spazio dedicato alla scrittura, realizzate prevalentemente con oro e blu di lapislazzulo. Stilisticamente la decorazione è fortemente orientata alla miniatura persiana, soprattutto alle opere della scuola di Schiraz dell'epoca tra il 1560 ed il 1580. L'esecuzione dell'opera viene attribuita a Victor Bouton nato nel 1819 in Lotaringia e attivo a Parigi quale disegnatore, pittore di stemmi e incisore. L'attribuzione si basa su di un analogo lussuoso codice firmato dall'artista e commissionatogli da Edmond James de Rothschild per la madre, e su di una nota biografica che ricorda che l'artista ricevette da un ricco ebreo l'enorme somma di 32'000 franchi d'oro per una Haggadah. L'unica scena (f. 1v) presente nel ms. illustra la festa della prima sera della Pesach nella quale un gruppo di cinque uomini e due donne, in abiti orientali, è seduto al tavolo di Seder mentre il padrone di casa benedice il vino.
Online dal: 19.03.2015
Questa Haggadah è stata illustrata nel 1739 da Joseph ben David di Leipnik, e prima che giungesse nel 2007 nella collezione Braginsky, non se ne aveva notizia. Come la maggior parte delle Haggadot dell'epoca, anche questo esemplare prende a modello le incisioni delle Haggadot di Amsterdam a stampa del 1695 e del 1712. Le caratteristiche delle illustrazioni di Joseph ben David, le cui opere sono ben conosciute, vengono rese in maniera esemplare. Nella gamma dei colori dominano le tinte e le gradazioni pastello. Tra i motivi ricorrenti nelle sue Haggadot, e che si rifanno a modelli precedenti, figurano le raffigurazioni del capretto della Pesach, il pane Matzah e le erbe amare. La loro consumazione è una parte della festa della Pesach, durante la quale tradizionalmente si effettua una lettura comune della Haggadah.
Online dal: 19.03.2015
Il sottile libricino, adorno di una legatura con impressioni dorate, contiene le preghiere per la festa della sera che precede il Novilunio, e venne commissionato da Elieser (Lazzaro) von Geldern a Vienna. La pagina del titolo mostra, secondo le convenzioni, Mosé e Aronne. Il copista ed artista Nathan ben Simson di Meseritsch (Velké Meziříčí) in Moravia, era nella prima metà del XIX secolo uno tra i più prominenti illustratori di manoscritti ebraici. Tra il 1723 ed il 1739 egli creò almeno 23 opere del genere.
Online dal: 20.12.2016
Il "conteggio dell'Omer" nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot, e Omer designa il primo covone della raccolta che nel secondo giorno della Pesach viene portato al tempio di Gerusalemme quale offerta. I calendari dell'Omer erano particolarmente apprezzati nel XVIII sec. sotto varie forme e questo esemplare fa parte di un gruppo di sei, realizzati in formato ridotto, che possono essere datati tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. La rilegatura è in argento: nella coperta anteriore è incisa una decorazione floreale e un monogramma e in quella posteriore un uccello simile ad una cicogna con una spiga di frumento nel becco. Il manoscritto contiene 50 illustrazioni dipinte che illustrano praticamente ogni pagina del calendario.
Online dal: 19.03.2015
Questo minuscolo libro contiene la benedizione del nutrimento, con le consuete aggiunte per Chanukkah e Purim, così come varie benedizioni, quali per esempio la preghiera Shemà da recitare prima di coricarsi, o prima di gustare determinate cose. Presenta una pagina del titolo illustrata, 19 illustrazioni singole, cinque riquadri decorati contenenti singole lettere o iniziali ed un passaggio del testo decorato. Nella pagina del titolo l'artista non ha inserito il suo nome ma comunque annotato che il manoscritto venne terminato nel 1725, sotto il regno dell'imperatore Carlo VI a Nikolsburg (Cechia). Così come altre Birkat ha-mason, anche questa venne redatta per una donna. In un foglio di guardia iniziale inserito in un secondo momento è contenuta, in un ricco ornamento, la dedica a Fradche, moglie di Mosé Gundersheim. Grazie al confronto della scrittura e dell'illustrazione di un'opera simile del 1728 conservata nella Kongelige Bibliotek di Copenaghen (Cod. Hebr. XXXII) si può affermare che entrambe i manoscritti con la Birkat ha-mason sono stati eseguiti dal medesimo artista, cioè Samuel ben Zewi Hirsch Drenitz, che era attivo a Nikolsburg.
Online dal: 20.12.2016
Questo manoscritto di formato ridotto, risalente al XVII secolo, contiene delle preghiere inniche, racconti e benedizioni per la cerimonia della circoncisione. Due sezioni del libretto contengono delle pagine illustrate. Oltre alla pagina del titolo, decorata con un portale di tipo rinascimentale, sono presenti undici illustrazioni con temi biblici e quattro scene di ambientazione contemporanea riguardanti la nascita e la circoncisione. Alcune di queste illustrazioni sono influenzate dall'arte di Federico Zuccaro (intorno al 1540-1609) e di Raffaello.
Online dal: 20.12.2016
Questo minuscolo libro di preghiere costituisce lo speciale risultato del lavoro in comune di due dei più importanti rappresentanti viennesi dell'arte ebraica del XVIII secolo. Aaron Wolf Herlingen scrisse ed illustrò la pagina del titolo, Meschullam Simmel ben Moses di Polná realizzò il resto dei disegni e molto probabilmente copiò i testi con le preghiere. Evidentemente il libriccino costituiva un regalo di nozze. Contiene in totale nove illustrazioni al testo e quattro parole iniziali riccamente decorate. Il libro di preghiere appartenne alla "rispettabile e saggia giovane Hindl". Nel manoscritto si leggono anche delle annotazioni riguardanti la nascita dei suoi bambini tra il 1719 ed il 1741.
Online dal: 20.12.2016
Il copista di questa Haggadah è niente di meno che Elieser Sussman Meseritsch, che deve il suo nome al suo luogo d'origine in Moravia, e che più tardi vergò anche il testo della Haggadah Charlotte Rothschild. Attraverso l'uso di vari tipi di scrittura egli suddivise chiaramente tre tipi di testo: il testo ebraico della Haggadah, il classico commento ebraico di Simeon ben Zemach Duran (1361-1444) ed una traduzione tedesca in caratteri ebraici da Wolf Heidenheim (1757-1832). Il programma iconografico della Haggadah di Elieser Sussman è molto inusuale. Nella pagina del titolo vari motivi ornamentali in stile classicistico sono inseriti in modo creativo inseriti nel motivo architettonico di un arco trionfale. Le prime quattro (5v-7r) delle sette illustrazioni sceniche raffigurano i quattro figli ricordati nella Haggadah, ad ognuno dei quali è dedicata una illustrazione; si distingue per originalità quella del figlio che non sa domandare. Le due seguenti illustrazioni dell'attraversamento del Mar Rosso (12r) e di re Davide con l'arpa (15v) sono piuttosto tradizionali. L'ultima scena con la ricostruzione del tempio di Gerusalemme accompagna come di consueto il testo del Adir hu ("O Dio onnipotente, ricostruisci in fretta il tuo Tempio").
Online dal: 20.12.2016
Fino al momento dell'acquisizione da parte della collezione Braginsky, questo libretto con la birkat ha-mason del 1741 era sconosciuto alla ricerca. Palesemente si tratta di un dono di nozze, dedicato da una donna. Oltre alla pagina con il titolo, con una cornice architettonica e le figure di Mosé e di Aronne, vi sono sei altre illustrazioni nel testo, tra le quali una rara raffigurazione di una donna solo parzialmente immersa in un bagno rituale (12v), oppure una più convenzionale rappresentazione di una donna intenta a leggere lo Shemà prima di coricarsi (17r). Questo libricino è stato copiato ed illustrato da Jakob ben Juda Leib Schammasch di Berlino. Si tratta di uno dei più produttivi artisti ebraici di manoscritti conosciuti della Germania del nord.
Online dal: 20.12.2016
Il concetto di un documento scritto per il matrimonio, conosciuto come ketubah (pl. ketubot), rimanda a delle usanze ebraiche molto popolari, che comprendono la creazione di contratti allegorici di matrimonio per Shavuot. Poiché la festività commemora la Consegna dei dieci comandamenti, delle tradizioni mistiche asseriscono che in quel giorno Mosè, quale pronubo, portò il popolo ebraico (lo sposo) sul monte Sinai (luogo del matrimonio) per sposare Dio o la Torah (la sposa). Mentre sono conosciute molte versioni di ketubot per Shavuot, nelle comunità sefardite erano più diffusi testi poetici composti dal famoso mistico di Safed, Rabbi Israel Najara (1552?-1625?). Divise in tre sezioni, lo speciale testo contenuto nella ketubah della collezione Braginsky è inserito in una imponente struttura architettonica lignea, comprendente tre archi ed un frontone spezzato nel quale trovano posto le tavole del Decalogo. L'architettura lignea è sovrastata da elementi architettonici ordinati dinamicamente. L'intera struttura ricorda il tipico arco sefardita della Torah (ehal) della sinagoga di Gibilterra. Infatti in alto appare il nome di una di queste sinagoghe, Nefuzot Yehudah, fondata nel 1799.
Online dal: 13.10.2016
Questo contratto di matrimonio fu allestito nella città portuale adriatica di Ancona, dove risiedeva una delle più importanti comunità ebraiche italiane, e che era anche uno dei più rinomati centri di produzione di ketubbot. La scena principale al centro in altro raffigura il profeta Elia che sale in cielo con il carro di fuoco, mentre il suo meravigliato allievo Eliseo lo guarda dal basso. La scena prende spunto dal primo nome dello sposo, Elia Mordecai, figlio dello scomparso Juda Macerrata. Gli altri due episodi biblici sono inseriti in cartigli ai lati. A destra la scena del trionfo di Mordecai, che rimanda al secondo nome dello sposo, e a sinistra la scena con Davide che tiene la testa di Golia, un riferimento a Davide Camerino, padre della sposa Tova, figlia di Davide, figlio di Abramo Abdiah Camerino di Senigallia.
Online dal: 22.03.2017
La tradizione di far allestire dei contratti di matrimonio illustrati venne ripresa all'inizio del XVII secolo ad Amsterdam sotto influsso dei pittori di ketubah italiani. Verso la fine degli anni '60 del XVII secolo il famoso incisore Salom Italia creò una cornice di rame incisa per le ketubbot della comunità spagnola-portoghese, ciò che d'altra parte ispirò un artista locale anonimo ad eseguire questa versione del 1668 modificata. Questa cornice decorò le ketubbot sefardite prodotte ad Amburgo, Bayonne, Londra, New York e Curaçao per più di duecento anni. Il testo calligrafico commemora il matrimonio di un conosciuto medico sefardita, Daniel Zemach Aboab.
Online dal: 22.03.2017
Questa ketubah decorata, così come la K29 della collezione Braginsky prodotta sei anni prima, rappresenta il massimo punto raggiunto dalla produzione di ketubbot illustrate ad Ancona. Il testo è centrato sotto un arco sorretto da due colonne decorate. Mentre negli esemplari più antichi di ketubbot conosciute provenienti dalla località egiziana di Geniza era normale utilizzare degli archi quali elementi della cornice, le lettere dorate iscritte nei pennacchi aggiungono un altro significato. Le sei lettere ebraiche, un acronimo del salmo 118.20: «È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti», rimandano all'idea che gli sposi simbolicamente entrino in una fase della loro vira attraverso la porta celeste. Nel cartiglio al centro in alto è raffigurato il sacrificio di Isacco, un riferimento al secondo nome dello sposo. La scena, simbolo della fedeltà e della promessa messianica, e che appare in molte ketubbot italiane, nel corso del tempo è diventata uno dei motivi più amati dell'arte ebraica. Non è stata ancora identificata la figura femminile in basso.
Online dal: 22.03.2017
Le ketubot (sing. ketubah) romane, contratti di matrimonio ebraici, si distinguono solitamente per la elegante grafia, i disegni decorativi e la presentazione attraente. I temi decorativi più popolari includono episodi biblici, rappresentazioni allegoriche e raffinati disegni micrografici. Il testo del contratto di questa ketubah della collezione Braginsky è circondato da una cornice architettonica che comprende un paio di colonne marmoree attorcigliate da foglie dorate e sormontate da capitelli corinzi. Sopra l'arco sostenuto dalle colonne trova posto un largo cartiglio. Vi si intravvede un paesaggio pastorale con un uomo che indossa una lunga veste ed una donna con il petto nudo, uniti da una lunga catena di perle con un pendente a forma di cuore che corre intorno ai loro colli. Il rimando all'armonia famigliare è rafforzato dagli emblemi delle famiglie che appaiono affiancati in un cartiglio sopra all'immagine allegorica centrale. L'emblema a destra, raffigurante un leone eretto che si arrampica su un albero di palma, è quello della famiglia dello sposo, i Caiatte, mentre quello a sinistra, raffigurante un leone eretto accanto ad una colonna bianca, appartiene alla famiglia della sposa, i De Castro. Infine, l'influsso della cultura italiana è evidente nel cartiglio in basso dove è dipinto Cupido sdraiato con accanto un arco e delle frecce.
Online dal: 13.10.2016
La comunità ebraica di Casale Monferrato contava nel XVII secolo tra i 500 e i 600 membri. La vedova Giuditta Leonora, figlia di Abramo Segre, e Mosè, figlio del defunto Isacco Katzighin, gli sposi menzionati in questo contratto di nozze, appartenevano entrambi alle famiglie più ricche di questa comunità. Il contratto è circondato da una cornice ornamentale. Quella ovale interna, che contiene sei rosette dorate, è decorata con fiori. I segmenti del bordo contengono i quattro elementi aristotelici (aria, acqua, fuoco e terra) nei medaglioni più grandi, e i dodici segni zodiacali sono mostrati in senso antiorario nei medaglioni più piccoli. Nella cornice esterna si alternano ornamenti ad anello dorato quali simboli dell'eterno «nodo d'amore», i cartigli nei quattro angoli mostrano allegorie delle quattro stagioni. Si aggiungono raffigurazioni dei cinque sensi. Il decimo cartiglio in alto non è dipinto e probabilmente avrebbe dovuto contenere l'emblema di famiglia.
Online dal: 04.10.2018
Il contratto di matrimonio tra Abramo, figlio dello scomparso Gionata Giuda Finzi e la sposa Ricca, figlia di Gedalja Senigaglia (Senigallia) prevede una dote di 1'800 pezze da ocho reali (1200 in contanti, 300 in gioielli d'oro, gemme e perle, 300 in vestiti e biancheria da letto e un supplemento di 360 pezze). Nella parte inferiore della ketubah il testo è inserito in un'architettura a doppio arco. La parte superiore è dipinta come un cielo azzurro con piccole stelle dorate. Sulle nuvole riposa l'allegoria della Fama, che annuncia con la tromba il «buon nome» dello sposo.
Online dal: 04.10.2018
Come in altre ketubbot (vedi K69 e K96), è stata riutilizzata una cornice più antica, creata 70-80 anni prima per un contratto di matrimonio. Nella raffigurazione architettonica dell'arco sono presenti 13 scene figurative, tutte dedicate alla storia biblica delle nozze di Isacco e Rebecca. È molto probabile che la ketubah originale fosse destinato ad una coppia di sposi con questi nomi. La serie delle scene inizia in alto a destra con il sacrificio di Isacco, cui seguono altre scene in senso orario. Al di sopra Cupido collega i due emblemi di famiglia con un nastro dorato. Una «corona del buon nome» sovrasta la scena.
Online dal: 04.10.2018
In questo contratto di matrimonio del 1722 tra Jischai (Jesse) Chai, figlio di R. Samuel Pesach e Beracha Tova, figlia di R. Jesaja Modena, l'artista combina in modo convincente elementi decorativi dell'arte italiana con simboli e motivi ebraici. Nella decorazione sono inserite in scrittura micrografica innumerevoli citazioni bibliche riguardanti le nozze e gli ideali del matrimonio.
Online dal: 14.12.2018
Come nella Ketubah di Padova del 1828 (K76) è stata utilizzata una cornice più antica. Gli emblemi di famiglia non hanno quindi alcun legame con la sposa e lo sposo, Nathan Salomon, figlio di Jakob Samuel le-vet Montel e Bella Rosa, figlia di Mosè le-vet Baruch (De Benedetti). È anche probabile che non provenga da Alessandria ma da una località più lontana, forse Lugo o Ancona. La cornice decorativa interna contiene un nastro a forbicicchio incollato su tessuto verde. La cornice esterna dipinta è decorata con fantasiosi ramoscelli fioriti, medaglioni e vignette. Sulle strisce laterali e inferiori si trovano i segni zodiacali.
Online dal: 14.12.2018
Il matrimonio tra Josua, figlio di Isaak Chajjim Recanati, e Dona Esther Sara, figlia di Raphael Recanati, costituiva un'unione tra due ramificate, benestanti ed influenti famiglie sefardite. Il testo stesso della ketubah è redatto in un documento dipinto in maniera illusionistica nella colonna di destra e le condizioni nella colonna di sinistra. Il tutto è circondato da una architettura rococò a prospettiva centrale. L'emblema della famiglia è fiancheggiato da due amorini. Il nome dello sposo è onorato con un medaglione nel quale Josua ordina al sole di fermarsi (Gs 10:12-13). Due figure femminili reggono i due lati di uno striscione dorato nel quale figura la scritta «Andate e moltiplicatevi».
Online dal: 10.10.2019
Questa ketubah per la coppia di sposi Joseph Baruch, figlio di R. Schabettai Moses Salman e Rachel, figlia di R. Jom Tov Sanguinetti, testimonia l'alto livello raggiunto dalle comunità piemontesi nel campo dell'arte ebraica. I disegni sono realizzati in verde e oro. Nella parte centrale si distende una massiccia architettura trionfale con doppie colonne che sovrasta il campo che contiene il testo del contratto. Due putti suonano le fanfare su supporti mobili, i dodici segni zodiacali e le raffigurazioni di uccelli nel campo superiore decorato sono ritagliati da incisioni ed incollati sulla ketubah, e infine riempiti con un po' di colore. Nell'architrave dell'arco di trionfo è raffigurata la silhouette della Gerusalemme risorta, realizzata con calligrammi.
Online dal: 10.10.2019
Il contratto riguarda il matrimonio di Salomone, figlio di Abramo, con Rachele, figlia di Elijahu. La somma della dote consiste in 26.000 «Löwen»-piastre. La ketubah appartiene ad una tipologia particolare che fu coltivata a Gerusalemme dagli anni '30 fino agli anni '60 del 1800. Come in altre rappresentazioni, decorazioni floreali a colori freschi incorniciano la parte inferiore del testo (con le firme degli sposi al centro e i monogrammi riccamente decorati dei due rabbini di Gerusalemme) e la larga fascia superiore del timpano. Al centro della fascia del timpano è un mazzo di fiori in vaso, a sinistra e a destra dei quali ci sono cipressi e palme da datteri, che collegano il presente di Gerusalemme con la Gerusalemme della promessa.
Online dal: 10.10.2019
La coppia di sposi Salomone, figlio di Giacomo Visino, e Dina (Gracia), figlia di Samuele Cordovero, apparteneva alla grande comunità ebraica degli ebrei sefarditi che vivevano nel fiorente, cosmopolita e multietnico porto di Livorno, dove godevano di generosi privilegi attribuiti loro dai Medici, compresa la piena libertà religiosa. Il testo è collocato in un'architettura a forma di portale barocco tra due colonne doppie. Il testo del matrimonio a destra è stato scritto in caratteri quadrati sefarditi, le condizioni a sinistra in corsivo, confermate dallo sposo (in italiano) e dal padre della sposa (in spagnolo). Sopra la balaustra due putti reggono un cartiglio con l'emblema della famiglia Visino. Al di sotto è dipinto un medaglione incorniciato dallo zodiaco, Re Salomone, che accoglie con grande gioia la Regina di Saba.
Online dal: 10.10.2019
Gli sposi Menachem, figlio del defunto R. Samuele Paliano, e Angelica, figlia di Mosé Paliano, appartenevano ad una delle famiglie ebraiche più rispettate e ricche di Roma, come dimostra la dote di 2500 scudi in contanti e un premio di 500 scudi. Piccoli viticci di rose e fiori, così come uccelli volanti e seduti sono disposti intorno a due campi ovali disposti in modo concentrico. L'emblema di famiglia dei Paliani (o Pagliani) si erge al di sopra e al di sotto del grande ovale. In quello interno, il contratto di matrimonio è scritto in oro con caratteri quadrati. L'ovale esterno è decorato con accurate e complete copie dei libri Cantico dei cantici, Ecclesiaste e Ruth, versetti tradizionali e benedizioni dalla Bibbia. Questa calligrafia è artisticamente formata da nastri intricati e motivi a labirinto. Il leopardo, l'aquila, il cervo e il leone simboleggiano le virtù alle quali, secondo la Pikei Avot 5:23 (Capitoli dei Padri) gli Ebrei devono essere fedeli.
Online dal: 12.12.2019
Questa ketubah indiana è caratterizzata da motivi che gli ebrei Baghdadi hanno portato in India dall'Iraq. I testi, trascritti in due campi adiacenti, assomigliano, ad esempio, a nicchie di preghiera islamica. In fondo è riportato il contenuto del contratto, che testimonia che Zalich, figlio di Ezechiele Mosé, sposò Rebecca, figlia di Benjamin Elija Jakob, che portò una dote di 3'195 rupie in gioielli d'oro e d'argento, vestiti e biancheria da letto. Con il supplemento dello sposo venne presumibilmente raggiunta una somma totale di 5'555 rupie. In una bordura si alternano fiori e uccelli e sopra due tigri reggono un medaglione con un'iscrizione. I due pesci che si fronteggiano simboleggiano felicità e fertilità per la coppia di sposi. Un piccolo, terzo pesce nel mezzo probabilmente si riferisce alla progenie sperata.
Online dal: 12.12.2019
La promessa di matrimonio tra Wilhelm Goldstein e Paula See a Shanghai viene fatta davanti ai due testimoni Max Neumann e Gustav Lehmann, e davanti a Bernhard Cohn, l'avvocato della comunità ebraica della «Communal Association of Central European Jews. Shanghai» in lingua cinese. A differenza degli altri contratti di matrimonio della collezione Braginsky, questo non è un documento religioso ebraico ma un atto ufficiale che registra il consenso a sposarsi di una coppia fuggita dalla persecuzione dei paesi di lingua tedesca. A Shanghai hanno trovato rifugio ca. 18.000 ebrei sopravvissuti all'olocausto.
Online dal: 12.12.2019
Questo rotolo di Ester italiano, risalente alla metà del XVIII secolo, venne probabilmente stampato a colorato a mano a Venezia. Si conserva in una custodia cilindrica, decorata con motivi floreali a filigrana, che costituisce un prodotto tipico della lavorazione più tarda e raffinata del metallo di Giannina.
Online dal: 20.12.2016
La storia di Ester in questa megillah (pl. megillot) non viene presentata come un dramma storico ma piuttosto come una satira divertente. Nella decorazione del rotolo viene colto il carattere della vita ebraica alsaziana: le bizzarre immagini includono figure contadine in vivaci costumi locali e riflessi di umorismo popolare. Vivaci figure, alcune mostrate mentre passeggiano con un bastone in una mano e mentre gesticolano con l'altra, sono intercalati da busti umani e civette, mentre il testo ebraico è collocato in una cornice ottagonale di ca. 6 cm di altezza. Le poche megillot alsaziane conosciute condividono con questa numerose caratteristiche quali una vasta gamma di gialli, rossi e verdi; solide e robuste figure e grandi fiori vivaci. In questo rotolo di Ester della collezione Braginsky le donne vestono abiti rossi o blu con lacci gialli davanti, mentre gli uomini sono raffigurati mentre indossano, tra gli altri, dei tradizionali collari bianchi, giubbotto rosse e blu con pantaloni, ed una grande varietà di cappelli.
Online dal: 13.10.2016
I bordi di questo Rotolo di Ester sono dominati da una arcata barocca suddivisa da quattro distinte colonne con vari motivi. Le arcate sono sormontate da una balaustrata che sostiene dei vasi con fiori, dei medaglioni vuoti, ornamenti floreali e diverse varietà di uccelli, tra i quali un'aquila a due teste coronate ed un pavone. Al di sotto di ognuna delle diciannove colonne di testo sono collocate scene dalla vita di Ester. La cornice incisa del rotolo fu disegnata da Francesco Griselini (1717-1787), studioso, artista ed editore italiano le cui incisioni di bordi divennero molto popolari in Italia nel XVIII secolo. In queste illustrazioni Griselini ha dedicato particolare attenzione all'architettura ed alla prospettiva spaziale. La firma a stampa dell'artista si legge nell'angolo inferiore sinistro di ciascuna pergamena. L'ultima scena, collocata sotto l'arco finale, si trova raramente nei Rotoli di Ester. Raffigura il Messia che cavalca un asino rappresentante il ritorno a Gerusalemme del popolo ebraico in esilio. Il testo del rotolo fu scritto dall'abile artista-copista Aryeh Leib ben Daniel. Nella sua iscrizione finale, al termine delle benedizioni conclusive, egli informa il lettore di aver scritto il codice a Venezia nell'inverno 1746.
Online dal: 22.03.2017
Questo rotolo olandese, riccamente illustrato, si distingue per le sue 38 delicate illustrazioni disegnate con inchiostro di seppia. La decorazione del rotolo inizia con un arco trionfale che ricorda gli archi di trionfo romani costruiti per i festeggiamenti imperiali in tutta Europa nel corso del XV fino al XIX secolo. Il rotolo contiene inoltre alcune rappresentazioni inusuali. Una è quella di Mordecai che si trova in un locale davanti ad una parete riempita di libri. Egli è raffigurato come uno studioso, e riflette forse la tradizione rabbinica che ci informa della sua notevole conoscenza di settanta lingue, ciò che lo aiutò a smascherare il complotto contro Assuero. Un'altra inusuale illustrazione è la raffigurazione di due nani che danzano e suonano per manifestare la loro gioia per la salvezza degli ebrei dalla distruzione.
Online dal: 22.03.2017
Questa megillah del XVIII secolo fu realizzata nella Bassa Sassonia e rimanda, con questo tipo di arte decorativa popolare, di decorazione e di scelta di colori, ad altre megillot provenienti da questa regione. L'immagine più distintiva nel rotolo è quella nella quale è dipinta l'impiccagione di Aman, legato in catene e sospeso al patibolo. Un serpente velenoso, simbolo del male, si arrotola sul supporto. Al di sotto, un leone con due code - allegoria del popolo ebraico – regge tra le zampe uno scudo e assiste all'esecuzione. La megillah della collezione Braginsky è una di tre rotoli simili tedeschi che contengono delle speciali immagini dell'impiccagione di Aman. Delle iscrizioni sui pannelli di apertura e di chiusura di questo rotolo indicano che era posseduto da Berel, figli di Abraham Neumark di Amburgo.
Online dal: 22.03.2017
Il programma decorativo di questo rotolo di Ester (su quattro membrane con 16 colonne di testo) è stato ripreso dalla cornice a stampa della megillah della collezione Braginsky (S25). Le benedizioni all'inizio del rotolo sono circondate da figure ed episodi narrativi: sopra Assuero ed Ester sul trono affiancati dai cortigiani, sotto a destra i cospiratori e a sinistra Aman sulla forca, al di sotto Mardocheo presso la porta del palazzo e a sinistra Ester e Mardocheo che redigono le lettere con gli ordini per la festa del Purim. La custodia esagonale d'argento cesellato fu realizzata nel 1806 e apparteneva al rabbino Ephraim Fischel di Rozdol, nella Galizia orientale.
Online dal: 08.10.2020
Questo rotolo contiene una delle più raffinate serie di illustrazioni che si trovano nelle megillot illustrate. Wolf Leib Katz Poppers, artista molto dotato, ha eseguito detttagliatamente delle figure, delle scene e degli animali, con dei delicati tratti di penna paralleli e incrociati, creando un effetto straordinariamente simile alle incisioni in rame dei libri contemporanei. Collocati tra un bordo vegetale con animali in alto ed uno simile con uccelli in basso, le colonne di testo sono intercalate da otto eleganti personaggi tratti dalla storia di Ester che occupano l'intera altezza. Al di sotto di ognuna di queste figure trova posto una piccola vignetta che racconta la storia di Purim. E' inusuale che le figure abilmente disegnate che abbelliscono questo rotolo siano abbigliate con abiti di corte ottomani. La scelta di questo tipo di abbigliamento è intrigante e la ragione più convincente per questa scelta è che il rotolo venne prodotto per un membro di una piccola ma influente comunità di ebrei turchi alla quale, dopo il 1718, venne permesso di vivere e di commerciare liberamente a Vienna, rimanendo tuttavia cittadini del Sultano di Turchia.
Online dal: 13.10.2016
Questo rotolo di Ester, che riunisce in una maniera speciale la tradizione indiana e quella occidentale, contiene venti pannelli elaboratamente decorati, che fiancheggiano le sezioni del testo. Il lettore è raffigurato affiancato da uomini con il fez e da bambini con il tamburo con il quale viene scandito il nome di Aman. In una sezione separata con la scritta ezrat nashim (sezione femminile) trovano posto cinque donne. Le figure nel rotolo sono raffigurate in un miscuglio di abbigliamento contemporaneo occidentale e indiano, in interni che spesso mostrano la stessa mescolanza. Alcune delle figure femminili, tra le quali Esther, portano il segno induista bindi sulla fronte. Questo rotolo proviene dalla collezione dell'importante famiglia ebraica proveniente da Bagdad dei Sassoon, e era probabilmente destinata ad un uso privato. La mescolanza di tradizioni calligrafiche ebraiche e forme artistiche indiane, rispecchia il profondo radicamento della famiglia Sassoon nella vita culturale indiana.
Online dal: 20.12.2016
Questa megillah manoscritta e con una cornice stampata e dipinta a mano (tipo: «Gaster I» su tre membrane con 19 colonne di testo), realizzata a Venezia, può essere datata intorno al 1675 grazie ad altri rotoli di Ester quasi simili e datati. Questa tecnica apparve a Roma alla fine del XVI secolo e fu poi, soprattutto nel XVIII secolo, ampiamente utilizzata a Venezia e ad Amsterdam. Nei cartigli polilobati, posti al di sopra e al di sotto del testo, sono rappresentate delle scene tratte dal Libro di Ester.
Online dal: 08.10.2020
La parte introduttiva di questa megillah (su 4 membrane con 34 colonne di testo) mostra un leone rampante con un ramo di palma, circondato da quattro uccelli e da insetti. Al di sopra un'iscrizione riporta il nome del possibile primo proprietario «Salomon Marinozzi». Alla sua destra è stato probabilmente aggiunto più tardi un cartiglio con una nota di possesso del figlio: «Questo rotolo appartiene a Mardocheo, figlio di Salomone Marinozzi, sia benedetta la sua memoria, e fu acquistato da Salomone [...] nel 1652».
Online dal: 10.12.2020
Il calligrafo e artista Arje Leib ben Daniel, che ha creato questa megillah (su tre membrane con 12 colonne di testo e un foglio separato con le benedizioni), era originario di Gorai presso Zamość nella Piccola Polonia. In totale si conservano 28 sue megillot, delle quali otto sono da lui firmate e datate. Questo rotolo, cosiddetto ha-melech perché ogni singola colonna inizia con ha-melech («il Re»), fu creato a Venezia nel 1748 con il disegno alla seppia tipico di Leib ben Daniel. Sono inoltre evidenti gli influssi del tipo di cornici di Salom Italia e dell'arte popolare dell'Europa orientale. Il nome dell'artista nell'iscrizione è stato in seguito sostituito con quello di Giuda Capsuto, che offrì il rotolo ad Ephraim Isacco Capsuto come dono di Purim.
Online dal: 10.12.2020
Salom Italia (c. 1619 Mantova – 1655 Amsterdam) ha distribuito il testo su 30 colonne (su quattro membrane) collocandolo nelle aperture di enormi portali massici. Tra questi, nelle nicchie, si alternano le raffigurazioni del re Assuero e della regina Ester. Sui piedistalli 29 immagini raccontano la storia del Libro di Ester. Le creazioni nei rotoli di Ester di Salom Italia, di cui sono sopravvissute in totale undici opere, hanno avuto una grande influenza sulla produzione successiva. Questa megillah è uno dei tre rotoli di Ester decorati con disegni a penna che potrebbero essere serviti da modello per le cornici incise progettate dallo stesso artista.
Online dal: 10.12.2020
L'armoriale di Zurigo in pergamena è uno dei più eccezionali ed importanti documenti dell'eraldica medievale. Consiste oggi in quattro parti di diversa lunghezza, che possono essere riuniti in un rotolo lungo quattro metri. Vi sono riprodotti su entrambi i lati 559 blasoni - ognuno sormontato da un cimiero - dell'alta e bassa aristocrazia in prevalenza del nord della Svizzera, della Germania meridionale e dell'Austria occidentale, il cui nome è iscritto a lato dello scudo. Vi sono aggiunte 28 bandiere di vescovadi e di abbazie tedesche. La sequenza delle quattro parti rimaste, costituite a loro volta da 13 strisce di pergamena cucite insieme, è la seguente: la parte nr. 1 (36.5 cm) contiene sul verso gli stemmi dei vescovadi e delle abbazie (numerazione Merz-Hägi: I-XXVIII; la numerazione nell'originale risale al XVI-XVII secolo) e sul recto 22 blasoni di nobili. Le parti nr. 2 e nr. 3 (255.5 cm) erano ancora cucite assieme nel 1930. La parte nr. 2, costituita da quattro fogli di pergamena, contiene sul recto i blasoni 23-104 e 108-114 e sul verso i blasoni 214-220, 224-308. La parte nr. 3, costituita da tre fogli di pergamena cuciti, contiene sul recto gli stemmi 105-107, 115-162 e sul verso gli stemmi 163-213, 221-223. La quarta parte (109 cm) – cinque pergamene cucite assieme – contiene sul recto gli stemmi 309-378 e sul verso gli stemmi 379-450. L'armoriale è incompleto. La quarta parte mancante doveva contenere altri 109 blasoni oggi conosciuti attraverso una copia della fine del XVIII secolo. Fu probabilmente realizzato a Zurigo o nella regione del lago di Costanza e la sua datazione viene collocata tra il 1330 e il 1345. Lo stile di esecuzione è molto vicino a quello del Codex Manesse, una raccolta di poesie cortesi in lingua tedesca accompagnate da 137 miniature, dipinto a Zurigo e di poco anteriore. Prima di essere depositato presso il Museo Nazionale Svizzero dalla Società antiquaria della città, fu in possesso dello storico e naturalista zurighese Jacob Scheuchzer (1672-1733).
Online dal: 18.12.2014
Piccolo Libro d'Ore in latino, molto rifilato, contenente i Sette salmi, il Cursus beate virginis Marie, l'Ufficio dei Morti, il Cursus de passione Domini e varie orazioni. La decorazione è costituita da varie iniziali con tralci vegetali e da una miniatura a piena pagina (5v) - purtroppo in parte rovinata - raffigurante l'Ecce homo davanti al quale è inginocchiato il donatore, accompagnato a destra dal suo stemma. L'accenno ad indulgenze emanate dai papi Gregorio e Calisto III (1455-1458) (f. 139) permette di restringere la datazione alla seconda metà del XV secolo, mentre lo stile della decorazione rimanda ad un'origine nella Germania meridionale, forse ad Augsburg, nella cerchia del miniatore Johannes Bämler.
Online dal: 23.06.2014
Il rituale proviene dal convento di Münsterlingen (Turgovia); contiene una serie di preghiere e canti che le monache dovevano recitare in processione nel chiostro del convento ed un lungo ufficio (54v-72v) da recitare in occasione della sepoltura di una conventuale, introdotto da una miniatura raffiugurante s. Michele che pesa l'anima della morta. Le rubriche sono in parte in tedesco e in parte in latino. Sulla base dello stile delle tre iniziali presenti, e di confronti con la pittura su tavola, la realizzazione del codice viene attribuita alla regione di Costanza. Nel corso di un restauro eseguito intorno al 1973, sono stati staccati i due fogli in pergamena originariamente incollati all'interno della legatura e provenienti da un lezionario in minuscola precarolina databile all'inizio del IX secolo (Mohlberg: XI sec.).
Online dal: 09.04.2014
Breviario in due volumi realizzato nel 1493 per Jost von Silenen († 1498), vescovo di Sion dal 1482 fino alla sua deposizione nel 1497. Riccamente decorato, le miniature sono opera di un artista itinerante attivo negli ultimi decenni del XV secolo a Friburgo, Berna e Sion, dove è conosciuto con il nome di Miniatore del breviario di Jost von Silenen, e all'inizio del XVI secolo ad Aosta e Ivrea, dove assume il nome di Miniatore di Giorgio di Challant.
Online dal: 20.12.2016
Breviario in due volumi realizzato nel 1493 per Jost von Silenen († 1498), vescovo di Sion dal 1482 fino alla sua deposizione nel 1497. Riccamente decorato, le miniature sono opera di un artista itinerante attivo negli ultimi decenni del XV secolo a Friburgo, Berna e Sion, dove è conosciuto con il nome di Miniatore del breviario di Jost von Silenen, e all'inizio del XVI secolo ad Aosta e Ivrea, dove assume il nome di Miniatore di Giorgio di Challant.
Online dal: 20.12.2016
Foglio di un calendario – mesi di gennaio e febbraio - proveniente da un manoscritto liturgico (salterio? breviario?). Il calendario è inserito in una cornice che simula delle arcate. Nel mese di gennaio è raffigurato sulla destra a figura intera s. Pietro con le chiavi ed in alto in un medaglione una attività tipica di questo mese: un uomo che si scalda davanti al fuoco. Nel mese di febbraio appare la figura di s. Matteo e nel medaglione in alto un uomo intento a tagliare un albero per procurarsi la legna. Le tracce di piegatura centrale rivelano che il foglio è stato utilizzato quale copertina, probabilmente di un libro.
Online dal: 20.12.2016
La prima parte (1-XX) di questo manoscritto cartaceo illustrato contiene le raffigurazioni di personaggi della casa d'Asburgo, inginocchiati in posizione devota e con i rispettivi stemmi. Esse riprendono le rispettive immagini presenti nelle vetrate della chiesa di Königsfelden (1325-1340) fondata in onore di Alberto I di Asburgo (assassinato nel 1308) dalla vedova Elisabetta ed ora parzialmente perse. Prototipo di questo ciclo di immagini a carattere dinastico è l'Ehrenspiegel des Hauses Österreich commissionato ad Augusta tra il 1555 ed il 1559 da Johann Jakob Fugger e di cui esistono varie copie a Vienna (ÖNB, Cod. 8614), Monaco (BSB Cgm 895, Cod. icon. 330), Lucerna (ZHB Ms. 124 fol.). Nella seconda parte (XXI-203) sono ritratti, con armatura e rispettivo blasone, i cavalieri caduti con Leopoldo III nella battaglia di Sempach (1386).
Online dal: 09.04.2014
Frammento di un documento ufficiale della Repubblica di Venezia, contenente una pagina miniata e parte dell'indice della Commissione di Cristoforo Duodo, procuratore di San Marco de ultra dal 1491 al 1496. I procuratori erano la più alta carica della Serenissima dopo il doge e alla loro elezione facevano redigere dei Capitolari, in genere miniati, contenenti il loro giuramento e le liste delle commissioni, e cioè degli specifici doveri cui avevano giurato di obbedire. Questo frammento si aggiunge alla 21 commissioni di procuratori veneziani risalenti al sec. XV rimaste, tra le quali si distingue per la miniatura, da attribuire a un maestro veneziano di buon livello formatosi nell'ambito di Leonardo Bellini, e per la rara presenza della raffigurazione del Santo onomastico non solo del procuratore ma anche della moglie.
Online dal: 20.12.2016
Il graduale proveniente dal convento delle domenicane di Katharinental rappresenta una delle più importanti opere d'arte di epoca gotica della Svizzera. Allestito intorno al 1312 nel convento stesso, venne probabilmente decorato nell'area del lago di Costanza. Contiene più di 80 iniziali filigranate, più di 60 iniziali miniate istoriate e 5 iniziali I il cui corpo è costituito da vari medaglioni istoriati. Di ulteriori due iniziali I, i cui medaglioni sono stati ritagliati e venduti separatamente, si conoscono alcuni elementi ora dispersi in vari musei e biblioteche. Accanto alle iniziali, o nei fregi vegetali, sono raffigurate numerose domenicane inginocchiate e oranti, o altri donatori laici (per es. 3v, 18v, 90r, 159v, 161r etc.). Fino al XIX secolo in uso nel convento, intorno al 1820 venne ceduto ad un antiquario di Costanza, Franz Joseph Aloys Castell (1796-1844). Dopo il 1860 appartenne ai collezionisti inglesi Sir William Amherst of Hackney e Sir Charles Dyson Perrins (1864-1958). Alla morte di quest'ultimo la sua raccolta libraria venne messa in vendita da Sotheby e il manoscritto acquistato dalla Confederazione svizzera con il contributo della Fondazione Gottfried Keller e del Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento proveniente dal f. 158a verso del graduale di St. Katharinental, sottratto nel XIX secolo e le cui miniature furono vendute separatamente. Nella iniziale A è rappresentato Cristo benedicente e Giovanni evangelista che gli appoggia la testa nel grembo; ai loro piedi è inginocchiato un domenicano orante, e nel fregio laterale una domenicana. Al di sotto dell'iniziale vi era un riquadro (ora Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 29329.2) nel quale è dipinta la Madonna dell'Apocalisse accompagnata da Giovanni evangelista, mentre in due arcate sottostanti pregano inginocchiate due domenicane. Originariamente sullo stesso foglio figurava inoltre una iniziale V (ora Vienna, Graphische Sammlung Albertina, Inv. Nr. 32434) con una complessa rappresentazione della Maiestas Domini e il Giudizio universale. Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento proveniente dal f. 158a verso del graduale di St. Katharinental, sottratto nel XIX secolo e le cui miniature furono vendute separatamente. Vi è dipinta la Madonna dell'Apocalisse accompagnata da Giovanni evangelista, mentre in due arcate sottostanti pregano inginocchiate due domenicane. Il riquadro era collocato al di sotto di una iniziale A (ora Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 29329.1) nella quale è rappresentato Cristo benedicente e Giovanni evangelista che gli appoggia la testa nel grembo; ai loro piedi è inginocchiato un domenicano orante e nel fregio laterale una domenicana. Originariamente sullo stesso foglio figurava inoltre una iniziale V (ora Vienna, Graphische Sammlung Albertina, Inv. Nr. 32434) con una complessa rappresentazione della Maiestas Domini e il Giudizio universale. Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento con la raffigurazione della Crocifissione proveniente da una iniziale I, composta da vari medaglioni, che decorava il f. 87a del graduale di St. Katharinental. Nel XIX secolo il foglio fu sottratto dal graduale e i medaglioni venduti separatamente. Dei 9 o 10 medaglioni che originariamente costituivano il corpo della lettera si conoscono oggi, oltre a questo, uno con l'Ultima Cena (Zurigo, Museo nazionale svizzero, Inv. LM 71410), la Cattura di Cristo (Norimberga, Germanisches Nationalmuseum Museum, Inv. Mm. 34 kl), Cristo davanti a Pilato (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 55087), la Coronazione di spine (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15932), il Trasporto della croce (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 14312) e la Deposizione di Gesù (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15933). Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento con la raffigurazione di Cristo davanti a Pilato proveniente da una iniziale I, composta da vari medaglioni, che decorava il f. 87a del graduale di St. Katharinental. Nel XIX secolo il foglio fu sottratto dal graduale e i medaglioni venduti separatamente. Dei 9 o 10 medaglioni che originariamente costituivano il corpo della lettera si conoscono oggi, oltre a questo, uno con l'Ultima Cena (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 71410), la Cattura di Cristo (Norimberga, Germanisches Nationalmuseum Museum, Inv. Mm. 34 kl), la Coronazione di spine (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15932), il Trasporto della croce (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 14312), la Crocifissione (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 45751) e la Deposizione di Gesù (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15933). Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Frammento con la raffigurazione dell'Ultima cena proveniente da una iniziale I, composta da vari medaglioni, che decorava il f. 87a del graduale di St. Katharinental. Nel XIX secolo il foglio fu sottratto dal graduale e i medaglioni venduti separatamente. Dei 9 o 10 medaglioni che originariamente costituivano il corpo della lettera si conoscono oggi, oltre a questo, uno con la Cattura di Cristo (Norimberga, Germanisches Nationalmuseum Museum, Inv. Mm. 34 kl), Cristo davanti a Pilato (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 55087), la Coronazione di spine (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15932), il Trasporto della croce (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 14312), la Crocifissione (Zurigo, Museo nazionale svizzero, LM 45751) e la Deposizione di Gesù (Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut, Inv. Nr. 15933). Il frammento appartiene alla Confederazione svizzera, alla Fondazione Gottfried Keller e al Canton Turgovia.
Online dal: 22.03.2017
Il libro di famiglia dei signori di Hallwil, conosciuto anche come Turnierbuch, è una raccolta di cronache di famiglia, raffigurazioni di tornei e di stemmi. Scritto su carta nella seconda metà del sec. XVI, sostituisce probabilmente un esemplare più antico. All'interno della coperta anteriore si trovano gli stemmi di Burkhart von Hallwil e delle due mogli Judith von Anwil e Margaretha von Löwenberg. Alle pp. 4-10 è trascritta una versione tarda del racconto Ring von Hallwil, una saga riguardante i pericoli e la relativa salvaguardia dell'eredità degli Hallwil. Seguono, alle pp. 11-17, testi riguardanti la storia della famiglia ed una seconda versione, più antica, del racconto Ring von Hallwil (pp. 19-21). Ad una serie di pagine bianche fanno seguito sei stemmi vuoti (pp. 48-50) che erano stati preparati per i tre fratelli Thüring I. von Hallwil († 1386) e Katharina von Wolfurt, Walter V. († dopo il 1370) e Herzlaude von Tengen, "Hemann" (Johannes IV., † 1386) e Anna vom Hus. A p. 51 si vede una veduta della sede della famiglia ad Hallwil. Seguono ritratti di Caspar (p. 54) e Burkhart von Hallwil (p. 55), scene di torneo (pp. 56-59) e raffigurazioni inerenti la saga del Ring von Hallwil (pp. 60-66). Alla fine del manoscritto altri stemmi dei signori di Hallwil e delle consorti (pp. 68-96), gli ultimi solo disegnati a matita ma non completati (pp. 97-118). Il manscritto è stato donato al Museo Nazionale Svizzero nel 1907 dal conte Walther von Hallwil - ultimo abitante del castello - e dalla moglie Wilhelmine. Una seconda versione si conserva nella Biblioteca universitaria di Basilea (Ms. H I 10).
Online dal: 09.04.2014
La "Historienbibel" riccamente illustrata, proveniente dall'atelier di Diebold Lauber, appartiene alla redazione IIa del testo (secondo Vollmer). Contiene per il Vecchio Testamento una versione in prosa della Weltchronik di Rudolf von Ems (con la continuazione veterotestamentaria) e per il Nuovo Testamento una versione della Marienlebens del Bruder Philipp. Il ciclo delle illustrazioni, più ricco rispetto a quello di manoscritti analoghi, va attribuito al miniatore del gruppo A attivo nell'atelier di Lauber intorno al 1430.
Online dal: 09.04.2014
Il cosiddetto «Zürcher Psalter» (Salterio di Zurigo) o «St. Galler Psalter» (Salterio di San Gallo), trascritto nello scrittorio del monastero di San Gallo, decorato con numerose iniziali e con le miniature più antiche e raffinate rinvenute nei manoscritti sangallesi (anni 820/830 circa). Include anche una Litania dei santi, tavole computistiche e diagrammi. Codice che i monaci utilizzavano quotidianamente per la liturgia delle ore.
Online dal: 26.04.2007
Per l'edizione del facsimile di questo manoscritto gli editori scelsero il titolo Vom Einfluß der Gestirne auf die Gesundheit und den Charakter des Menschen, che voleva sottolineare l'aspetto più importante dell'opera, quello astrologico. Uomo e cosmo stanno in stretta relazione, i sette pianeti – Saturno, Giove, Marte, il Sole, Venere, Mercurio e la Luna – hanno degli influssi diretti sull'uomo. Il manoscritto, riccamente illustrato, venne fatto realizzare da Erasmus e Dorothea Schurstab di Norimberga (1v immagine di donazione con stemma e raffigurazione della crocifissione su fondo dorato). Nel 1774 Johann Jakob Zoller di Baden donò il manoscritto alla biblioteca della città di Zurigo, fondata nel 1629.
Online dal: 09.06.2011
Codice miscellaneo proveniente dal monastero di San Gallo. Contiene testi compresi tra il IX e il XIII secolo. Tra questi, due importanti copie di opere di Alcuino di York († 804): il De dialectica e il De rhetorica et virtutibus. La trascrizione dei due testi di Alcuino è inframezzata da un'illustrazione a penna, a piena pagina, di Cristo in maestà, databile all'incirca agli anni 850/875. Secondo lo storico dell'arte Anton von Euw l'immagine è una riproduzione del mosaico della cupola della cattedrale di Aquisgrana, ora perduto. Il testo di apertura è una copia del XIII secolo di testi canonici del vescovo Sicardo di Cremona (1150-1215 circa; Super decreta).
Online dal: 20.12.2007
Il manoscritto riccamente illustrato della «Weltchronik» (Cronaca universale) di Rudolf von Ems fu scritto negli anni intorno al 1340, probabilmente a Zurigo (nello stesso atelier del libro degli statuti di Grossmünster del 1346). Il programma figurativo è strettamente legato al manoscritto della Cronaca universale ora conservata a San Gallo (Vadianische Sammlung Ms. 302), anch'essa creata circa 40 anni prima a Zurigo. Il manoscritto Ms. Rh. 15 è giunto a Zurigo nel 1863 dalla soppressa biblioteca del monastero di Rheinau.
Online dal: 29.03.2019
Il salterio di Rheinau, Ms. Rh. 167, costituisce uno dei tesori più straordinari della Biblioteca centrale di Zurigo. Le miniature sono un prodotto di altissimo livello della pittura gotica dell'epoca intorno al 1260, cosa che vale anche per l'utilizzo di una raffinata tecnica per la preparazione dei colori e la loro stesura. La scrittura, al contrario, è certamente di buona qualità ma non può essere attribuita al più alto livello dell'arte calligrafica. Il committente va cercato nella regione del lago Bodanico, probabilmente nella città di Costanza, molto importante politicamente ed ecclesiasticamente durante l'epoca dell'interregno. Il manoscritto venne acquisito a Sciaffusa nel 1817 da Melchior Kirchhofer per il monastero benedettino di Rheinau, e nel 1863 giunse con la biblioteca di questo monastero alla Biblioteca Cantonale (ora Biblioteca Centrale) di Zurigo.
Online dal: 20.12.2012
Questo manoscritto pergamenaceo contiene nella prima parte il cosiddetto Aurora consurgens, che si distingue per il suo ciclo illustrativo, e numerosi altri trattati alchemistici, quali per es. Alberto Magno sui Secreta Hermetis philosophi, Johannes de Garlandia, estrratti da Geber (Jabir ibn Hayyan) fino al Thesaurus Philosophiae e la Visio Arislei. Fino ad oggi si conoscono altri nove manoscritti contenenti l'Aurora: a Berlino il Die uffgehnde Morgenrödte, a Bologna, Glasgow, Leiden, Vienna, Parigi, Praga e Venezia; tra questi il manoscritto di Berlino, datato agli inizi del sec. XVI, è strettamente imparentato con il codice di Zurigo per quanto riguarda sia le illustrazioni che i testi che le accompagnano, tradotti in tedesco.
Online dal: 09.06.2011
Il codice è uno dei rari esempi di manoscritto illustrato costituito essenzialmente da pagine con illustrazioni, accompagnate da solo brevi spiegazioni – che si limitano al massimo ad una riga di testo – e che per questo costituiscono delle straordinarie fonti storiche in numerosi campi. Le raffigurazioni di tecniche di guerra che si ritrovano nel codice facevano in origine probabilmente parte di un manuale medievale. Quale tipico oggetto da collezione, questo manoscritto illustrato mette in risalto il carattere di collezione della biblioteca del monastero di Rheinau, i cui bibliotecari e abati intenzionalmente si preoccupavano di raccogliere libri rari.
Online dal: 09.06.2011
Complessivamente 23 fogli di un ex legendario da Fulda, originariamente composto di sei volumi, commissionato nel 1156 da Rugger, monaco nel monastero di Frauenberg a Fulda (dal 1176 al 1177 abate di Fulda col nome Ruggero II). Nelle sue parti principali si deve probabilmente alla mano di Eberhard di Fulda e nella decorazione ricorda da vicino il Codex Eberhardi (Marburg, Hessisches Staatsarchiv K 425 e K 426). L'entità della raccolta può essere stimata sulla base delle numerazioni presenti negli indici che sono rimasti e negli Incipit delle originarie 500 vite e passioni. L'opera testimonia così non solo gli sforzi di riforma economica, ma anche spirituale e culturale dell'abate di Fulda Markward (1150-1165) e costituisce allo stesso tempo il più settentrionale e probabilmente il primo legendario della Germania meridionale in cinque e sei volumi del XII secolo tramandatoci. In seguito costituì il modello (indiretto) per il nucleo principale dei testi della grande legendario di Böddeken e attraverso questo rimase determinante per gli Acta Sanctorum dei Bollandisi e fino ai tempi moderni. Il monumentale legendario di Fulda venne utilizzato in loco ancora fino alla metà del XVI secolo da Georg Witzel (1501-1573) sia per il suo Hagiologium seu de sanctis ecclesiae (Mainz 1541) che per il suo Chorus sanctorum omnium. Zwelff Bücher Historien Aller Heiligen Gottes (Köln 1554). A Basilea, Soletta, Norimberga e Stoccarda sono conservati frammenti del terzo, quarto e sesto volume. Essi mostrano che almeno il terzo (maggio-giugno) e il sesto volume (novembre-dicembre) giunsero poco dopo a Basilea, dove apparentemente sarebbero stati usati come maculatura intorno al 1580.
Online dal: 13.06.2019
La Eidgenössische Chronik di Werner Schodoler (1490-1541) è l'ultima in ordine cronologico delle cronache illustrate svizzere del tardo medioevo. La sua redazione venne intrapresa a titolo privato tra il 1510 ed il 1535 prendendo a modello soprattutto la cronaca di Berna - Amtliche Berner Chronik - di Diebold Schilling e la cronaca - Kronica - di Petermann Etterlin. Questo volume, il primo di tre volumi della cronaca, contiene la storia dalle origini leggendarie di Zurigo e Lucerna fino alla fuga da Costanza dell'antipapa Giovanni XXIII (1415). Nonostante lo spazio lasciato libero, le illustrazioni – tranne quella a (c. 12v) - non sono state eseguite. I tre volumi si trovano ora in tre diverse biblioteche: il primo nella Leopold-Sophien-Bibliothek di Überlingen, il secondo nell'Archivio della Città di Bremgarten ed il terzo nella Biblioteca cantonale di Aarau.
Online dal: 20.12.2012